4 settembre 2014
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Biografia di Moana Pozzi
(Moana Rosa Pozzi) Genova, 27 aprile 1961 – Lione, 15 settembre 1994. Pornostar. «La pornografia esalta il lato oscuro del desiderio. Il sesso è anche nero, contorto, corrosivo; non è sempre una cosa solare, gioiosa. A me piace l’oscenità; mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. L’osceno è il sublime».
• Il nome Moana, che in polinesiano significa «laddove il mare è più profondo», scelto dai genitori sull’atlante geografico. Sorella di un’altra piccola star del porno, Baby Pozzi, vero nome Tamiko, ossia fiore di nebbia in giapponese.
• Figlia di Rosanna Aloisio, casalinga, e di Alfredo, un ingegnere nucleare molto cattolico e impegnato nel volontariato, frequenta le elementari dalle Orsoline, il liceo scientifico dagli Scolopi, studia per sei anni chitarra classica al Conservatorio. «Ricordo la mia infanzia come un periodo sereno e senza problemi. I miei genitori erano affettuosi e attenti ai miei bisogni e a quelli di mia sorella Mima, di due anni più giovane. Mia madre ci aiutava a correggere i miei compiti e si preoccupava che fossimo sempre in ordine e ben vestite. Mio padre cercava di consigliarci buone letture, tutte le domeniche ci portava a messa e dopo a comperare le paste. Tra di noi c’era una grande armonia ma guai a parlare di sesso! Era l’unico argomento tabù. Quando cominciai a interessarmi ai ragazzi ovviamente l’atmosfera cambiò, i miei diventavano possessivi e severi, terrorizzati dalla possibilità che io potessi avere dei rapporti sessuali. Di sera non mi facevano uscire e io scappavo dalla finestra, mi proibivano di leggere libri spinti (Moravia era considerato osceno) e io lo facevo di nascosto, mi obbligavano a vestire da collegiale e io, uscita da casa, correvo da una mia amica a mettermi minigonna e tacchi alti. Non vedevo l’ora di diventare maggiorenne e di essere finalmente libera» [Moana Pozzi, La filosofia di Moana].
• Esibizionista fin da bambina, già a tredici anni, quando andava al mare con la classe, si portava una polaroid per farsi fotografare senza reggiseno dai compagni [Marco Giusti, Moana, Mondadori].
• Sfogliò il primo giornaletto pornografico a quindici anni, a casa della nonna. Nascosti dagli zii più giovani sotto i cuscini del divano, Moana se li portava via per guardarli con il fidanzato di allora, più grande di sette anni, e imitare le pose.
• «Ho perso la mia verginità nella primavera del 1976 all’età di quindici anni. Lui ne aveva ventitré, si chiamava Antonio ed era uno studente universitario. Un pomeriggio mentre stavo aspettando l’autobus si fermò con la sua Mini Cooper e mi chiese se volevo un passaggio. Accettai e mi ritrovai nella pineta di Mornese. Lui non mi piaceva ma devo ammettere che avevo un gran desiderio di provare cosa fosse il sesso nel modo più completo. Sentii molto dolore, non mi divertii affatto e dopo quell’esperienza passò un anno prima che facessi l’amore di nuovo» [Moana Pozzi, La filosofia di Moana].
