la Repubblica, domenica 9 ottobre 2005, 11 agosto 2014
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Lemmon, Matthau e le strane coppie del cinema (articolo del 9/10/2005)
la Repubblica, domenica 9 ottobre 2005
«Walter Matuschanskayasky? Ma tu sei uno scioglilingua per balbuzienti!», disse Jack Lemmon quando Walter Matthau gli confidò il suo vero nome. «E tu che ti chiami John Uhler? Non è un nome, è il singhiozzo di un rospo nervoso», reagì Matthau e se ne andò indispettito per tornare dopo poco con un bicchiere in mano: «Manda giù il rospo». È una delle leggende sulla scontrosa e bellissima intesa che legò i due attori fin dal ’66, dal primo incontro favorito da Billy Wilder per il film Non per soldi... ma per denaro, una cinica commedia sull’avidità umana. Il sodalizio si impose due anni dopo con La strana coppia, nacque una delle più infallibili coppie del cinema mondiale, protagonista di dieci film, tra i quali Prima pagina, Buddy Buddy, La strana coppia II del 1998 (Matthau morì ottantenne due anni dopo) in cui i due amici-nemici riproponevano le bizze e i litigi di sempre, non più nella convivenza forzata in un appartamento come nel primo film ma durante un disastroso viaggio in California.
Malgrado la diversità di origini – Lemmon, nato nel ’25, di indole quieta, curiosa e accomodante, era cresciuto in una famiglia borghese, colta e benestante; Matthau, figlio di immigrati russi, aveva conosciuto la miseria, era irruente e smodato, eccessivo nel fumo e nell’alcol per tutta la vita – la loro fu un’amicizia profonda che indusse Lemmon ad affrontare per la prima ed unica volta la regia solo per il piacere di dirigere l’amico in Vedovo aitante, bisognoso d’affetto offresi anche babysitter.
Se quasi unico è il sodalizio tra Lemmon e Matthau, attori di pari fama, la ricerca di interpreti che nel contrasto di coppia esaltassero la comicità è nella tradizione del cinema fin dagli albori. L’esempio più noto resta il felice incontro tra Stan Laurel e Oliver Hardy, Stanlio e Ollio, che con l’esito trionfale dei loro cento film, di cui 27 lungometraggi, superarono la fama di Bud Abbott e Lou Costello, Gianni e Pinotto per l’Italia. Inglese, classe 1890, Laurel, arrivato negli Usa ventenne e con una buona esperienza di teatro, non faticò ad affermarsi e nel ’17 ebbe il primo ruolo da protagonista in Cane fortunato. Tra le comparse c’era Hardy, americano della Georgia, classe 1892. Allora si ignorarono, ma nel 1926 il produttore Hal Roach li accoppiò, sfruttando con risultati esilaranti la vena delle loro gag, basate sia sul ridicolo contrasto fisico sia sullo scontro tra l’ingenua stupidità di Laurel e la burbera irascibilità di Hardy. Il successo sfumò negli anni della guerra, il loro ultimo film è del 1950, Atollo K. Tentarono senza risultati strade separate e, poiché i pettegoli del cinema parlavano di gelosie reciproche, alla morte di Hardy suscitò stupore l’annuncio di Laurel: non avrebbe più lavorato.
Difficile parlare di amicizia tra Jerry Lewis e Dean Martin che pure, a partire dal 1949, con il film La mia amica Irma, furono insieme in 16 film e formarono una coppia comica – folle, impacciato e surreale l’uno; aitante, fascinoso e sicuro l’altro – che accompagnò dieci anni di storia degli Usa. Si separarono alla fine degli anni Cinquanta per «incompatibilità di carattere». Lewis continuò una grande carriera, Martin si affermò nella canzone, ebbe buone occasioni drammatiche e mantenne la notorietà con l’ingresso nella cerchia di Frank Sinatra.
Breve ma intenso l’incontro tra Paul Newman e Robert Redford, due film: Butch Cassidy nel 1969, che portò a Redford la prima popolarità; e La stangata nel ’73, due capolavori da Oscar. Ma ormai anche Redford era una star, e due star dello stesso sesso raramente dividono un film. Il tempo attenua rivalità e gelosie ed è recente l’annuncio di Newman e Redford insieme per il remake di La stangata.
Anche in Italia le “strane coppie” della comicità nascono, finiscono e si rinnovano da sempre. La più celebre degli anni recenti resta quella di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, che ha attraversato decenni di teatro, cinema e tv, modernizzando la tradizione della comicità da avanspettacolo di “animali da palcoscenico” come i fratelli De Rege, evocati poi da Walter Chiari e Carlo Campanini. E se l’inventiva isterica e irresistibile di Tognazzi e Vianello è indimenticabile e sono insuperabili le apparizioni di una strana coppia sporadica come Totò e Peppino De Filippo, è impossibile ignorare la popolarità della coppia Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, uno dei fenomeni più interessanti dello spettacolo italiano, insieme al fortunato e particolare sodalizio western-comico tra Bud Spencer e Terence Hill. La più recente delle strane coppie nostrane è quella di Massimo Boldi e Christian De Sica, oltre venti film, quasi tutti record di incassi. Ma la separazione è annunciata: l’ultima volta sarà nel prossimo Natale a Miami, poi le loro strade si separeranno.
