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 2014  ottobre 06 Lunedì calendario

Delitto di Garlasco, di quanti gradini sarebbe sceso Alberto Stasi?

L’aggressione letale a Chiara Poggi, dai primi colpi al momento in cui il corpo fu gettato nella scala, non durò «un tempo considerevole», come avevano ritenuto i periti di primo grado: per il nuovo collegio di esperti era «sufficiente un tempo assai breve» per produrre la pozza di sangue trovata nel punto in cui l’assassino di avventò su di lei, che può essersi formata in meno di 3 minuti.


La valutazione è rilevante perché la finestra temporale in cui il fidanzato Alberto Stasi potrebbe aver commesso il delitto (avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco) per poi tornare a casa è di soli 24 minuti: più l’aggressione fu rapida, più l’ipotesi può risultare verosimile.
La nuova ricostruzione è contenuta nelle 158 pagine della perizia firmata per la parte medico legale dal professor Roberto Testi dell’Asl Torino 2, insieme ai professori Gabriele Bitelli e Luca Vittuari dell’Università di Bologna. Dal loro lavoro, e dalla perizia genetica del professor Francesco De Stefano di Genova, ripartirà mercoledì a Milano il processo d’appello bis sul delitto di Garlasco, dopo che la Cassazione ha annullato la doppia assoluzione.
Gli ingegneri bolognesi hanno calcolato le probabilità per Stasi di aprire la porta della cantina e scendere due gradini fino a vedere il corpo di Chiara senza pestare sangue. Su un milione 350 mila prove virtuali, che hanno impegnato per giorni in parallelo una decina di potenti computer, i risultati sono infinitesimali: lo 0,0000016% se ha iniziato il percorso con il piede sinistro e lo 0,0000013% se l’ha fatto con il destro. Cioé 16 o 13 casi su un miliardo: una «possibilità del tutto marginale» sintetizzano i periti.
I risultati sono leggermente più favorevoli ad Alberto Stasi se si ipotizza che abbia sceso un solo gradino (ha dichiarato «uno o due»): con otto appoggi anziché dieci le probabilità salgono, si fa per dire, a 316-320 su un miliardo. Ma i numeri potrebbero essere anche più impietosi. Le cifre infatti si ottengono partendo da una serie di condizioni favorevoli all’imputato: ad esempio sono state escluse le macchie piccolissime, inferiori a 4 millimetri quadrati. Inoltre le probabilità sono state determinate considerando indipendentemente gli appoggi del piede destro e di quello sinistro. Ma bisogna tener conto dei «vincoli fisici di interdistanza» e di «valori angolari plausibili di convergenza e divergenza»: i piedi si possono divaricare solo fino a un certo punto. Così le probabilità si dimezzano. E non è finita perché questi calcoli riguardano solo le aree non considerate dalla prima perizia. Ma c’è anche il percorso d’entrata e d’uscita dalla casa, lungo il quale, nella più favorevole delle ipotesi prospettate, Stasi aveva solo il 6,9 per cento di possibilità di non pestare sangue (lo 0,6 per cento per il consulente del pm). Le cifre vanno moltiplicate, arrivando a meno di un caso per miliardo.
C’è poi il tappetino dell’auto. In quattro esperimenti sono state deposte gocce di sangue su piastrelle identiche, lasciate seccare per quattro ore e mezza e pestate con scarpe Lacoste simili. Dopo aver percorso 15 metri chi le indossava si è seduto di fronte a un tappetino: in tutti i casi vi ha trasferito sangue, rilevato successivamente dai tecnici con l’esame del luminol.
Su richiesta della difesa l’esperimento è stato ripetuto portando le condizioni al limite: sono stati usati tappetini meno abrasivi, i metri percorsi sono saliti a 25, il contatto anziché di sfregamento è stato di solo appoggio. Poi i quattro tappetini sono stati montati su altrettante auto, utilizzate dai proprietari dal 17 al 21 settembre a Torino, dove è piovuto abbondantemente il 18 e il 20 e c’è stato un temporale il 19. All’esame con il luminol tre sono risultati positivi a occhio nudo e il quarto lo era al rilievo fotografico.