• A diciotto anni, già alta e formosa, Moana Pozzi si trasferisce a Roma. «Appena arrivata a Roma per guadagnare qualcosa risposi a delle inserzioni su Il Messaggero: “Cercasi modella per pittore”. Iniziai a posare nuda per aspiranti artisti e mi ritrovai nelle case di vecchi che volevano semplicemente fare i guardoni e negli studi di chi pensava di fare sul serio. Mi davano 10.000 lire all’ora» [Moana Pozzi, La filosofia di Moana]. Nel 1980 approda in Rai dove diventa conduttrice di una trasmissione per bambini, Tip Tap Club: la cacciano nel 1981, quando si scopre che di nascosto, non col suo nome ma come Linda Heveret, ha girato un film a luci rosse dal titolo Valentina, ragazza in calore. Quando i genitori vengono a sapere che fa la pornoattrice, non le rivolgono più la parola. Dopo un anno la frattura con la famiglia si ricompone e i suoi, sperando di allontanarla dal mondo dell’hard, le pagano un corso di recitazione. Nel 1985 Federico Fellini la vuole in Ginger e Fred: gira una serie di finti spot televisivi che si vedranno solo in parte nell’edizione definitiva del film. Nel 1986 entra nella scuderia di Riccardo Schicchi e con lui gira moltissimi porno tra cui Banane al cioccolato (1986), Moana la scandalosa (1987), Moana, la bella di giorno (1987) e Fantastica Moana (1987). «Il 1986 rappresentò l’inizio della mia carriera di pornostar. Da qualche mese ero entrata a far parte dell’agenzia di Riccardo Schicchi, il manager di Ilona Staller, ed insieme avevamo costruito il mio primo live-show: Sesso telecomandato. Con molte difficoltà Riccardo riuscì a programmare il mio spettacolo insieme a quello di Ilona al Teatro delle Muse di Roma (un locale che fino allora era sempre stato riservato alle rappresentazioni di prosa) e decise di chiamarlo Curve deliziose. Per tre settimane mi trovai di fronte a una platea di uomini e ragazzi curiosi ed eccitati (c’erano anche alcune donne). Ilona si esibiva nel primo tempo ed io nel secondo. Nel mio show mi spogliavo e facevo al pubblico domande sul sesso: “Come ti piace far l’amore? Quali sono i tuoi sogni erotici? Cosa mi faresti?”. Ma il pezzo forte era quando mi sedevo su una poltroncina di raso bianco, allargavo le gambe e mi masturbavo, poi saliva qualcuno dal palcoscenico, si inginocchiava e mi leccava mentre la gente urlava e applaudiva. Prima della fine scendevo in platea e salutavo il pubblico facendomi accarezzare dappertutto. Fu un vero successo perché in Italia era la prima volta che si vedeva uno show così spinto. Purtroppo però Ilona ed io fummo denunciate per atti osceni in luogo pubblico, processate e condannate a sette mesi senza condizionale. Curve deliziose diventò un caso e ne parlarono tutti i giornali per mesi». [Moana Pozzi, La filosofia di Moana].
• Dopo lo spettacolo Curve deliziose la vogliono tutti: viene diretta da Mario Bianchi, Jim Reynolds, Henri Pachard e anche da Ilona Staller, nella pellicola Diva futura (1989). Nel 1987 conduce insieme a Fabio Fazio Jeans 2 su Raitre, programma pomeridiano per ragazzi. La Federcasalinghe insorge e Moana è costretta a scappare dalla trasmissione. Passano pochi mesi e Antonio Ricci la ingaggia per Matrjoska, in onda su Italia 1. Viene registrata una puntata in cui Moana compare tutta nuda, indosso solo scarpe e orecchini: ancora polemiche, grida di censura e la trasmissione viene sospesa. Ricci cambia allora il titolo del programma in Araba fenice e lì Moana, nel ruolo di valletta, a volte compare nuda, a volte sotto cellophane, in qualità di critica di costume. «È un successo spaventoso, che la porta su tutte le copertine dei giornali d’opinione italiani. Tra spettacoli, film e apparizioni televisive, di solito in veste di ospite, Moana diventa un personaggio mediatico popolare, grazie alla tv, ma anche al suo personaggio che è molto meno aggressivo e più intellettuale di quello di Cicciolina. Frequenta Mario Schifano e Dario Bellezza, di lei scrivono e parlano molti intellettuali italiani. È accettata anche dalle donne» [Marco Giusti, Moana, Mondadori].
• Tra il pubblico di Moana Pozzi a teatro c’erano anche handicappati, sordomuti e altri disperati che non riescono ad avere una donna: «Io sono felice di fare felice questa gente, sia pure per pochi secondi. Io di più non posso fare. Mica posso andare a letto con tutti».
• Nel 1991 esce il suo primo e unico libro, La filosofia di Moana, celebre perché elenca, con tanto di voti da lei stessa stilati, i suoi venti amanti vip, da Troisi a Benigni, da Tardelli a Pietrangeli, a un misterioso potente politico del quale non viene fatto il nome, ma che tutti riconoscono da subito come Bettino Craxi. Nessuna casa editrice osa pubblicarlo, temendo reazioni e cause legali, così Moana se lo pubblica da sola e lo vende in edicola» [Marco Giusti, Moana, Mondadori].