«Walter Matuschanskayasky? Ma tu sei uno scioglilingua per balbuzienti!», disse Jack Lemmon quando Walter Matthau gli confidò il suo vero nome. «E tu che ti chiami John Uhler? Non è un nome, è il singhiozzo di un rospo nervoso», reagì Matthau e se ne andò indispettito per tornare dopo poco con un bicchiere in mano: «Manda giù il rospo». È una delle leggende sulla scontrosa e bellissima intesa che legò i due attori fin dal ’66, dal primo incontro favorito da Billy Wilder per il film Non per soldi... ma per denaro, una cinica commedia sull’avidità umana. Il sodalizio si impose due anni dopo con La strana coppia, nacque una delle più infallibili coppie del cinema mondiale, protagonista di dieci film, tra i quali Prima pagina, Buddy Buddy, La strana coppia II del 1998 (Matthau morì ottantenne due anni dopo) in cui i due amici-nemici riproponevano le bizze e i litigi di sempre, non più nella convivenza forzata in un appartamento come nel primo film ma durante un disastroso viaggio in California.
Malgrado la diversità di origini – Lemmon, nato nel ’25, di indole quieta, curiosa e accomodante, era cresciuto in una famiglia borghese, colta e benestante; Matthau, figlio di immigrati russi, aveva conosciuto la miseria, era irruente e smodato, eccessivo nel fumo e nell’alcol per tutta la vita – la loro fu un’amicizia profonda che indusse Lemmon ad affrontare per la prima ed unica volta la regia solo per il piacere di dirigere l’amico in Vedovo aitante, bisognoso d’affetto offresi anche babysitter.
Se quasi unico è il sodalizio tra Lemmon e Matthau, attori di pari fama, la ricerca di interpreti che nel contrasto di coppia esaltassero la comicità è nella tradizione del cinema fin dagli albori. L’esempio più noto resta il felice incontro tra Stan Laurel e Oliver Hardy, Stanlio e Ollio, che con l’esito trionfale dei loro cento film, di cui 27 lungometraggi, superarono la fama di Bud Abbott e Lou Costello, Gianni e Pinotto per l’Italia. Inglese, classe 1890, Laurel, arrivato negli Usa ventenne e con una buona esperienza di teatro, non faticò ad affermarsi e nel ’17 ebbe il primo ruolo da protagonista in Cane fortunato. Tra le comparse c’era Hardy, americano della Georgia, classe 1892. Allora si ignorarono, ma nel 1926 il produttore Hal Roach li accoppiò, sfruttando con risultati esilaranti la vena delle loro gag, basate sia sul ridicolo contrasto fisico sia sullo scontro tra l’ingenua stupidità di Laurel e la burbera irascibilità di Hardy. Il successo sfumò negli anni della guerra, il loro ultimo film è del 1950, Atollo K. Tentarono senza risultati strade separate e, poiché i pettegoli del cinema parlavano di gelosie reciproche, alla morte di Hardy suscitò stupore l’annuncio di Laurel: non avrebbe più lavorato.
Difficile parlare di amicizia tra Jerry Lewis e Dean Martin che pure, a partire dal 1949, con il film La mia amica Irma, furono insieme in 16 film e formarono una coppia comica – folle, impacciato e surreale l’uno; aitante, fascinoso e sicuro l’altro – che accompagnò dieci anni di storia degli Usa. Si separarono alla fine degli anni Cinquanta per «incompatibilità di carattere». Lewis continuò una grande carriera, Martin si affermò nella canzone, ebbe buone occasioni drammatiche e mantenne la notorietà con l’ingresso nella cerchia di Frank Sinatra.
Breve ma intenso l’incontro tra Paul Newman e Robert Redford, due film: Butch Cassidy nel 1969, che portò a Redford la prima popolarità; e La stangata nel ’73, due capolavori da Oscar. Ma ormai anche Redford era una star, e due star dello stesso sesso raramente dividono un film. Il tempo attenua rivalità e gelosie ed è recente l’annuncio di Newman e Redford insieme per il remake di La stangata.
Anche in Italia le “strane coppie” della comicità nascono, finiscono e si rinnovano da sempre. La più celebre degli anni recenti resta quella di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, che ha attraversato decenni di teatro, cinema e tv, modernizzando la tradizione della comicità da avanspettacolo di “animali da palcoscenico” come i fratelli De Rege, evocati poi da Walter Chiari e Carlo Campanini. E se l’inventiva isterica e irresistibile di Tognazzi e Vianello è indimenticabile e sono insuperabili le apparizioni di una strana coppia sporadica come Totò e Peppino De Filippo, è impossibile ignorare la popolarità della coppia Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, uno dei fenomeni più interessanti dello spettacolo italiano, insieme al fortunato e particolare sodalizio western-comico tra Bud Spencer e Terence Hill. La più recente delle strane coppie nostrane è quella di Massimo Boldi e Christian De Sica, oltre venti film, quasi tutti record di incassi. Ma la separazione è annunciata: l’ultima volta sarà nel prossimo Natale a Miami, poi le loro strade si separeranno.
Maria Pia Fusco