La filosofia di Moana, 4 settembre 2014
Tags : Articoli su Moana Pozzi
Moana con intervista (5/1993)
Intervista tratta dal libro La filosofia di Moana,
edizioni Moana’s club, 1991
Quando pubblicò la rivista Moana’s Club (maggio 1993), mi capitò di intervistarla per l’Espresso e mi confessò con la sua voce flautata, caricaturata tante volte da Sabina Guzzanti, la sua “filosofia” di pornostar. Sul settimanale, uscì una paginetta; quel che segue è invece la trascrizione completa e inedita di quell’incontro.
Da che cosa nasce questa provocazione pornografica che sta dilagando in ogni angolo della società, compresa quella più famigliare e bacchettona?
«Secondo me è solo un fatto di curiosità morbosa, che comunque la gente non accetta. La gente vive male la propria sessualità. La vera perversione è la routine, l’abbrutimento nel lavoro quotidiano. La pornografia invece esalta il lato oscuro desiderio. Il sesso è anche nero, contorto, corrosivo; non è sempre una cosa solare, gioiosa. A me piace l’oscenità; mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. L’osceno è “il” sublime».
E ti capita di incontrare molte persone capaci di vivere l’oscenità come stato di grazia?
«Devo ammettere che ho conosciuto poche persone veramente oscene. Alcuni ragazzi con cui ho avuto storie di una notte. È difficile trovare una persona capace di oscenità, è una cosa veramente speciale».
Un esempio di oscenità?
«Mi è successo una volta di portarmi a casa due ragazzi. Li avevo incontrati in un locale: si erano messi lì a fare l’amore, e come riescono ad essere porci gli omosessuali... Non vedo tra gli eterosessuali un sesso vissuto come piace a me, così trucido. Ho visto in queste due persone – forse l’espressione del volto, il modo di fare, il modo di prendersi, il modo di baciarsi – il sesso che io cerco: l’assolutà libertà di fare le cose, senza preoccuparsi di niente, il piacere del sesso puro. Ci sono tanti omosessuali che riescono a scopare anche una donna perché amano il sesso».
Mi fai un esempio invece di erotismo povero, degradato, privo di santa oscenità?
«Basta vedere quanto è gretto il pubblico che viene a vedere i miei spettacoli. Ieri sera ho fatto uno show a Ferrara davanti a una platea che poteva essere di duecento anni fa: vivono la libertà erotica ancora come una cosa assolutamente speciale, ti guardano come un marziano. Eppure è un pubblico normalmente giovanissimo, 18-25 anni; nei teatrini, invece, viene gente anche più grande, perfino ottantenni. E non capiscono nulla di quello che fai, potresti metterti lì con uno straccio addosso, fare uno spettacolo sconclusionato e andrebbe bene lo stesso: vivono il sesso come un fatto bestiale. Ecco, mi piacerebbe far capire alla gente che pornografia non è solo un giornalaccio schifoso, dove non c’è anima e cuore dentro».
Cosa ne pensi dei giudizi che si abbattono immancabilmente sui fruitori di pornografia. Giudizi del tipo: che disperate solitudini...
«Che stronzate: se uno si eccita a guardare una cassetta, ma che vuoi? Vuoi sindacare anche su questo? Se ti piace una cosa, può scendere anche Gesù Cristo a dirti che non va bene, ma se a te piace, basta, non c’è altro da dire».
Riesci ancora a distinguere un confine tra pornografia e perversione?
«Mah, io credo che uno sia perverso al punto giusto quando vive la propria sessualità veramente come vuole; l’importante è che non si castri. Se a una persona veramente piace scopare soltanto in una posizione, a luce spenta, senza farsi vedere, e tutto questo lo stimola, benissimo. L’importante è che poi non pensi “uh, come mi piacerebbe essere con un’altra”, e non lo dice: allora scatta la bugia, la volgarità, l’inganno, la falsità. Se senti dentro la voglia di rimorchiarti cinque persone e portatele tutte a casa; se invece preferisci masturbarti davanti a un video, va benissimo. Però lo devi vivere bene, senza sensi di colpa».
Durante la tua carriera sei riuscita a mescolare il Diavolo e l’Acqua Santa, le ospitate televisive da Pippo Baudo e i film hard-core, l’Harem della Spaak e la pratica porno. Mi spieghi come hai fatto?
«Non vuol dire, sai: io faccio tante altre cose che esulano dalla pornografia, fin da quando ho iniziato la mia carriera: interpretavo film porno, poi partecipavo a una trasmissione in tivù. Io credo di avere avuto il merito di dimostrare che questa separazione, volendo, non c’è. Dipende dalla persona; perché poi vedi che tante altre ragazze che fanno il mio stesso lavoro, non riescono ad andare al di là di quello. È bello essere un’artista che fa tante cose, no?».
Perché ti si consideri un’artista?
«Sì. Anche usando la fica si può essere un’artista. Ed esce fuori questa cosa, dalla persona che è, da quello che dice, e fa. C’è modo e modo di usare la fica, di usare il corpo».
Se dovessi farti un processo, che cosa metteresti a tuo carico?
«Io credo di essere molto eccessiva perché nella mia sobrietà...».
Scusa, ma ho capito bene: sobrietà?
«Magari è la mia follia, ma io credo di essere una persona sobria. Poi uno si spoglia in mezzo alla piazza, come quando facevo certe perfomances con Ilona, che erano molto belle, molto divertenti, ma poi le cose passano, cambiano, devi fare qualcosa di diverso. Non puoi per l’eternità entrare nei locali e far vedere i seni. Allora è più interessante far vedere una pornostar, magari un po’ coperta, così sei tu che immagini le cose che lei fa, o le cose che può fare. È più eccitante, piuttosto che vedere questa gente che sempre si sbraccia, che fa di tutto per farsi notare. Quando vado in giro, sono esattamente sobria. Magari ho il vestito trasparente, però il mio comportamento è diverso. E non lo faccio apposta, perché in realtà io sono così. Che vuol dire essere così? Essere psicopatici, schizofrenici, avere una doppia personalità».
Quanto incide l’esibizionismo nella tua vita?
«Sì, io sono molto esibizionista. Però, quando parlo, non mi piace dire delle volgarità, non mi piace parlare ad alta voce».
Faresti delle foto a letto con Sgarbi, come la tua collega Milly D’Abbraccio?
«No».
Mi dicono che Sgarbi ci ha provato anche con te...
«Sì, però non scrivere queste cose: non voglio inimicarmi Sgarbi. È una persona simpatica. Però a me quel tipo di esibizionismo lì, non piace. Una sera uscivo dalla trasmissione di Ferrara, io stavo col mio ragazzo, e lui mi ha invitato a cena. Credo che Sgarbi non abbia bisogno di avvalersi di nessuno per essere personaggio, perché è una persona competente».
