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 2014  ottobre 08 Mercoledì calendario

Niente articolo 18 nel Jobs Act di oggi. In compenso sono previste agevolazioni fiscali a chi assume a tempo indeterminato

Il governo si riserva di cambiare l’articolo 18 più in là, quando scriverà i decreti delegati del Jobs Act. E per questo nel maxi-emendamento su cui il Senato quest’oggi voterà la fiducia - sostitutivo dell’intero testo licenziato in commissione lo scorso 18 settembre - non vi sarà riferimento alcuno alla possibilità di reintegrare il lavoratore nei casi di licenziamento illegittimo discriminatorio e pure in gravissimi e selezionati casi di licenziamento disciplinare, come approvato nell’ordine del giorno del Pd della scorsa settimana. L’emendamento accoglierà però diversi “suggerimenti” partiti dal Nazareno. Il più importante dei quali, la vera contropartita alla cancellazione di fatto dell’articolo 18, è la concessione di sgravi fiscali al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che con il Jobs Act diventa non solo la forma di contratto privilegiata e di riferimento, ma anche quella più conveniente, grazie a «vantaggi su oneri diretti e indiretti». In pratica meno contributi (previdenziali e assistenziali) da accompagnare, nei primi anni, ad esempio tre, alla deducibilità del costo del lavoro per i nuovi assunti dall’Irap o a specifici bonus.
E l’articolo 18? Mai entrato nel Jobs Act e ora espulso pure dall’emendamento governativo (ma al centro del dibattito di queste settimane con il premier propenso a una sua cancellazione), sarà oggetto di impegno politico. Quello che prenderà quest’oggi in Senato il ministro del Lavoro Poletti nella relazione illustrativa al disegno di legge, quando offrirà una sorta di “riconoscimento politico” all’ordine del giorno Pd. E spiegherà il percorso che intende seguire il governo per togliere il reintegro in tutti i casi illegittimi di licenziamento economico, risarcito solo con l’indennizzo. Ma lasciarlo, come promesso al Pd, per quello discriminatorio e quello disciplinare “tipizzato”, ovvero in casi specifici tutti da scrivere. In grado di sterilizzare quel «margine eccessivo di interpretazione oggi riservato ai giudici », spiega una fonte di governo, ed «eliminare le ambiguità» che oggi portano «a reintegrare chi ha rubato, ma ha rubato poco e dunque il licenziamento è decisione troppo severa».
«Nel maxi-emendamento vi sono passi avanti che apprezziamo », commenta Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e deputato pd, espressione di quella “minoranza” del partito che difende l’articolo 18. «Ma non è ancora sufficiente, visto che manca la tutela dei licenziamenti disciplinari. La battaglia continua alla Camera». I “passi avanti” in effetti riguardano alcune proposte pd accolte nel maxi-emendamento. A cominciare dall’impegno a combattere le false partite Iva e a «superare» i co.co.pro. (ma non a cancellarli, come detto da Renzi, con l’intento probabilmente di conservare le sole collaborazioni genuine). Il demansionamento sarà poi “addolcito”, legato cioè a parametri oggettivi, come l’effettiva situazione di difficoltà dell’azienda, e tenendo conto della «condizione di vita ed economica del lavoratore» che se passato a mansioni inferiori conserva lo stipendio.
Il voucher diventerà una sorta di mini-job alla tedesca e dunque, con «un tetto annuo pari a 5 mila euro», potrà essere esteso anche all’industria (oggi è usato per impiegare disoccupati e pensionati nel commercio, agricoltura e imprese familiari).
Infine l’emendamento del governo, il cui testo definitivo si conoscerà solo oggi, metterà nero su bianco che i risparmi derivanti dal riassetto degli ammortizzatori sociali dovranno essere destinati per la loro riforma complessiva e per potenziare le politiche attive, dunque i servizi all’impiego. Nessun cenno però alle risorse aggiuntive che il premier Renzi ha promesso, a partire da questa legge di Stabilità, per i “nuovi” ammortizzatori. Un miliardo e mezzo extra dal 2015.
Come pure alla fine non dovrebbero entrare nel testo le norme sulla rappresentanza sindacale e l’ampliamento della contrattazione decentrata e aziendale, che pure Renzi aveva intenzione di introdurre, come detto ieri in conferenza stampa al termine dell’incontro con i sindacati: «Sono suggerimenti condivisibili che mi sono stati suggeriti dal mio partito. In particolare dalla parte che non sta con me». Ancora inquieta, a quanto sembra, ma non al punto da negare la fiducia al governo. Il voto arriverà oggi in serata, dopo la presentazione del maxi-emendamento e la fine del dibattito.