• Alcuni brani tratti da La filosofia di Moana. Su Massimo Ciavarro: «Nel 1982 eravamo compagni di classe alla scuola di recitazione Alessandro Fersen. La sua faccia da fotoromanzo aveva qualcosa che mi affascinava. Non ci misi molto ad invitarlo a casa mia e quando si spogliò vidi che aveva un bel corpo e portava i boxer. Glieli tolsi in fretta... Voto 6+». Su Enrico Montesano: «Mi fu presentato nel 1983 da O., un mio amico regista e sceneggiatore. Una sera uscimmo tutti e tre insieme per andare da Otello, un ristorante vicino piazza Navona. Dopo cena andammo nell’ufficio di O. e cominciammo a perdere tempo in chiacchiere e convenevoli sapendo benissimo dove volevamo arrivare.... Tra una risata e l’altra cominciai a spogliarmi e in pochi minuti finimmo a letto a fare l’amore. Rimasi intenerita dall’aspetto mingherlino del corpo nudo di Montesano. O., invece aveva tutte “le carte in regola” e da vero regista diresse le operazioni. Alla fine della notte me ne andai contenta di averli fatti felici. Voto 6-». Su Paulo Roberto Falcao: «Ho sempre avuto un debole per gli sportivi perché di solito fanno bene l’amore e hanno una mentalità pulita ed infantile che adoro, però da Paulo Roberto mi sarei aspettata qualcosa di più, era carino e con un bel corpo ma decisamente troppo sbrigativo... Voto 5». Su Luciano De Crescenzo: «Presto scoprii che il sesso era il suo chiodo fisso e che avrebbe voluto scopare dalla mattina alla sera. Un pomeriggio successe un episodio divertente. Stavamo facendo l’amore nel nostro bungalow ed eravamo molti impegnati quando, proprio nel momento migliore, si aprì di colpo la porta che avevamo dimenticati di chiudere a chiave e comparve una vecchia cameriera. Luciano fece un balzo sul letto e cercò inutilmente di coprirsi, la cameriera rimase impietrita per qualche secondo a guadare la scena e poi se ne andò scusandosi. Io sul letto ridevo come una matta ma lui, che era molto timido, si vergognava di essere stato scoperto mentre stava facendo l’amore, probabilmente temeva di essere considerato un intellettuale poco serio! Voto 7». Sul «segretario di un partito di sinistra»: «Un pomeriggio di dicembre del 1981 Antonella, una mia amica intrallazzona, mi telefonò tutta eccitata e mi disse: “Questa sera sono riuscita ad organizzare una cena con un politico importante, mettiti il vestito più provocante che hai... Voglio che tu lo conosca perché se vuoi fare l’attrice ti può essere molto utile... Adora le ragazze vistose”. Quella sera al ristorante mi sentivo nervosa e fuori luogo, a tavola io e Antonella eravamo le uniche donne in mezzo a dieci uomini che parlavano sempre di politica. Lui, il segretario di un partito di sinistra, continuava a guardarmi pieno di interesse e dopo cena mi invitò a bere qualcosa nell’albergo dove viveva. Non facemmo l’amore come avrei voluto ma si masturbò accarezzandomi. Poi mi disse che aveva troppi pensieri per riuscire a “concentrarsi” (come quasi sempre successe in seguito). A quell’incontro ne seguirono molti altri. Ci vedevamo nel suo albergo, in qualche ristorante di moda o a casa di una sua amica editrice. Qualche volta dormivo con lui. La mattina mandava il suo segretario personale a comprarmi dei vestiti e scarpe perché io avevo solo l’abito da sera del giorno prima e non potevo uscire dall’albergo tutta luccicante! Il politico era un uomo spiritoso e con lui mi divertivo. (...) Credo che mi volesse bene e cercò di aiutarmi nel lavoro. Mi fece fare un servizio fotografico per Playmen, poi mi presentò al direttore di Raidue che mi inserì come conduttrice, insieme a Bobby Solo, in un programma per ragazzi Tip Tap Club. A lui non piaceva che io desiderassi fare cinema, diceva che era un ambiente poco serio e che avrei dovuto puntare tutto sulla televisione. Mi chiedeva spesso come facevo a mantenermi a Roma. A me seccava dirgli he avevo degli amanti generosi e gli rispondevo che i miei genitori mi mandavano un mensile. Quando otto mesi dopo per colpa del mio carattere bizzarro smettemmo di frequentarci mi dispiacque. Infatti se all’inizio avevo pensato di trarre solo vantaggi dalla sua amicizia poi mi ero affezionata alla sua gentilezza e alle sue attenzioni. Voto 7 e mezzo».