Il cosiddetto porno-liberismo di oggi è nato con l’apparizione di Ilona Staller. Cicciolina ha tracciato, come si dice, il solco e il ghetto del porno si è di botto aperto alla platea nazional-popolare.
«Però Ilona, anche se poi è diventata onorevole, non credo che sia riuscita ad entrare in certi spazi dove io sono andata a finire, tipo i programmi dei ragazzi, ospite di trasmissioni per famiglie. Al punto che spesso la gente non ci fa nemmeno caso al lavoro che faccio; a volte sono le donne, le mamme, le bambine a chiedermi gli autografi . Non è fantascienza? Mica è facile diventare un personaggio tivù avendo fatto l’hard, facendo gli spettacoli che faccio io; è sicuramente difficile. Non esistono altri casi».
Devi però ammettere che l’alone diabolico della pornostar oggi non esiste più. Basta sfogliare un qualsiasi settimanale e vedi le varie D’Abbraccio avvinghiate agli Sgarbi di turno.
«Hai detto bene: abbracciate ai vari Sgarbi di turno. Io sono diventata personaggio costruendo le mie situazioni senza valermi della vicinanza di nessun tipo di celebrità. C’è stata una costruzione, giorno dopo giorno; non è che mi sono fidanzata con un personaggio tradizionale e poi lui mi ha portato in giro, mi hanno fotografato, eccetera eccetera. Io sono una che esce ma non troppo: non mi piace farmi fotografare vicino alla gente, se non capita per caso; non organizzo servizi fotografi ci accanto agli attori famosi; perché mi piace essere indipendente dagli altri».
All’età di 32 anni, come immagini il tuo futuro? Pensi di continuare a lungo a fare la pornodiva?
«Il mio personaggio è in salita: questo vuol dire che è stato costruito in modo solido, non c’è nulla di improvvisato; certo, potrò diventare vecchia, brutta, a allora smetterò di lavorare. Cosa ho in mente? Siccome il mio personaggio mi piace così com’è, e non m’interessa in futuro di fare la nonna o la zia, allora dirò basta: Moana deve essere questa che è. Non lavorerò più, farò altre cose. La rivista, per esempio. Non mi piace espormi se non mi sento pienamente a mio agio fisicamente: il mio pubblico sì, mi stima, mi dice che sono intelligente, tutte queste balle qui, però mi segue perché sono così, ora».
La gente quando ti vede pensa veramente: «Ecco una donna intelligente!»?
«Penso di sì».
I tuoi fans non ti vedono invece come un oggetto sessuale e basta?
«Ma in quel momento, sul palco o sul set, sono un oggetto sessuale. È quello il mio lavoro. Quando uno parla, si spiega, ha un altro ruolo; l’importante è che quello che uno fa sia motivato da qualcosa, sempre. Ci deve essere una ragione; e quando c’è, per pazza che possa essere, è giusto così».
Leggendo le note della tua rivista mi appare evidente che ti consideri un puro oggetto di masturbazione.
«Non sempre; a volte esagero nelle cose che scrivo, o che dico: tante volte vivo più con la fantasia, mi costruisco delle immagini che sono più forti di quello che è la realtà».
Noto che per te il sesso è molto legato alla visione, alle fantasie, all’immaginario. Perché?
«Per me il sesso deve partire dalle immagini; è la testa che deve vedere. Riesco a creare tutto con l’immaginazione».
Perché uno si deve appagare di un erotismo cartaceo, mediatico, irreale?
«Guardare è comunque molto piacevole. Il prossimo numero della mia rivista avrà come tema l’esibizionismo; e ho fatto una specie di mio percorso erotico attraverso le immagini che hanno stimolato la mia fantasia. C’è una foto, per esempio, degli anni Settanta: una ragazza qualunque con una parruccona nera, stivali col tacco largo, che sembra dire: oggi faccio una cosa pazza, mi faccio fotografare con due uomini e poi non se ne parla più... Adesso, miei servizi compresi, sono tutti troppo leccati, troppo morbidi, e poi le donne: si vede che lo fanno solo per lavoro. Quelle di ieri sembravano persone vere e infatti sono molto più eccitanti. Le foto che si fanno adesso, guardandole così, a freddo, non mi eccitano; questo vale anche per i video. Infatti i video porno che mi piacciono sono quelli più crudi possibili, con le persone poco belle fisicamente; devono essere persone molto normali per stimolare la mia fantasia. Se invece si tratta di cose molto estetiche, come quelle che faccio io, li guardo con un altro occhio, come un quadro. Certamente sono meno eccitanti. A me piace l’assoluta normalità, nel guardare. Amo infatti i film casalinghi, girati dalla gente comune».
Cosa ne pensi di quella famosa frase di Ennio Flaiano che recita così: «La pornografi a è noiosa: fa pettegolezzo su un mistero»?
«C’è gente per cui è noiosa, sicuramente; però come mai c’è tanta gente che se la gode, se la guarda? Altrimenti, come te lo spieghi? Io non li capisco quelli che vanno a vedere i film porno al cinema, bisogna vederli a casa. Flaiano diceva che era noiosa, ma ci sono tanti altri artisti di parere diverso».
Cos’è per te la virilità?
«Essere uomo... Si può esserlo in mille modi; se uno viene stimolato da un film, perché no? Deve essere un giochino diverso, come faccio io ogni tanto, non deve essere una regola la virilità».
Il diario che pubblichi in queste pagine svela una pimpante vita da libertina...
«Ma io non vivo da libertina. Non sono cose scandalosissime: sono cose che succedono a tante ragazze normali».
Che lavi i piatti, non c’è scritto.
«Perché non li lavo, è la verità. Ho un cameriere per questo. Non mi piace, voglio dedicarmi ad altre cose: vado a fare la corsa, ginnastica, che tante donne non fanno assolutamente. Ognuno ha la sua normalità».
Sei convinta che le donne siedono sulla loro fortuna?
«Non per tutte; per tante è una cosa che sta lì così, per caso. Io sono contenta di essere donna. E non mi uso così a caso, mi piace usarmi se c’è una bella motivazione, se c’è una persona che mi piace tanto. A me non piace scopare per scopare, infatti non scopo tutti i giorni; scopo quando ho la stimolazione giusta; così tanto per farlo, mi annoio. Io non esco tutte le sere, due volte a settimana mi puoi vedere in giro: vado da dieci anni alla scuola di ballo dello Ials e poi mi piace andare a ballare all’Alibi tra i miei amici gay: sono i ballerini i miei amici. Non frequento quasi mai la gente dello spettacolo perché mi annoio, preferisco uscire da sola, cambiare locale ogni dieci minuti. Non amo uscire in comitiva perché devi sempre trovare qualcosa da dire».
I gay: perché?
