La Gazzetta dello Sport, 11 ottobre 2014
Tags : 2014 – L’alluvione di Genova (10 ottobre)
La situazione di Genova, devastata ancora una volta dall’alluvione, è la seguente: l’allerta 2 (allarme massimo) è in vigore fino a mezzogiorno di oggi, a Ponente è tracimato anche il Torbella (dopo il Bisagno e lo Scrivia), un torrente che attraversa il popoloso quartiere di Rivarolo, allagando strade, scantinati, scale e costringendo gli abitanti a rifugiarsi nei piani alti; si teme che possa esondare anche il Polcevera a Comigliano; la Genova-Milano, A7, è stata chiusa tra Bolzaneto e Busalla per una frana; il Frecciabianca 9764, che collega Torino a Roma, è uscito dai binari all’altezza del bivio Fegino, il traffico è stato deviato sull’itinerario alternativo che passa per Busalla, con ritardo di almeno cinquanta minuti sulla Milano-Torino e di almeno un quarto d’ora sulla Milano-Genova; treni regionali diretti a Torino sono stati dirottati su Ovada (cinquanta minuti minimo di viaggio in più); il Bisagno, dopo aver esondato in prossimità di Ponte Sant’Agata la notte di giovedì, è ancora gonfio, ma è rientrato negli argini; sotto la fascia critica anche il Fereggiano, che nel 2011 provocò sei morti
La situazione di Genova, devastata ancora una volta dall’alluvione, è la seguente: l’allerta 2 (allarme massimo) è in vigore fino a mezzogiorno di oggi, a Ponente è tracimato anche il Torbella (dopo il Bisagno e lo Scrivia), un torrente che attraversa il popoloso quartiere di Rivarolo, allagando strade, scantinati, scale e costringendo gli abitanti a rifugiarsi nei piani alti; si teme che possa esondare anche il Polcevera a Comigliano; la Genova-Milano, A7, è stata chiusa tra Bolzaneto e Busalla per una frana; il Frecciabianca 9764, che collega Torino a Roma, è uscito dai binari all’altezza del bivio Fegino, il traffico è stato deviato sull’itinerario alternativo che passa per Busalla, con ritardo di almeno cinquanta minuti sulla Milano-Torino e di almeno un quarto d’ora sulla Milano-Genova; treni regionali diretti a Torino sono stati dirottati su Ovada (cinquanta minuti minimo di viaggio in più); il Bisagno, dopo aver esondato in prossimità di Ponte Sant’Agata la notte di giovedì, è ancora gonfio, ma è rientrato negli argini; sotto la fascia critica anche il Fereggiano, che nel 2011 provocò sei morti. Qui gli abitanti hanno aggredito e insultato i rappresentanti della protezione civile e i vigili appena li hanno visti arrivare.
• Quante alluvioni ci sono state a Genova, in tutto?
Nel 1970 il Bisagno fece 44 morti, poi esondò ancora nel 1992, nel 2011 la bomba d’acqua proveniva dal Fereggiano, mandò sott’acqua Borgo Incrociati, allagò la zona intorno alla stazione Brignole, piazza Verdi, viale Brigate Partigiane, la Foce, l’Arco della Fiera. Siamo ancora lì.
• Come si spiega che Genova sia per l’ennesima volta vittima dell’acqua? Nel 2011 avevamo messo in croce il sindaco Marta Vincenzi, la cui carriera politica finì, per l’appunto, annegata. Siamo nel 2014 e, si direbbe, il tempo è passato invano.
Erano stati stanziati 35 milioni per mettere in sicurezza il Bisagno, s’è fatta la gara d’appalto e la dita che è arrivata seconda, cioè che ha perso la commessa, ha fatto ricorso al Tar. La battaglia giudiziaria è durata tre anni (dovrebbe essere finita l’estate scorsa, ma non mi chieda di giurarci) e in questi tre anni è rimasto tutto fermo. In un paese normale il contenzioso si sarebbe risolto in un paio di mesi oppure il lavoro sarebbe andato avanti lo stesso prevedendo, in caso di sconfitta della ditta vincitrice, un indennizzo per il secondo arrivato. Oppure non si sarebbe fatto ricorso a nessun appalto - un sistema che si rivela ogni volta pieno di magagne e che piace solo ai costruttori - ma si sarebbe chiamata una ditta fidata a fare i lavori, presto e bene. Questo era possibile ai tempi della Protezione Civile di Bertolaso, colpevolmente demolita per volere, appunto, della lobby dei costruttori sotto la finzione di un recupero di moralità che qui da noi non abita da nessuna parte. L’anima del povero infermiere morto l’altra notte al primo impatto del Bisagno a Porto Incrociati sa chi deve ringraziare.
• Chi è questo poveraccio?
Antonio Campanella, di 57 anni, infermiere del San Martino, abitante in via Bobbio. Era uscito come sempre per una passeggiata, deve essersi affacciato ad osservare il Bisagno e l’onda lo ha travolto. Il corpo, trascinato via dalla piena, è stato fermato da una palina dell’autobus tra via Canevari e la stazione di Brignole. I primi momenti dell’alluvione sono stati davvero drammatici. Il sindaco Marco Doria era talmente ignaro che se n’era andato al Carlo Felice per la prima dell’Elisir d’amore. I locali erano aperti, nessuno si aspettava lo sconquasso. Naturalmente Doria, alle prime notizie, ha subito lasciato perdere Donizetti per occuparsi dei soccorsi. In quel momento c’erano almeno tre automobilisti bloccati nelle loro auto e a rischio di morire là dentro. La piena aveva già trascinato parecchie macchine parcheggiate facendone mucchi capaci di impedire ulteriormente la circolazione dell’acqua e aumentare il pericolo.
• Non è strano che non sia scattato l’allarme? Non hanno sistemi per prevedere disastri?
Li hanno, ma non hanno funzionato. Ha detto il presidente della Regione, Claudio Burlando (Pd): «È la prima volta che il nostro modello previsioni sbaglia. Quello che si è registrato ieri è un fenomeno mai visto che il nostro modello di previsioni non è riuscito a interpretare. Il modello però è attendibile perché fino ad ora ci ha consentito di non sbagliare mai nessun episodio grave. Ieri sera, mentre fino al bollettino delle 18 che indicava un’attenuazione dei fenomeni, realtà e modello corrispondevano, alle 21 si è verificata una divaricazione tra il modello e quello che è accaduto in realtà». Si tratta di modelli matematici che dànno risposte man mano che si inserisconoi dati. La certezza non c’è mai, la meteorologia tratta fenomeni caotici per definizione. La Procura ha comunque aperto un fascicolo per omicidio colposo, riferendosi al povero infermiere morto annegato. Un atto dovuto.
• Il governo?
Renzi ieri stava nel Bolognese a visitare fabbriche. Ha detto: «Non vi lasceremo soli». Il sindaco ha disposto la chiusura delle scuole. Ha intenzione di chiedere lo stato di calamità.