11 settembre 2014
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Biografia di Ugo Cornia
• Modena 6 luglio 1965. Scrittore. Insegnante di Filosofia e di sostegno in una scuola superiore di Modena, dove vive. Esordio nel 1999 con Sulla felicità a oltranza, cui sono seguiti Quasi amore (2001), Roma (2004) e Le pratiche del disgusto (2007), tutti pubblicati da Sellerio. Suoi racconti sono apparsi sulla rivista Il Semplice (Feltrinelli 1995-1997), su Diario, Il Caffè illustrato e l’Accalappiacani (DeriveApprodi 2008-2010). Ultimi libri: Scritti di impegno civile (2013) ed Operette ipotetiche (2010), editi entrambi da Quodlibet; Animali (Feltrinelli, 2014).
• «Scrittore umorale, fluviale, autore di lunghe frasi che continuano per pagine e pagine, come un monologo senza inizio né fine, che si regge sui trampoli del suo dire, articolato, mormorante, dettagliato e divagante. Una scrittura che sta tra Gianni Celati – maestro della sua generazione – e Paolo Nori – fratello maggiore, più ossessivo e ribattente di lui. Lo scrittore modenese ha uno stile netto e preciso, che ruota intorno al suo continuo ruminare e raccontare vicende – gli exempla – capitate ad altri, vicini, parenti, amici, esempi continui cui rifarsi nella gran divagazione del discorrere. Non è un favolista e neppure un novelliere. Non è un romanziere e neppure un poeta (…) Narratore incongruo e paradossale, Cornia produce una lingua in bilico tra l’italiano colto e il parlato modenese. Narratore probabilmente lo è, ma come quei discorritori fluviali che ti afferrano nei bar, o nei caffè, dell’Emilia, e ti raccontano la loro vita senza né capo né coda. Animali è forse il suo libro più bello» (Marco Belpoliti) [Sta 20/9/2014].
• «Come nel “gemello” Paolo Nori, la mimesi dell’oralità – la lezione di Celati, per tempo assimilata alla scuola del Semplice – veniva insomma corretta da un’ossessiva percussività, tutta di “testa”, desunta invece dai grandi monologhi di Thomas Bernhard (senza dubbio il modello più influente per coloro che si sono formati negli anni Novanta…): sino all’estremo delle Pratiche del disgusto dove di Bernhard non c’è solo l’ossessività ma anche il suo oggetto più caratteristico, cioè appunto il disgusto, che fa del testo un’invettiva comicamente iperbolica» (Alberto Cortellessa) [Narratori degli Anni Zero, Ponte Sisto 2011, p.112].
• «Come lavoro di preciso non lo so. Forse la descrizione più esatta è che sto ad aspettare che passino in mezzo alla mia testa dei pensieri-frase che siano tali per me finché li scrivo. Probabilmente devono essere anche delle frasi che si intonano con un qualche umore che ho già per i fatti miei perché mi sembra che sia soltanto una specie di umore che le tiene insieme» [da Il Verri, 28 maggio 2005, p.50].
• Sua l’idea di fatturare i rapporti sessuali tra coniugi (e anche tra coppie di fatto e fidanzati), con l’immediato risultato, da più parti auspicato, di un innalzamento del Pil.
• Ha ammesso di andare spesso in bicicletta contromano. «Quando passo dal centro in bicicletta, in quel tipico stato di contentezza svagata che dà il pedalare a zonzo in bicicletta, ecco, adesso lo confesso, spesso io non so neanche se sono in senso giusto o in senso contrario».
• «Non so di preciso come stanno le cose, in generale, ma credo che ogni lettore si costruisca un canone, un empireo, un’hit parade degli scrittori che gli piaccion di più, perlomeno io faccio così, e nella mia personale hit parade degli scrittori italiani al di sotto dei cinquant’anni Ugo Cornia occupa, da tempo, il primo posto, e non credo di essere in questo influenzato dal fatto che siamo amici, anzi. Io non so se succede anche agli altri che scrivon dei libri, ma io, l’invidia, la puntura dell’invidia io la sento non per gli estranei, per gli amici. Se esce, per dire, un libro di Tiziano Scarpa (non che io e Scarpa siam proprio estranei, ma non è che siamo amici), se esce un libro di Tiziano Scarpa e riceve consensi di pubblico e di critica e vince magari anche il premio Strega, io sono contento. Se la stessa cosa succedesse con un libro di Ugo Cornia, io non lo so, come reagirei. Secondo me in pubblico direi che sono molto contento, dentro di me ci resterei malissimo. Non so perché, ma è così, ed è stato così fin da quando ci siamo conosciuti, nel 1997, e cercavamo ciascuno di pubblicare il suo primo romanzo e Ugo m’ha detto, una volta, “Se pubblichi prima tu io sono invidioso”, e io l’ho guardato e gli ho detto: “Anch’io”» (Paolo Nori) [Lib 13/10/2010].
(a cura di Massimo Zanaria)