«Mi piacciono tantissimo. Ecco, il mio ideale sarebbe proprio...».
Scopare un gay?
«Io l’ho già fatto tante volte: mica una volta sola. Ho avuto una storia con uno che aveva 38 anni, ed era stato quindici anni con un uomo. Io penso che uno non s’innamora dell’uomo o della donna, ma del sesso. È assai improbabile ma potrebbe succedere anche a me di innamorarmi di una donna. Ma non credo perché non mi piace sessualmente. Alla donna manca qualcosa. La donna da sola non ha senso. È il cazzo, secondo me, quello che fa il Sesso. Senza il cazzo, non esiste l’atto sessuale. Infatti non capisco il lesbismo, perché manca qualcosa; mentre capisco l’omosessualità maschile. È un sesso completo. Posso capire che due donne si trovino meglio insieme per un fatto di comodità, di facilità di rapporto, di non dover andare troppo a fondo, perché stare con una persona dell’altro sesso implica un viaggio diverso, fuori dalla tua personalità, più difficile, devi dare di più. Invece una donna è una come te: troppo facile».
Cosa rimproveri alle donne?
«Sono sempre lì che si fanno scegliere per forza, sempre lì a fare le gattine, non hanno mai un’iniziativa; a me piace la donna femminile esteticamente, ma soprattutto quella che sa essere maschio all’occorrenza. In fondo, mi piacerebbe scopare un uomo. Sarebbe bello avere anche il cazzo. Il cazzo è una bella presenza. Ecco, bisognerebbe avere tutt’e due: cazzo e fica; è troppo poco una cosa sola. A parte che una delle cose che mi piace di più è vedere due uomini che fanno all’amore, più che un uomo e una donna. Mi diverte di più. Non so spiegare bene il perché. Io ho una componente maschile dentro di me molto forte: oltre che essere presa nell’atto sessuale, mi piace molto prendere, pur essendo io una persona di carattere molto femminile, molto tranquilla».
Be’, non è poi così difficile: basta attrezzarsi con un membro finto.
«Come idea è molto eccitante, però non è una parte del tuo corpo».
Cosa rimproveri, invece, agli uomini?
«Io so che alla maggior parte degli uomini piace essere presi. La verità è che a molti uomini piace il cazzo, però non te lo dicono, pensano che tu pensi che sono froci, quindi hanno paura di perdere la loro dignità».
Da quello che mi dici e fai, immagino che tu non sia una femminista militante. O sbaglio?
«Che vuol dire essere femminista? Che le donne valgono quanto gli uomini, non c’è dubbio. Io facevo un discorso strettamente legato al sesso. Io ho provato ad andare con le donne fuori dal set, ma non ci sono mai riuscita, perché non ci credo, mi sento ridicola, però ho provato a fare l’amore con donne più d’una volta, tante volte, però devo dirti che quando è finito, mah, è troppo morbida la donna, non sento la forza, capisci? A me il sesso piace con dei contrasti fortissimi. Ti ripeto: a me piace l’osceno; il volgare è cattivo gusto e basta».
Hai riempito le pagine della tua rivista con immagini di persone deformi. Perché?
«Le ho trovate in un libro di Diane Arbus. Mi piacciono queste figure, non credo che siano errori della natura ma siano parte della natura, e su di me hanno un fascino spaventoso. Quando vedo una persona così mi accorgo di guardarla – e questo può pensare che io la guardi perché è brutto – invece la guardo con una curiosità di tipo diverso: mi affascina la natura quando si manifesta in modo particolare».
Sei per caso masochista?
«Sì, sono un po’ masochista... non tantissimo, mi piace il dolore giusto. Mi dirai: qual è il dolore giusto? Mah...».
Perché hai la fissa delle mani?
«Amo tantissimo le mani. Una donna, anche stupenda, con le mani brutte mi fa orrore. Le mani devono essere belle, soprattutto quelle femminili. Preferisco un brutto volto, delle brutte gambe, però mi piacciono le mani e i piedi belli. Della bellezza del volto, non me ne importa nulla. Mi sono piaciute delle persone che hanno scatenato commenti del tipo: ma come fai a stare con quello lì? A me piace. Che ti devo dire?».
Gli esperti del settore dicono che non c’è più erotismo, lamentano la caduta del desiderio, preannunciano un grande freddo sotto le lenzuola. Secondo te, c’è un rimedio?
«Ho sempre pensato che il tipo di esistenza che quotidianamente si fa sia deleterio per la vita sessuale. La stanchezza del lavoro è una tragedia: devi mettere a raduno tutte le tue forze. La prima cosa che rovina la sessualità dell’uomo è il lavoro, per quanto il lavoro ti possa piacere. Bisognerebbe lavorare quattro ore al giorno, e poi assolutamente crearsi uno spazio per essere sereni».
Lo scrittore Curzio Malaparte era convinto che «gli organi genitali hanno sempre avuto una grande importanza nella vita dei popoli latini, e specialmente nella vita del popolo italiano». E aggiungeva: «La vera bandiera italiana non è il tricolore, ma il sesso, il sesso maschile». Sei d’accordo?
«Sono d’accordissimo: per gli italiani è così. Però non è tutto: ci sono altre cose nella vita che si vivono conl’immaginazione, non solo col corpo».
C’è qualcuno fra gli intellettuali che ammiri?
«Sono un’adoratrice di Andy Warhol: lui amava tantissimo la pornografia, con questi primi piani di lunghi pompini. Gli piaceva guardare, aveva un tipo di estetica che ho anch’io. E poi ho letto dei racconti di William Borroughs che mi hanno veramente turbato: lui è veramente osceno e perverso. Mi piace come descrive il mondo dell’omosessualità».
Adesso che libro hai sul comodino?
«Sto leggendo Nietzsche: mi interessa molto come concetto di volontà, perché è una cosa che mi riguarda molto. Ci credo».
Anche Alba Parietti cita Nietzsche.
«Davvero? Che cosa mi hai detto! Madonna santa, allora no!».
Per caso, ti sta sulle palle Alba?
«No, non mi piace essere una copiona. Comunque sto leggendo Al di là del bene e del male e Così parlò Zarathustra. Prima di Nietzsche mi sono letta Bataille: l’Erotismo, La storia dell’occhio, L’azzurro del cielo».
Come Bataille, anche tu sei convinta che l’orgasmo sia una piccola morte?
«Non lo vedo così; devo dirti che preferirei non arrivarci. Bataille è un necrofilo, si scopa addirittura le persone morte nella Storia dell’Occhio».
L’orgasmo, durante il tuo lavoro ce l’hai?