• Il 31 ottobre del 1991 si sposa a Las Vegas col suo istruttore di sub, amante e autista tuttofare, Antonio Di Ciesco. Matrimonio che verrà tenuto segreto perché, secondo Di Ciesco, «i fan di Moana non avrebbero accettato l’idea di vederla sposata». Secondo altri perché era non più di uno scherzo. Verrà comunque ritenuto valido solo quattro anni dopo, il 26 marzo del 1995, quando ormai Moana è morta e si discute sull’eredità. [Marco Giusti, Moana, Mondadori].
• «Seguendo la lezione di Ilona Staller, Moana si presenta alle elezioni politiche del 1992, candidata col Partito dell’Amore di Mauro Biuzzi. Nessun eletto, ma una pubblicità senza pari. Moana è nel momento del suo maggior fulgore. Gira film hard in America con Gerard Damiano. Guadagna qualcosa come centocinquanta milioni di lire al mese. Si può comprare un attico da due miliardi all’Olgiata a Roma. Il suo business è calcolato sui cinquanta miliardi. Ha venduto circa un milione di cassette dei suoi film hard. Ha raccolto trecentomila minuti di chiamate nelle linee telefoniche hard. Vanta qualcosa come duecento amanti. Ha un maggiordomo che si chiama Amor. Possiede dodici poltroncine d’argento massiccio profilate d’oro. Ha un culto quasi ossessivo per il suo corpo. Non ha più preso il sole da quando aveva quindici anni e fa il bagno nel latte di capra per ore. Ha la passione dei tatuaggi: sulla nuca, nascosto dai capelli, ha un drago nero, uno azzurro sul polso sinistro e un colibrì anch’esso azzurro sul piede sinistro». [Marco Giusti, Moana, Mondadori].
• Nella sua borsetta non manca mai un rosario, del suo colore preferito, il rosa.
• Sportiva da sempre, nel 1993 rischia la vita scalando il Cervino. Nello stesso anno lo stilista Karl Lagerfeld la fa sfilare in passerella a Milano per Fendi. Sabina Guzzanti le fa un’imitazione popolarissima ad Avanzi su Rai Tre che lei dichiara di non gradire moltissimo.
• Nel 1994, nella sua ultima intervista televisiva, dice a Pippo Baudo: «Non sono pentita. Ne parlavo proprio con mia madre pochi giorni fa. Le dicevo: mi dispiace che ti dispiaccia, ma rifarei tutto quello che ho fatto».
• «A un certo punto inizia a star male. Vomita e dimagrisce paurosamente. All’inizio non capisce bene cosa sia. Va con Antonio Di Ciesco in India per un viaggio mistico, inizia a leggere sant’Agostino. Quando capisce che non c’è più molto da fare parte per la Francia. Muore a soli trentatré anni nell’ospedale Hotel de Dieu di Lione il 15 settembre 1994. La notizia viene data solo il 17 settembre dalla madre, che le è stata vicina fino all’ultimo: Moana Pozzi è morta a Lione per un tumore al fegato. Qualcuno comincia a sostenere da subito che può non essere vero. Non esiste autopsia. Nessuno ha fotografato il corpo. Corpo, poi, che, contrariamente alle indicazioni di Moana, sembra non sia stato cremato o, almeno, non cremato a Lione, perché l’impianto per le cremazioni nell’ospedale di Lione si è guastato. Si ignora come si siano svolti i funerali e non si sa bene dove sia finito il corpo di Moana. C’è chi dice che è scomparsa per non farsi vedere morente, chi invece che è scappata in India. A tutti piace credere che Moana non sia morta. Intanto inizia la battaglia sull’eredità. C’è un testamento olografo senza firma, quindi non valido. Un altro, quello presumibilmente vero, è stato portato via da ignoti rapinatori che hanno aperto la cassaforte della sua casa a Roma con la fiamma ossidrica. Gli stessi, forse, che hanno svaligiato il suo appartamento. Della fortuna di Moana non rimane nulla. Il marito si mette con la sorella Mima (in arte Baby), a Orvieto nasce la Fondazione Moana Pozzi, che raccoglie fotografie e la sua collezione di oggetti sacri. I fan non la dimenticano. Il culto di Moana è sempre più vivo» [Marco Giusti, Moana, Mondadori].
