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 2014  agosto 28 Giovedì calendario

Appunti su Giorgio Dell’Arti


• «A parte che la fine dell’umanità non mi fa né caldo né freddo» (Giorgio Dell’Arti) [salvata da Susanna Turco 5/1/2001].

• «Prendiamo il male. Si crede che il male sia un litro di sangue, un cervello spappolato sulla moquette, la morte in diretta. Io credo che il male sia una scena di Bambi. Sì, Bambi di Walt Disney. Quando Bambi si perde, si volta verso la madre che non c’è più, vede solo un’immensa, pacifica distesa di neve. Quella è la rappresentazione della morte, più potente e intensa di mille aggettivi grand-guignol» (Giorgio Dell’Arti) [Giordano Tedoldi, kwlibri.com 19/2/2001].

• «[…] Giorgio Dell’Arti, che è un infaticabile collezionista di dati […]» (Gian Antonio Stella) [Eur ottobre 2010].

• «Giorgio Dell’Arti calcolava che a Roma, nel ’76, trafficassero indisturbate 15 mila spie. È una cifra per difetto, credo. Portieri d’albergo e camerieri erano, in gran parte, informatori della questura. Tutti ascoltavano tutto. Da questo punto di vista, in quarant’anni, è cambiato poco» (Ettore Bernabei a Malcom Pagani) [Esp 5/5/2011].

• «So che Loquenzi è una creatura di Marco Pannella. Già direttore di Radio Radicale, è stato capo ufficio stampa del Senato. Avrà gli appoggi giusti. Del resto Preziosi tolse a Giorgio Dell’Arti la conduzione di Ultime da Babele, seguitissima, proponendogli di traslocare in una rassegna stampa notturna, che poi fu affidata sempre a Loquenzi» (Aldo Forbice a Stefano Lorenzetto) [Grn 8/10/2012].

• «Trovate un hobby a Dell’Arti. Dice: e tu non leggerlo. Vero, ma scrive ovunque, anche sui biglietti del tram. Trovate un hobby a Dell’Arti» (tweet di Michele Dalai) [Twitter 15/12/2012].

• «“Perché non possiamo rivotare Alemanno”: è il titolo d’apertura di ieri del Foglio rosa, quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, giornalista da molti anni vicino al centrodestra. Il pezzo contro il sindaco è un’improvvisa folgorazione sulla via di Damasco? “No, non voterò per Marino — ribatte il direttore —. L’ho scritto e detto tante volte che sosterrò Alemanno...”. In effetti l’edizione del lunedì del giornale è preparata da un service esterno, curato da Giorgio Dell’Arti, giornalista e scrittore. Nel pezzo, però, sono elencati in modo molto dettagliato i cinque anni di (mal) governo della città da parte della giunta Alemanno tra scandali, inchieste, progetti annunciati e mai realizzati, risultati presunti e poi smentiti. Ieri pomeriggio Ferrara ha provato a chiarire le sue idee in merito al ballottaggio per il Campidoglio: “Io ho un ottimo rapporto con Giorgio Dell’Arti. Lui ha voluto dire la sua sul futuro sindaco, ha fatto questo pezzo carino... (ride, ndr), ma io da tempo ho detto e scritto che appoggerò Alemanno”» (Francesco Di Frischia) [Cds4/6/2013].

• «Tre anni fa Il Foglio del Lunedì diretto da Giorgio Dell’Arti uscì con un numero dedicato interamente a Moravia per i vent’anni dalla scomparsa. Si intitolava in maniera decisa “Abbiamo nostalgia di Moravia”. Varrebbe anche oggi? “Lo rifarei senz’altro, se ce ne fosse occasione – racconta Dell’Arti – quel numero era composto da uno zibaldone di piccoli episodi della vita, aneddoti, storie, commenti, chiamando amici e conoscenti, e raccogliendo oltre 80 pagine di materiale e poi dandogli un ordine cronologico. Lo usammo la prima volta per la rivista Wimbledon nel 1990, Moravia morì il mese dopo. Venne ripreso anche da Sette ma non divenne mai un libretto”. Messa da parte la nostalgia, il continente Moravia si affaccia ancora su Roma? “Non credo esista una Roma moraviana oggi. Roma, l’Italia e gli italiani sono molto diversi. Così come non ci sono più quei turbamenti intellettuali, erotici, mitici di Moravia. È tutto finito, ci si incazza in società ma non ci si turba. Quella Roma fatta di case, di salotti, di corridoi – Moravia è uno scrittore di corridoi – come negli Indifferenti, quella Roma di interni è stata persino distrutta dagli architetti, via le piastrelle largo agli open space. Della poetica borghese di Moravia è rimasto poco, l’omologazione di Pasolini ha avuto il suo compimento. Certamente le varie liberazioni hanno avuto il loro grande merito ma hanno finito per ripulire le zone d’ombra, illuminando tutto, finendo per sterilizzare qualsiasi cosa. Moravia e Pasolini vivevano in quei pomeriggi, in quei coni d’ombra» (Stefano Ciavatta) [Europa 6/8/2013].