«A me è capitato qualche volta che mi piacesse, però dipendeva molto dal ragazzo con quale lavoravo. Pensa se non fosse così: saresti morto alla fine della giornata. Quando lavori dieci-dodici ore, come fai? Se ti piace con tutti, povera te! Tanto è vero che i ragazzi fanno due scene e poi hanno finito il lavoro. Non li puoi usare tutto il giorno: non ce la fanno fisicamente. Sono rari quelli che riescono a fare di più. Se non sei una star nel campo, fai tre-quattro film l’anno; gli altri invece lavorano in tutte le produzioni, come questo Rocco Tano, che ha fatto tanti film con me, e lui lavora venti giorni al mese. Poi arrivano a casa la sera, che vuoi che facciano?».
Per te è diverso?
«Una donna non fatica così tanto. In fondo è come costruire una specie di quadro, mica devi rispondere per forza alla realtà. È come una scena di un film di guerra, l’importante è che quella scena sia emozionante e che renda bene; e poi mica si ammazzano davvero».
Come mai non hai mai fatto video cogli animali?
«Perché mi sembra una cosa che non faccia parte della Natura; quindi gli animali fanno l’amore cogli animali, gli uomini cogli uomini; non ci vede niente di amorale, comunque. Se a qualcuno piace...».
Come è la vita privata di una pornostar?
«Io faccio una vita tranquillissima: quando invito delle persone a casa, sono due, tre. Non mi piace la bolgia. Credo che nella confusione non si costruisca niente».
E la tua vita sentimentale, come va?
«Quando sto con una persona, sto solo con quella persona. Io non ho storie che durano una vita: la più lunga è durata due anni e mezzo. E ho sperimentato tantissime cose con la vita di coppia, con una persona puoi fare tantissima esperienza. In questo periodo, per esempio, ho una storia con una persona molto disponibile».
Immagino estremamente disponibile.
«Guarda: finché tu mi dai l’appagamento giusto, io sono fedele. E non perché ho deciso di essere fedele, ma perché non ho voglia di cercare uno che mi faccia godere meno di te. Scusa, perché devo andare a cercare uno per strada, se io sto bene con te: in quel momento sei tu il fulcro della mia vita sessuale».
Hai amiche?
«Amiche, no. Ti sembrerò pazza, ma l’amicizia femminile è un impegno. A parte che non vado d’accordo con le donne, ma non per motivi di gelosia, perché quella è bionda, quella è nera, non è per quello: non mi piace la psicologia femminile. A meno che non si tratti di donne specialissime. Ultimamente ho conosciuto Emanuela, una ragazza intelligente, molto interessante che organizza mostre d’arte. Non mi interessano le ragazze che incontro in giro, la sera in discoteca. Che propongono? Di andare a comprare vestiti, prendere il the da qualche parte, a fare shopping: io mi annoio. Mi sembra di perdere tempo, e io detesto perdere tempo. Con gli uomini mi diverto di più. E ti premetto che i miei amici sono quasi tutti omosessuali; a parte che non ti guardano con quell’aria che ti devono sempre studiare ogni movimento che fai, puoi andare in giro con loro, rimorchi o non rimorchi, non ti giudicano mai. Se ne fregano. Sono un po’ come me. Qualunque cosa fai, passa. A me piace così. E ci si diverte. Invece quando sto con la gente “normale”, che palle!».
Che rapporti hai con le tue colleghe del porno?
«Non esistono. Anche con Ilona: ottimi rapporti di lavoro, in tanti anni mai una discussione, prima di tutto perché evito qualunque tipo di discussione. Insomma, rapporti molto cortesi, però non ho mai avuto il desiderio di andarle a raccontare una cosa mia».
C’è una frase del poeta americano John Giorno che trovo splendida: «Nessun cazzo è duro come la vita». Sei d’accordo?
«Verissimo. Ne sono sicura. Bisogna faticare il meno possibile per fare soltanto le cose creative, quelle che ci piacciono, e basta. Più vado avanti più perdo l’interesse per il guadagno».
L’eros spinge alla creatività?
«Sicuramente, prima ero molto legata ai soldi: mi piaceva il denaro più di tutto. Mi sono sempre piaciuti tanto in quanto potevano permettermi di possedere cose belle. A me piace avere i quadri, le sculture, tutto quello che è bello, e quindi pensavo che fosse questo lo scopo della vita. Guadagnare tante soldi per circondarsi di tutti gli oggetti che ci piacciono. Gli oggetti danno molto, sono belli; e più passa il tempo e più mi innamoro degli oggetti che ho comprato. Negli ultimi anni sono molto cambiata: ho cominciato prima di tutto a rinunciare a tanti lavori, e a tanti soldi: se volessi, farei un video al giorno. Negli ultimi tempi ho capito che bisogna essere creativi, e ho rinunciato a tanti video di merda. Adesso guadagno di meno. Una scelta precisa. Per esempio, fare questo giornale: può essere una pazzia ma mi fa piacere averci investito il mio tempo, i miei soldi, perché adesso bado di più ad altre cose. Naturalmente devo lavorare, però sto rinunciando a tante cose che una volta non avrei mai detto di no. Prima, invece: sì, quanto mi dai? questo? allora facciamo questo video. Adesso no. Senti: ma questo video che storia è? A me piace fare il film erotico, però adesso voglio metterci le mani anch’io, perché è diventato uno sfacelo, dalle sceneggiature ai produttori. Che non fanno più come prima: che scrivevano la storia, per loro contano le scene: otto scene hard di cui tre orge, quattro... Così fanno. Ultimamente non sapevo nemmeno cosa stavo girando. Come i pazzi. Una specie di inferno. Invece in America è un’altra storia: arrivi in albergo, trovi la tua sceneggiatura, poi viene il regista, infine vai su un set che è un vero set. E si lavora cogli orari giusti, gli abiti giusti, e con un certo amore: vedi proprio gli attori che curano la loro persona, che curano la scena, il regista che si dà da fare. Qui, è tutto un “‘nnamo, famo, daje”... Ma perché un film porno deve essere una cosa infima? Allora ho detto basta: sono due anni che io ho messo la croce: sono due anni che non giro un film porno. Se li giro, li produco da sola».
I tuoi video migliori?
«I più belli sono quelli di un paio di anni fa, quelli di Gerard Damiano, il regista di Gola profonda; ho fatto tre film con lui, in America, in presa diretta».
C’è qualcuno che non ti saluta, quando vai a fare l’ospite in tivù?
«È successo, ma non mi vengono in mente dei personaggi. A volte accade nelle serate: qualche donna si è alzata e se ne è andata. A me fa incazzare. Fa venire in mente che lui l’ha convinta: dài, vieni, non è niente di... e poi non ha resistito: questo è troppo. Il mio spettacolo, l’hai visto com’è? Non c’è proprio nulla di pornografico. Poi, per me, non esiste differenza tra porno e erotismo. Non esiste.
Aldo Busi dice che l’erotismo è un concetto borghese.
