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 2014  ottobre 06 Lunedì calendario

È appena cominciata, sulle pagine di “Repubblica”, del “Foglio”, del “New Yorker”, una discussione fintamente pacata e in realtà già feroce sulla faccenda degli ogm, discussione innescata dalla decisione degli organizzatori di Expo 2015 di scegliersi come madrina della manifestazione l’indiana Vandana Shiva

È appena cominciata, sulle pagine di “Repubblica”, del “Foglio”, del “New Yorker”, una discussione fintamente pacata e in realtà già feroce sulla faccenda degli ogm, discussione innescata dalla decisione degli organizzatori di Expo 2015 di scegliersi come madrina della manifestazione l’indiana Vandana Shiva. Vandana Shiva, 62 anni, è una fiera nemica degli ogm, cioè degli “organismi geneticamente modificati”, vale a dire pomodori, zucchine, mais, cotone eccetera sul cui patrimonio genetico l’uomo è intervenuto inserendo geni utili, o presunti utili, e/o spegnendo geni inutili o presunti inutili. Vandana Shiva è una predicatrice di rara potenza oratoria, che ha scelto come nemico le “multinazionali” in genere e la Monsanto in particolare. La Monsanto, 18 mila dipendenti in tutto il mondo, fatturato di otto miliardi di dollari, uffici in 48 paesi, celebre per il fatto che non risponde mai a nessuna accusa e non rivela mai i nomi dei capi che al suo interno guidano le politiche di ricerca (ma adesso s’è però saputo che ai suoi vertici è arrivato David Friedberg, ex Google, vegetariano), fa da più di un secolo il lavoro di fabbricare cibo «artificiale», per dir così, e senza che la parola «artificiale» abbia per forza una connotazione negativa. Cominciò nel 1901 con la saccarina e adesso fabbrica il 90 per cento dei semi geneticamente modificati che si trovano in commercio. Li fabbrica e li brevetta, e poiché si tratta di cose vive è duro accettare il principio che qualcosa di vivo, benché costruito in laboratoro, possa essere brevettato.

D’altra parte senza brevetti e senza commercializzazione non ci sarebbe ricerca... Ho un mucchio di domande. La prima: che male c’è a scegliere come madrina per una manifestazione dedicata al cibo (la prossima Expo milanese) una donna che ha fatto della lotta per il cibo sano la sua ragione di vita?
Il “New Yorker” ha scritto che è una truffatrice, senza competenze scientifiche, non possiede i titoli di studio che ha sbandierato, i numeri che fornisce a sostegno delle sue tesi sono falsi, per esempio ha lottato contro il golden rice (“riso d’oro”) inventato di Ingo Potrykus e ricco di vitamina A, e questa sua posizione, subito adottata dai governi timorosi della pubblica opinione - su cui Vandana ha una presa magnetica -, ha fatto sì che 190 milioni di bambini, privati di vitamina A, diventassero ciechi. Vandana ha sostenuto che la coltivazione di cotone bt - l’unico ogm permesso in India - ha provocato 280 mila suicidi tra i contadini indiani, ma questo numero è falso, cioè è falso che rappresenti un incremento dei suicidi sugli anni precedenti.  

Come si collocano la destra e la sinistra rispetto a questi problemi?
Gli anti-Ogm sarebbero di sinistra. Ma è di sinistra pure il “New Yorker”, giornale mito per la sinistra moderna, alla Veltroni, per intenderci. Dunque l’uscita dell’inchiesta di Michael Specter contro il movimento Navdanya (“Nove semi”) e la sua fondatrice segnala una spaccatura profonda. Potrebbe dirsi: «una svolta».  

Che faranno quelli dell’Expo?
Credo che abbiano chiamato la Vandana Shiva soprattutto per far rumore. Cioè con un intento di facile successo mediatico e senza capir bene in quale letto di spine culturali s’andavano a coricare. Si spara contro le multinazionali e il successo è garantito. Senonché quelli che sparano contro le multinazionali - le quali, sia chiaro, si fanno gli affari loro - incassano dai governi qualcosa come due miliardi di dollari l’anno. Almeno ricordiamocelo: qui nessuno è innocente fino in fondo e c’è un professionismo dell’Ogm così come c’è un professionismo dell’anti-Ogm. Sciascia ci avrebbe sguazzato.  

Vandana Shiva s’è difesa?
Sì, con un’intervista a “Repubblica” in cui, a dir la veeità, ha detto poco o niente sul merito delle accuse che le sono state rivolte. La tesi di fondo, e cioè che chi è a favore degli Ogm è un nazista, è rimasta. Carlin Petrini, di Slow Food, l’ha poi difesa, sempre su “Repubblica”, lamentando il fatto che mentre chiunque, se vuol chieder conto a Vandana Shiva, basta che la chiami al telefono, nessuno può parlare con i dirigenti della Monsanto e sapere quello che pensano.  

Sembrano tutte schermaglie dedicate alla periferia del problema. Al cui centro invece c’è la domanda: questi organismi geneticamente modificati fanno male o no?
Intanto bisogna sapere che, per esempio in Italia, dove qualunque coltivazione ogm è proibita da sempre, mangiamo lo stesso ogm perché per il 90% importiamo i mangimi per animali dall’estero, e all’estero i mangimi sono tutti geneticamente modificati, quindi ogni volta che buttiamo giù una polpetta ingoiamo anche un poì di ogm. Elena Cattaneo, la scienziata che Napolitano ha mandato in Parlamento, ha scritto, sempre per "Repubblica", un articolo in cui sostiene che il principio di precauzione che tiene lontani gli ogm dalle nostre tavole è ormai assurdo dato che in anni e anni non è mai stato segnalato un caso di danno alla salute provocato dagli organismi modificati. Mentre chi produce ogm ha più merce da vendere e a minor prezzo, quindi i nostri produttori, impediti dalle leggi, sono in netto svantaggio sui concorrenti. E con gli ogm si sfamerebbero milioni e milioni di uomini e donne. L’impressione conclusiva è che mentre brevettare pezzi di vita sembra comunque assurdo e immorale, dietro la resistenza agli organismi geneticamente modificati ci sia pure parecchia malafede. Il principio di precauzione? Dice Giulio Giorello, scienziato e filosofo, che a questo punto, e dopo tanto laboratorio, è come cercare un ago nel pagliaio. E cita Locke: «Le valutazioni si fanno nel crepuscolo delle probabilità».