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 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

Come mai un uomo ricco, di gran successo, simpatico, uno spirito apparentemente leggero e sempre pronto non solo al riso, ma soprattutto al sorriso, a un certo punto decide di farla finita?• È quello che ci si chiede di fronte alla notizia della morte di Robin Williams

Come mai un uomo ricco, di gran successo, simpatico, uno spirito apparentemente leggero e sempre pronto non solo al riso, ma soprattutto al sorriso, a un certo punto decide di farla finita?

È quello che ci si chiede di fronte alla notizia della morte di Robin Williams. Sicuro che si sia trattato di suicidio?
La polizia è sicura. Dice che «è morto soffocato». Dovrebbe significare che si è impiccato. La moglie è tornata a casa e ha visto la scena. Poi è arrivato il coroner. Il certificato è stato stilato in sette minuti. Era mezzogiorno (ora americana). Robin Williams abitava in una villa di Tiburon, in California, poco a nord di San Francisco, un posto circondato dal mare. Aveva dovuto traslocare da poco dal suo ranch di Napa in California. «Non posso più permettermelo». Un certo declino professionale – brutti film negli ultimi tempi e forse meno soldi di prima – potrebbe essere una delle cause del gesto. La moglie, Susan Schneider, ha dettato alle agenzie un comunicato. «Ho perso mio marito e il mio migliore amico. Il mondo ha perso uno dei suoi artisti più amati e una delle persone più belle. Ho il cuore spezzato. Vi prego, ricordatevi di lui come attore, dimenticatevi di questa morte». Ha detto qualcosa anche Obama. «Ci ha fatto ridere, ci ha fatto piangere, ha donato il suo incommensurabile talento a chi ne aveva più bisogno. Dottore, genio, tata e presidente. Con tutto quello che c’è in mezzo. Un artista unico nel suo genere».  

Questa moglie, Susan Schneider, era la terza?
Sì. Aveva avuto un figlio – Zachary Pym “Zak” – dalla prima moglie, Valerie Velardi, sposata nel 1978. Un matrimonio tormentato: mentre stava con lei, Williams s’era messo con una cameriera, Michelle Tish Carter, che poi l’aveva portato in tribunale accusandolo di averle attaccato l’herpes. Intanto lui andava a letto anche con la governante filippina, Marsha Graces, anzi l’aveva messa incinta. Verena ottenne il divorzio nel 1988, lui sposò Marsha l’anno dopo e divorziò anche da lei vent’anni dopo, per assoluta incompatibilità di carattere. Aveva avuto, da questa donna, altri due figli, Zelda e Cody. Zelda, che adesso ha 25 anni, ha twittato ieri: «Ti voglio bene. Mi mancherai. Cercherò di guardare in su». Aveva sposato la moglie attuale nel 2011. Apparentemente tutto è precipitato in poco tempo.  

Era depresso?
Sì, soffriva di depressione. Negli anni Ottanta si faceva di coca. Era con John Belushi la sera in cui Belushi morì per un cocktail di coca ed eroina. Robin Williams diceva: «La cocaina è il modo con cui Dio ti fa sapere che hai guadagnato troppi soldi». Dopo Belushi, però, aveva smesso. Salvo mettersi a bere in questi ultimi anni. Era andato a disintossicarsi, ma c’era cascato di nuovo e sappiamo che in questi ultimi mesi parlava di sottoporsi a un’altra cura. Sono mali neri, da cui è tanto difficile uscire. S’è tolto la vita ancora relativamente giovane, non aveva che 63 anni. Era nato a Chicago nel ’51.  

Resta la domanda iniziale. Un uomo che apparentemente ha avuto tutto, e che non trova pace se non nella droga e nell’alcol. E alla fine si toglie di mezzo. Esiste una qualche spiegazione?
Si dice che i comici siano tutti dei depressi (l’unico che lo nega è Panariello). Robin lo sapeva. «Dicono che ogni comico sia un uomo triste che si rifiuta di piangere – disse una volta – E il gusto del contrario è ancora forte in me. Ma non mi abbandono al mio lato dark. No. Ogni animale ha un meccanismo di difesa, e il mio è la commedia: la mia difesa e il mio attacco». Ogni tanto aveva bisogno di esibirsi in pubblico, e lo faceva gratis e improvvisando. Aveva cominciato in televisione, facendo la parte dell’alieno Mork nella sit-com Mork & Mindy. Il produttore gli aveva detto di sedersi, e lui s’era seduto sulla testa... Gli diedero la parte subito. Faceva parlare Mork con una buffa voce nasale, e questa infatti era una delle sue qualità più straordinarie, qualità che nei nostri film doppiati non siamo in grado di apprezzare: faceva con la voce qualunque cosa, imitava chiunque (a cominciare dai professori, come il nostro Corrado Guzzanti) e diede una prova straordinaria di questo talento in Good Morning, Vietnam dove interpretava il conduttore radiofonico Adrian Cronauer (personaggio realmente esistito). Ogni tanto andava in tournée. Sa che fece un Aspettando Godot con Steve Martin?  

Io me lo ricordo per L’attimo fuggente, per Mrs Doubtfire, per Patch Adams...  Patch Adams, il clown che faceva divertire i bambini malati. È un personaggio vero anche lui, vive nell’Illinois. Questa potrebbe essere una ragione sottile della disperazione di Robin Williams. Cercavano da lui, sempre e solo, il faccino simpatico, che fa sorridere e consola. E magari, con quello che aveva nel cuore, l’adorabile mrs Doubtfire non se la sentiva più.