«Io non faccio differenza. Io conosco il sesso: e conosco quello che mi eccita e quello che non mi eccita. E basta».
edizioni Moana’s club, 1991
Quando pubblicò la rivista Moana’s Club (maggio 1993), mi capitò di intervistarla per l’Espresso e mi confessò con la sua voce flautata, caricaturata tante volte da Sabina Guzzanti, la sua “filosofia” di pornostar. Sul settimanale, uscì una paginetta; quel che segue è invece la trascrizione completa e inedita di quell’incontro.
Da che cosa nasce questa provocazione pornografica che sta dilagando in ogni angolo della società, compresa quella più famigliare e bacchettona?
«Secondo me è solo un fatto di curiosità morbosa, che comunque la gente non accetta. La gente vive male la propria sessualità. La vera perversione è la routine, l’abbrutimento nel lavoro quotidiano. La pornografia invece esalta il lato oscuro desiderio. Il sesso è anche nero, contorto, corrosivo; non è sempre una cosa solare, gioiosa. A me piace l’oscenità; mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. L’osceno è “il” sublime».
E ti capita di incontrare molte persone capaci di vivere l’oscenità come stato di grazia?
«Devo ammettere che ho conosciuto poche persone veramente oscene. Alcuni ragazzi con cui ho avuto storie di una notte. È difficile trovare una persona capace di oscenità, è una cosa veramente speciale».
Un esempio di oscenità?
«Mi è successo una volta di portarmi a casa due ragazzi. Li avevo incontrati in un locale: si erano messi lì a fare l’amore, e come riescono ad essere porci gli omosessuali... Non vedo tra gli eterosessuali un sesso vissuto come piace a me, così trucido. Ho visto in queste due persone – forse l’espressione del volto, il modo di fare, il modo di prendersi, il modo di baciarsi – il sesso che io cerco: l’assolutà libertà di fare le cose, senza preoccuparsi di niente, il piacere del sesso puro. Ci sono tanti omosessuali che riescono a scopare anche una donna perché amano il sesso».
Mi fai un esempio invece di erotismo povero, degradato, privo di santa oscenità?
«Basta vedere quanto è gretto il pubblico che viene a vedere i miei spettacoli. Ieri sera ho fatto uno show a Ferrara davanti a una platea che poteva essere di duecento anni fa: vivono la libertà erotica ancora come una cosa assolutamente speciale, ti guardano come un marziano. Eppure è un pubblico normalmente giovanissimo, 18-25 anni; nei teatrini, invece, viene gente anche più grande, perfino ottantenni. E non capiscono nulla di quello che fai, potresti metterti lì con uno straccio addosso, fare uno spettacolo sconclusionato e andrebbe bene lo stesso: vivono il sesso come un fatto bestiale. Ecco, mi piacerebbe far capire alla gente che pornografia non è solo un giornalaccio schifoso, dove non c’è anima e cuore dentro».
Cosa ne pensi dei giudizi che si abbattono immancabilmente sui fruitori di pornografia. Giudizi del tipo: che disperate solitudini...
«Che stronzate: se uno si eccita a guardare una cassetta, ma che vuoi? Vuoi sindacare anche su questo? Se ti piace una cosa, può scendere anche Gesù Cristo a dirti che non va bene, ma se a te piace, basta, non c’è altro da dire».
Riesci ancora a distinguere un confine tra pornografia e perversione?
«Mah, io credo che uno sia perverso al punto giusto quando vive la propria sessualità veramente come vuole; l’importante è che non si castri. Se a una persona veramente piace scopare soltanto in una posizione, a luce spenta, senza farsi vedere, e tutto questo lo stimola, benissimo. L’importante è che poi non pensi “uh, come mi piacerebbe essere con un’altra”, e non lo dice: allora scatta la bugia, la volgarità, l’inganno, la falsità. Se senti dentro la voglia di rimorchiarti cinque persone e portatele tutte a casa; se invece preferisci masturbarti davanti a un video, va benissimo. Però lo devi vivere bene, senza sensi di colpa».
Durante la tua carriera sei riuscita a mescolare il Diavolo e l’Acqua Santa, le ospitate televisive da Pippo Baudo e i film hard-core, l’Harem della Spaak e la pratica porno. Mi spieghi come hai fatto?
«Non vuol dire, sai: io faccio tante altre cose che esulano dalla pornografia, fin da quando ho iniziato la mia carriera: interpretavo film porno, poi partecipavo a una trasmissione in tivù. Io credo di avere avuto il merito di dimostrare che questa separazione, volendo, non c’è. Dipende dalla persona; perché poi vedi che tante altre ragazze che fanno il mio stesso lavoro, non riescono ad andare al di là di quello. È bello essere un’artista che fa tante cose, no?».
Perché ti si consideri un’artista?
«Sì. Anche usando la fica si può essere un’artista. Ed esce fuori questa cosa, dalla persona che è, da quello che dice, e fa. C’è modo e modo di usare la fica, di usare il corpo».
Se dovessi farti un processo, che cosa metteresti a tuo carico?
«Io credo di essere molto eccessiva perché nella mia sobrietà...».
Scusa, ma ho capito bene: sobrietà?
«Magari è la mia follia, ma io credo di essere una persona sobria. Poi uno si spoglia in mezzo alla piazza, come quando facevo certe perfomances con Ilona, che erano molto belle, molto divertenti, ma poi le cose passano, cambiano, devi fare qualcosa di diverso. Non puoi per l’eternità entrare nei locali e far vedere i seni. Allora è più interessante far vedere una pornostar, magari un po’ coperta, così sei tu che immagini le cose che lei fa, o le cose che può fare. È più eccitante, piuttosto che vedere questa gente che sempre si sbraccia, che fa di tutto per farsi notare. Quando vado in giro, sono esattamente sobria. Magari ho il vestito trasparente, però il mio comportamento è diverso. E non lo faccio apposta, perché in realtà io sono così. Che vuol dire essere così? Essere psicopatici, schizofrenici, avere una doppia personalità».
Quanto incide l’esibizionismo nella tua vita?
«Sì, io sono molto esibizionista. Però, quando parlo, non mi piace dire delle volgarità, non mi piace parlare ad alta voce».
Faresti delle foto a letto con Sgarbi, come la tua collega Milly D’Abbraccio?
«No».
Mi dicono che Sgarbi ci ha provato anche con te...
«Sì, però non scrivere queste cose: non voglio inimicarmi Sgarbi. È una persona simpatica. Però a me quel tipo di esibizionismo lì, non piace. Una sera uscivo dalla trasmissione di Ferrara, io stavo col mio ragazzo, e lui mi ha invitato a cena. Credo che Sgarbi non abbia bisogno di avvalersi di nessuno per essere personaggio, perché è una persona competente».
