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 2014  agosto 26 Martedì calendario

Biografia di Pier Aldo Rovatti

• Modena 19 aprile 1942. Filosofo. Allievo di Enzo Paci (1911-1976), insegna Filosofia contemporanea all’Università di Trieste. Dirige dal 1976 la rivista Aut Aut, «una delle riviste più belle in circolazione» (Antonio Gnoli), della quale ha curato nel 2011, in occasione dei sessant’anni, l’antologia Il coraggio della filosofia (Il Saggiatore). Collabora con Repubblica ed è editorialista del quotidiano triestino Il Piccolo.
• Pensa che la scena della filosofia contemporanea è abitata da due grandi protagonisti, Martin Heidegger e Edmund Husserl «Attraverso le loro filosofie continuiamo a pensare i nostri problemi fondamentali. Queste filosofie si differenziano, anche radicalmente, ma al tempo stesso si intrecciano, formano uno sfondo mobile, decisivo e tuttavia ancora da sondare. La fenomenologia di Husserl si situa al punto di massima tensione cui una filosofia del soggetto abbia saputo spingersi. Il pensiero dell’essere di Heidegger si presenta come la “distruzione” di ogni filosofia del soggetto».
• Con Gianni Vattimo introdusse in Italia nel 1983 il concetto di pensiero debole (così si intitolava l’antologia curata dai due per Feltrinelli), che ha recentemente ridefinito: «Un “pensiero positivo” che propone la pratica di un’etica minima: una linea di resistenza contro ogni genere di nuova barbarie, sulla quale attestarsi per non cedere sul diritto di essere cittadini. Una soglia di civiltà – direi – da difendere strenuamente e rispetto a cui non indietreggiare» [da Inattualità del pensiero debole, Forum 2011].
• «Il pensiero debole era inattuale nel 1983, quando uscì allo scoperto, e resta inattuale oggi, quando si vorrebbe celebrarne il funerale. Il pensiero debole non è morto semplicemente perché non si è mai permesso che vivesse davvero» (da un’intervista ad Antonio Gnoli) [Rep 16/6/2012].
• Per questi motivi, ne ha rivendicato la necessità in polemica con il New Realism teorizzato da Maurizio Ferraris (vedi scheda): «Sembra infatti che il realismo ora rilanciato voglia e possa fare a meno della soggettività, quasi fosse inglobata o sottintesa e non una questione aperta e cruciale. Un realismo senza soggetto, per dir così, chiude o comunque squalifica come irrilevanti i problemi che, secondo Vattimo (e secondo me), dovrebbero invece essere considerati vitali per il discorso filosofico» [Rep 16/6/2012].
• Del 2011 è Noi, i barbari. La sottocultura dominante (Cortina), una requisitoria sull’anomalia italiana costruita attraverso alcuni episodi-chiave dell’attualità sociale e politica: «Credo che l’Italia sia ancora immersa nella cultura-spettacolo e nei suoi tratti, diciamo pure, populistici. Sottovalutare questo aspetto della barbarie sarebbe un errore. (…) La domanda più cruciale: che ne è oggi, nella società neoliberale realizzata, della soggettività? Assistiamo a una sorta di falsa pienezza del soggetto che illusoriamente pensa di essere un individuo libero, autonomo e padrone di sé. Quando in realtà tutto va nella direzione opposta» (a Gnoli cit.).
• Ultimi libri: Quel poco di verità. Una lezione su Michel Foucault (Mimesis) e Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero di Franco Basaglia (Alpha & Beta), entrambi del 2013.
(a cura di Massimo Zanaria)