26 agosto 2014
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Biografia di Marco Fortis
• Omegna (Verbano-Cusio-Ossola) 19 maggio 1956. Economista. Membro del cda Rai dal 5 agosto 2015 (nominato dal ministero dell’Economia). Consulente economico di Palazzo Chigi dal settembre 2014. Vicepresidente della Fondazione Edison e responsabile dell’Ufficio Studi Economici Edison. Insegna Economia industriale e Commercio estero alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica di Milano. Editorialista del Sole 24 Ore e del Messaggero.
• Aveva collaborato in passato con ministri e governi di diverso colore politico, da Tremonti a Prodi passando per Monti che lo aveva messo a capo della commissione di compatibilità economica per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. È stato anche vice presidente della Banca popolare di Intra.
• «Era inevitabile che Marco Fortis e Matteo Renzi si piacessero. Il professore di Economia più ottimista, sempre pronto a prevedere boom, riprese, miracoli, tutti italiani (…) Marco Fortis ha mille attività, ma la qualifica con cui si presenta in pubblico è di vicepresidente della fondazione Edison, una specie di centro studi che custodisce la cultura industriale e manifatturiera di quella che un tempo era la Montedison e che oggi è soltanto la Edison, controllata dai francesi di Edf. La Fondazione Edison è, nel dibattito pubblico, la versione più istituzionale della Cgia di Mestre, Fortis un omologo accademico del compianto Giuseppe Bortolussi: producono dati, analisi, poco di autonomo, di solito rielaborazioni, ma sempre osservati con grande attenzione dalla politica e rilanciati dai giornali. E Fortis piace a tutti i governi perché è ottimista, sempre» (Stefano Feltri).
• Pensa che la lunga crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 abbia avuto le sue cause nella «assurda crescita del debito statunitense e nella altrettanto assurda” creazione di nuovi strumenti di creazione del debito».
• Sostiene, dati alla mano, che le famiglie tedesche sono indebitate tre volte quelle italiane, e che lo stesso rapporto di indebitamento esisterebbe fra le banche inglesi e quelle italiane: «Il nostro debito pubblico è quello cresciuto di meno negli ultimi anni. Inoltre, abbiamo oggi un bilancio sia primario sia strutturale dello Stato migliore persino di quello della Germania. Nonostante tutto ciò, il rating sovrano italiano è continuamente declassato e i titoli di Stato italiani restano sotto attacco della speculazione: il che ha davvero poco senso, considerando che il nostro Paese non solo ha una grande forza industriale ma non presenta nemmeno lontanamente i buchi finanziari pubblici e privati che hanno portato al fallimento o al semi-commissariamento di Grecia, Irlanda, Portogallo» [S24 26/7/2012].
• È convinto che l’economia europea sia molto più solida di quella statunitense e che l’economia italiana lo sia molto più di quella di molti Paesi dell’Unione Europea. «Dopo Cina, Germania, Giappone e Corea del sud, siamo il quinto paese al mondo per avanzo della bilancia commerciale manifatturiera, grazie a imprese “eroiche”. Giornali e politica avrebbero dovuto saper comunicare tutto ciò a Bruxelles, invece negli uffici delle agenzie di rating e ai tavoli dei vertici internazionali ha prevalso il fatto che le nostre élite, mediatiche e politiche, s’atteggiassero per ragioni di politica interna a indignati speciali e permanenti» (a Marco Valerio Lo Prete) [Fog 17/05/2014].
• A questi argomenti ha dedicato tre libri, tutti editi da Il Mulino: La crisi mondiale e l’Italia (2009), Dentro la crisi (2011) e Debito e crescita (2013), quest’ultimo scritto con Alberto Quadrio Curzio.
• Sposato, una figlia.
(a cura di Massimo Zanaria)