Il cosiddetto porno-liberismo di oggi è nato con l’apparizione di Ilona Staller. Cicciolina ha tracciato, come si dice, il solco e il ghetto del porno si è di botto aperto alla platea nazional-popolare.
«Però Ilona, anche se poi è diventata onorevole, non credo che sia riuscita ad entrare in certi spazi dove io sono andata a finire, tipo i programmi dei ragazzi, ospite di trasmissioni per famiglie. Al punto che spesso la gente non ci fa nemmeno caso al lavoro che faccio; a volte sono le donne, le mamme, le bambine a chiedermi gli autografi . Non è fantascienza? Mica è facile diventare un personaggio tivù avendo fatto l’hard, facendo gli spettacoli che faccio io; è sicuramente difficile. Non esistono altri casi».
Devi però ammettere che l’alone diabolico della pornostar oggi non esiste più. Basta sfogliare un qualsiasi settimanale e vedi le varie D’Abbraccio avvinghiate agli Sgarbi di turno.
«Hai detto bene: abbracciate ai vari Sgarbi di turno. Io sono diventata personaggio costruendo le mie situazioni senza valermi della vicinanza di nessun tipo di celebrità. C’è stata una costruzione, giorno dopo giorno; non è che mi sono fidanzata con un personaggio tradizionale e poi lui mi ha portato in giro, mi hanno fotografato, eccetera eccetera. Io sono una che esce ma non troppo: non mi piace farmi fotografare vicino alla gente, se non capita per caso; non organizzo servizi fotografi ci accanto agli attori famosi; perché mi piace essere indipendente dagli altri».
All’età di 32 anni, come immagini il tuo futuro? Pensi di continuare a lungo a fare la pornodiva?
«Il mio personaggio è in salita: questo vuol dire che è stato costruito in modo solido, non c’è nulla di improvvisato; certo, potrò diventare vecchia, brutta, a allora smetterò di lavorare. Cosa ho in mente? Siccome il mio personaggio mi piace così com’è, e non m’interessa in futuro di fare la nonna o la zia, allora dirò basta: Moana deve essere questa che è. Non lavorerò più, farò altre cose. La rivista, per esempio. Non mi piace espormi se non mi sento pienamente a mio agio fisicamente: il mio pubblico sì, mi stima, mi dice che sono intelligente, tutte queste balle qui, però mi segue perché sono così, ora».
La gente quando ti vede pensa veramente: «Ecco una donna intelligente!»?
«Penso di sì».
I tuoi fans non ti vedono invece come un oggetto sessuale e basta?
«Ma in quel momento, sul palco o sul set, sono un oggetto sessuale. È quello il mio lavoro. Quando uno parla, si spiega, ha un altro ruolo; l’importante è che quello che uno fa sia motivato da qualcosa, sempre. Ci deve essere una ragione; e quando c’è, per pazza che possa essere, è giusto così».
Leggendo le note della tua rivista mi appare evidente che ti consideri un puro oggetto di masturbazione.
«Non sempre; a volte esagero nelle cose che scrivo, o che dico: tante volte vivo più con la fantasia, mi costruisco delle immagini che sono più forti di quello che è la realtà».
Noto che per te il sesso è molto legato alla visione, alle fantasie, all’immaginario. Perché?
«Per me il sesso deve partire dalle immagini; è la testa che deve vedere. Riesco a creare tutto con l’immaginazione».
Perché uno si deve appagare di un erotismo cartaceo, mediatico, irreale?
«Guardare è comunque molto piacevole. Il prossimo numero della mia rivista avrà come tema l’esibizionismo; e ho fatto una specie di mio percorso erotico attraverso le immagini che hanno stimolato la mia fantasia. C’è una foto, per esempio, degli anni Settanta: una ragazza qualunque con una parruccona nera, stivali col tacco largo, che sembra dire: oggi faccio una cosa pazza, mi faccio fotografare con due uomini e poi non se ne parla più... Adesso, miei servizi compresi, sono tutti troppo leccati, troppo morbidi, e poi le donne: si vede che lo fanno solo per lavoro. Quelle di ieri sembravano persone vere e infatti sono molto più eccitanti. Le foto che si fanno adesso, guardandole così, a freddo, non mi eccitano; questo vale anche per i video. Infatti i video porno che mi piacciono sono quelli più crudi possibili, con le persone poco belle fisicamente; devono essere persone molto normali per stimolare la mia fantasia. Se invece si tratta di cose molto estetiche, come quelle che faccio io, li guardo con un altro occhio, come un quadro. Certamente sono meno eccitanti. A me piace l’assoluta normalità, nel guardare. Amo infatti i film casalinghi, girati dalla gente comune».
Cosa ne pensi di quella famosa frase di Ennio Flaiano che recita così: «La pornografi a è noiosa: fa pettegolezzo su un mistero»?
«C’è gente per cui è noiosa, sicuramente; però come mai c’è tanta gente che se la gode, se la guarda? Altrimenti, come te lo spieghi? Io non li capisco quelli che vanno a vedere i film porno al cinema, bisogna vederli a casa. Flaiano diceva che era noiosa, ma ci sono tanti altri artisti di parere diverso».
Cos’è per te la virilità?
«Essere uomo... Si può esserlo in mille modi; se uno viene stimolato da un film, perché no? Deve essere un giochino diverso, come faccio io ogni tanto, non deve essere una regola la virilità».
Il diario che pubblichi in queste pagine svela una pimpante vita da libertina...
«Ma io non vivo da libertina. Non sono cose scandalosissime: sono cose che succedono a tante ragazze normali».
Che lavi i piatti, non c’è scritto.
«Perché non li lavo, è la verità. Ho un cameriere per questo. Non mi piace, voglio dedicarmi ad altre cose: vado a fare la corsa, ginnastica, che tante donne non fanno assolutamente. Ognuno ha la sua normalità».
Sei convinta che le donne siedono sulla loro fortuna?
«Non per tutte; per tante è una cosa che sta lì così, per caso. Io sono contenta di essere donna. E non mi uso così a caso, mi piace usarmi se c’è una bella motivazione, se c’è una persona che mi piace tanto. A me non piace scopare per scopare, infatti non scopo tutti i giorni; scopo quando ho la stimolazione giusta; così tanto per farlo, mi annoio. Io non esco tutte le sere, due volte a settimana mi puoi vedere in giro: vado da dieci anni alla scuola di ballo dello Ials e poi mi piace andare a ballare all’Alibi tra i miei amici gay: sono i ballerini i miei amici. Non frequento quasi mai la gente dello spettacolo perché mi annoio, preferisco uscire da sola, cambiare locale ogni dieci minuti. Non amo uscire in comitiva perché devi sempre trovare qualcosa da dire».
I gay: perché?
«Mi piacciono tantissimo. Ecco, il mio ideale sarebbe proprio...».
Scopare un gay?