• «Quando morirò (l’ho già detto alla mamma) voglio essere bruciata e la cenere deve andare per metà alla persona che mi amava e per metà, che so, alle Maldive. Non voglio finire sottoterra. Non voglio fotografie sulla mia tomba. Ecco cosa odio dei cimiteri: quelle foto sulle tombe. Il mio modo di morire mi dà un po’ il senso dell’eternità. Essere sparsa, non lasciare più tracce» (Moana Pozzi).
• Il padre, Alfredo, aveva fatto un voto: andare come volontario a Sarajevo, per salvare tutte le vite che poteva e avere in cambio quella della figlia.
• Pare che prima di morire Moana abbia detto alla madre: «Vedrai, Dio sa perdonare e perdonerà anche me».
• Nel 2009 Violante Placido ha interpretato la Pozzi nella miniserie di Sky dal titolo Moana.
• La mamma di Moana Pozzi, Rosanna Aloisio, casalinga, non ha mai visto un suo film. Della figlia dice che non era cattiva: «Quando sua sorella ha seguito la sua carriera, tanto ha insistito finché non l’ha fatta smettere» .
• Moana Pozzi secondo il suo talent-scout Riccardo Schicchi: «Era un’atleta magnifica del suo modo di essere. Dolce, serena, tiepida, ingenua da una parte e, dall’altra, ragazza di ferro, infrangibile, dura, pronta a tutto per il denaro». Secondo il collega pornoattore Bob Malone: «Sul set Moana Pozzi sembrava non accorgersi di nulla. Se la telecamera la inquadrava solo nelle parti intime era capace di limarsi le unghie. Quello che avveniva dentro la sua vagina sembrava non riguardarla». [Laura Laurenzi, la Repubblica 6/9/2004]. Mauro Biuzzi, fondatore del Partito dell’Amore: «Chi la descrive come una donna felice del suo ruolo, sbaglia o mente, perché negli ultimi tempi Moana, dilaniata dal desiderio di una nuova rispettabilità e dell’impossibilità di raggiungerla, nel quadro più ampio del conflitto tra il bene e il male, era vittima di un vero e proprio sdoppiamento di personalità, di una nevrosi, insomma, che secondo me è stata la causa scatenante del suo male» [Marco Giusti, Moana, Mondadori 2014].
• Luciano De Crescenzo, che conobbe Moana a una festa prima che diventasse una pornostar: «Era bellissima. Era come se avessi visto Afrodite in persona... Era una ragazza assolutamente normale, di buona famiglia e di buone letture. Forse era proprio questo l’aspetto che più mi stupì: per la sua età, aveva diciannove anni, mi sembrava straordinariamente matura. Non avrei mai immaginato che sarebbe poi diventata una pornostar». La sera stessa la invitò a passare con lui due settimane in un villaggio turistico in Sicilia: «Indimenticabili. Di più, credo, non sarei sopravvissuto». Si ricorda ancora del ragazzo del bar, che servendogli la colazione una mattina, gli disse: «Ingegné, io ieri sera, pensando alla fidanzata vostra, ho commesso anche un atto impuro» (il ragazzo in questione poi è diventato Fiorello). Quando la rivide lei era già una pornostar e a domanda gli rispose di averlo fatto perché non voleva morire sconosciuta [Marco Giusti, Moana, Mondadori 2014]
• «Penso alla vecchiaia con orrore e non riesco a trovarci nessun aspetto piacevole o costruttivo. Le uniche cose che mi fa venire in mente sono il decadimento fisico e la morte» (Moana Pozzi).
(a cura di Roberta Mercuri)