«Io l’ho già fatto tante volte: mica una volta sola. Ho avuto una storia con uno che aveva 38 anni, ed era stato quindici anni con un uomo. Io penso che uno non s’innamora dell’uomo o della donna, ma del sesso. È assai improbabile ma potrebbe succedere anche a me di innamorarmi di una donna. Ma non credo perché non mi piace sessualmente. Alla donna manca qualcosa. La donna da sola non ha senso. È il cazzo, secondo me, quello che fa il Sesso. Senza il cazzo, non esiste l’atto sessuale. Infatti non capisco il lesbismo, perché manca qualcosa; mentre capisco l’omosessualità maschile. È un sesso completo. Posso capire che due donne si trovino meglio insieme per un fatto di comodità, di facilità di rapporto, di non dover andare troppo a fondo, perché stare con una persona dell’altro sesso implica un viaggio diverso, fuori dalla tua personalità, più difficile, devi dare di più. Invece una donna è una come te: troppo facile».
Cosa rimproveri alle donne?
«Sono sempre lì che si fanno scegliere per forza, sempre lì a fare le gattine, non hanno mai un’iniziativa; a me piace la donna femminile esteticamente, ma soprattutto quella che sa essere maschio all’occorrenza. In fondo, mi piacerebbe scopare un uomo. Sarebbe bello avere anche il cazzo. Il cazzo è una bella presenza. Ecco, bisognerebbe avere tutt’e due: cazzo e fica; è troppo poco una cosa sola. A parte che una delle cose che mi piace di più è vedere due uomini che fanno all’amore, più che un uomo e una donna. Mi diverte di più. Non so spiegare bene il perché. Io ho una componente maschile dentro di me molto forte: oltre che essere presa nell’atto sessuale, mi piace molto prendere, pur essendo io una persona di carattere molto femminile, molto tranquilla».
Be’, non è poi così difficile: basta attrezzarsi con un membro finto.
«Come idea è molto eccitante, però non è una parte del tuo corpo».
Cosa rimproveri, invece, agli uomini?
«Io so che alla maggior parte degli uomini piace essere presi. La verità è che a molti uomini piace il cazzo, però non te lo dicono, pensano che tu pensi che sono froci, quindi hanno paura di perdere la loro dignità».
Da quello che mi dici e fai, immagino che tu non sia una femminista militante. O sbaglio?
«Che vuol dire essere femminista? Che le donne valgono quanto gli uomini, non c’è dubbio. Io facevo un discorso strettamente legato al sesso. Io ho provato ad andare con le donne fuori dal set, ma non ci sono mai riuscita, perché non ci credo, mi sento ridicola, però ho provato a fare l’amore con donne più d’una volta, tante volte, però devo dirti che quando è finito, mah, è troppo morbida la donna, non sento la forza, capisci? A me il sesso piace con dei contrasti fortissimi. Ti ripeto: a me piace l’osceno; il volgare è cattivo gusto e basta».
Hai riempito le pagine della tua rivista con immagini di persone deformi. Perché?
«Le ho trovate in un libro di Diane Arbus. Mi piacciono queste figure, non credo che siano errori della natura ma siano parte della natura, e su di me hanno un fascino spaventoso. Quando vedo una persona così mi accorgo di guardarla – e questo può pensare che io la guardi perché è brutto – invece la guardo con una curiosità di tipo diverso: mi affascina la natura quando si manifesta in modo particolare».
Sei per caso masochista?
«Sì, sono un po’ masochista... non tantissimo, mi piace il dolore giusto. Mi dirai: qual è il dolore giusto? Mah...».
Perché hai la fissa delle mani?
«Amo tantissimo le mani. Una donna, anche stupenda, con le mani brutte mi fa orrore. Le mani devono essere belle, soprattutto quelle femminili. Preferisco un brutto volto, delle brutte gambe, però mi piacciono le mani e i piedi belli. Della bellezza del volto, non me ne importa nulla. Mi sono piaciute delle persone che hanno scatenato commenti del tipo: ma come fai a stare con quello lì? A me piace. Che ti devo dire?».
Gli esperti del settore dicono che non c’è più erotismo, lamentano la caduta del desiderio, preannunciano un grande freddo sotto le lenzuola. Secondo te, c’è un rimedio?
«Ho sempre pensato che il tipo di esistenza che quotidianamente si fa sia deleterio per la vita sessuale. La stanchezza del lavoro è una tragedia: devi mettere a raduno tutte le tue forze. La prima cosa che rovina la sessualità dell’uomo è il lavoro, per quanto il lavoro ti possa piacere. Bisognerebbe lavorare quattro ore al giorno, e poi assolutamente crearsi uno spazio per essere sereni».
Lo scrittore Curzio Malaparte era convinto che «gli organi genitali hanno sempre avuto una grande importanza nella vita dei popoli latini, e specialmente nella vita del popolo italiano». E aggiungeva: «La vera bandiera italiana non è il tricolore, ma il sesso, il sesso maschile». Sei d’accordo?
«Sono d’accordissimo: per gli italiani è così. Però non è tutto: ci sono altre cose nella vita che si vivono conl’immaginazione, non solo col corpo».
C’è qualcuno fra gli intellettuali che ammiri?
«Sono un’adoratrice di Andy Warhol: lui amava tantissimo la pornografia, con questi primi piani di lunghi pompini. Gli piaceva guardare, aveva un tipo di estetica che ho anch’io. E poi ho letto dei racconti di William Borroughs che mi hanno veramente turbato: lui è veramente osceno e perverso. Mi piace come descrive il mondo dell’omosessualità».
Adesso che libro hai sul comodino?
«Sto leggendo Nietzsche: mi interessa molto come concetto di volontà, perché è una cosa che mi riguarda molto. Ci credo».
Anche Alba Parietti cita Nietzsche.
«Davvero? Che cosa mi hai detto! Madonna santa, allora no!».
Per caso, ti sta sulle palle Alba?
«No, non mi piace essere una copiona. Comunque sto leggendo Al di là del bene e del male e Così parlò Zarathustra. Prima di Nietzsche mi sono letta Bataille: l’Erotismo, La storia dell’occhio, L’azzurro del cielo».
Come Bataille, anche tu sei convinta che l’orgasmo sia una piccola morte?
«Non lo vedo così; devo dirti che preferirei non arrivarci. Bataille è un necrofilo, si scopa addirittura le persone morte nella Storia dell’Occhio».
L’orgasmo, durante il tuo lavoro ce l’hai?
«A me è capitato qualche volta che mi piacesse, però dipendeva molto dal ragazzo con quale lavoravo. Pensa se non fosse così: saresti morto alla fine della giornata. Quando lavori dieci-dodici ore, come fai? Se ti piace con tutti, povera te! Tanto è vero che i ragazzi fanno due scene e poi hanno finito il lavoro. Non li puoi usare tutto il giorno: non ce la fanno fisicamente. Sono rari quelli che riescono a fare di più. Se non sei una star nel campo, fai tre-quattro film l’anno; gli altri invece lavorano in tutte le produzioni, come questo Rocco Tano, che ha fatto tanti film con me, e lui lavora venti giorni al mese. Poi arrivano a casa la sera, che vuoi che facciano?».
Per te è diverso?
«Una donna non fatica così tanto. In fondo è come costruire una specie di quadro, mica devi rispondere per forza alla realtà. È come una scena di un film di guerra, l’importante è che quella scena sia emozionante e che renda bene; e poi mica si ammazzano davvero».
Come mai non hai mai fatto video cogli animali?
«Perché mi sembra una cosa che non faccia parte della Natura; quindi gli animali fanno l’amore cogli animali, gli uomini cogli uomini; non ci vede niente di amorale, comunque. Se a qualcuno piace...».
Come è la vita privata di una pornostar?
«Io faccio una vita tranquillissima: quando invito delle persone a casa, sono due, tre. Non mi piace la bolgia. Credo che nella confusione non si costruisca niente».
E la tua vita sentimentale, come va?
«Quando sto con una persona, sto solo con quella persona. Io non ho storie che durano una vita: la più lunga è durata due anni e mezzo. E ho sperimentato tantissime cose con la vita di coppia, con una persona puoi fare tantissima esperienza. In questo periodo, per esempio, ho una storia con una persona molto disponibile».
Immagino estremamente disponibile.
«Guarda: finché tu mi dai l’appagamento giusto, io sono fedele. E non perché ho deciso di essere fedele, ma perché non ho voglia di cercare uno che mi faccia godere meno di te. Scusa, perché devo andare a cercare uno per strada, se io sto bene con te: in quel momento sei tu il fulcro della mia vita sessuale».
Hai amiche?
«Amiche, no. Ti sembrerò pazza, ma l’amicizia femminile è un impegno. A parte che non vado d’accordo con le donne, ma non per motivi di gelosia, perché quella è bionda, quella è nera, non è per quello: non mi piace la psicologia femminile. A meno che non si tratti di donne specialissime. Ultimamente ho conosciuto Emanuela, una ragazza intelligente, molto interessante che organizza mostre d’arte. Non mi interessano le ragazze che incontro in giro, la sera in discoteca. Che propongono? Di andare a comprare vestiti, prendere il the da qualche parte, a fare shopping: io mi annoio. Mi sembra di perdere tempo, e io detesto perdere tempo. Con gli uomini mi diverto di più. E ti premetto che i miei amici sono quasi tutti omosessuali; a parte che non ti guardano con quell’aria che ti devono sempre studiare ogni movimento che fai, puoi andare in giro con loro, rimorchi o non rimorchi, non ti giudicano mai. Se ne fregano. Sono un po’ come me. Qualunque cosa fai, passa. A me piace così. E ci si diverte. Invece quando sto con la gente “normale”, che palle!».
Che rapporti hai con le tue colleghe del porno?
«Non esistono. Anche con Ilona: ottimi rapporti di lavoro, in tanti anni mai una discussione, prima di tutto perché evito qualunque tipo di discussione. Insomma, rapporti molto cortesi, però non ho mai avuto il desiderio di andarle a raccontare una cosa mia».
C’è una frase del poeta americano John Giorno che trovo splendida: «Nessun cazzo è duro come la vita». Sei d’accordo?
«Verissimo. Ne sono sicura. Bisogna faticare il meno possibile per fare soltanto le cose creative, quelle che ci piacciono, e basta. Più vado avanti più perdo l’interesse per il guadagno».
L’eros spinge alla creatività?
«Sicuramente, prima ero molto legata ai soldi: mi piaceva il denaro più di tutto. Mi sono sempre piaciuti tanto in quanto potevano permettermi di possedere cose belle. A me piace avere i quadri, le sculture, tutto quello che è bello, e quindi pensavo che fosse questo lo scopo della vita. Guadagnare tante soldi per circondarsi di tutti gli oggetti che ci piacciono. Gli oggetti danno molto, sono belli; e più passa il tempo e più mi innamoro degli oggetti che ho comprato. Negli ultimi anni sono molto cambiata: ho cominciato prima di tutto a rinunciare a tanti lavori, e a tanti soldi: se volessi, farei un video al giorno. Negli ultimi tempi ho capito che bisogna essere creativi, e ho rinunciato a tanti video di merda. Adesso guadagno di meno. Una scelta precisa. Per esempio, fare questo giornale: può essere una pazzia ma mi fa piacere averci investito il mio tempo, i miei soldi, perché adesso bado di più ad altre cose. Naturalmente devo lavorare, però sto rinunciando a tante cose che una volta non avrei mai detto di no. Prima, invece: sì, quanto mi dai? questo? allora facciamo questo video. Adesso no. Senti: ma questo video che storia è? A me piace fare il film erotico, però adesso voglio metterci le mani anch’io, perché è diventato uno sfacelo, dalle sceneggiature ai produttori. Che non fanno più come prima: che scrivevano la storia, per loro contano le scene: otto scene hard di cui tre orge, quattro... Così fanno. Ultimamente non sapevo nemmeno cosa stavo girando. Come i pazzi. Una specie di inferno. Invece in America è un’altra storia: arrivi in albergo, trovi la tua sceneggiatura, poi viene il regista, infine vai su un set che è un vero set. E si lavora cogli orari giusti, gli abiti giusti, e con un certo amore: vedi proprio gli attori che curano la loro persona, che curano la scena, il regista che si dà da fare. Qui, è tutto un “‘nnamo, famo, daje”... Ma perché un film porno deve essere una cosa infima? Allora ho detto basta: sono due anni che io ho messo la croce: sono due anni che non giro un film porno. Se li giro, li produco da sola».
I tuoi video migliori?
«I più belli sono quelli di un paio di anni fa, quelli di Gerard Damiano, il regista di Gola profonda; ho fatto tre film con lui, in America, in presa diretta».
C’è qualcuno che non ti saluta, quando vai a fare l’ospite in tivù?
«È successo, ma non mi vengono in mente dei personaggi. A volte accade nelle serate: qualche donna si è alzata e se ne è andata. A me fa incazzare. Fa venire in mente che lui l’ha convinta: dài, vieni, non è niente di... e poi non ha resistito: questo è troppo. Il mio spettacolo, l’hai visto com’è? Non c’è proprio nulla di pornografico. Poi, per me, non esiste differenza tra porno e erotismo. Non esiste.
Aldo Busi dice che l’erotismo è un concetto borghese.
«Io non faccio differenza. Io conosco il sesso: e conosco quello che mi eccita e quello che non mi eccita. E basta».
Roberto D’Agostino