6 agosto 2014
Tags : Nicola Femia
Biografia di Nicola Femia
• Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) 1 febbraio 1961. Presunto ’ndranghetista (secondo la relazione Dna 2013). Detto “Rocco”. Detenuto, dal 23 gennaio 2013. Sta scontando una pena definitiva a 22 anni e 8 mesi di reclusione (Cassazione, 6 novembre 2013).
• La sentenza per il narcotraffico non era ancora diventata definitiva, nel 2002, quando Femia si trasferiva a Sant’Agata sul Santerno (Ravenna), per scontare la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. «Il trasferimento in Emilia Romagna coincide con la sua “escalation” economica» (Relazione Dna 2013). Secondo l’accusa, infatti, qui metteva su un’organizzazione criminale (inserendo anche i figli Rocco e Guendalina, arrestati con lui il 23 gennaio 2013), per la raccolta abusiva del gioco on line. La raccolta avveniva attraverso siti Web privi di concessione autorizzativa, riconducibili a una società rumena e registrati da una società delle Isole Vergini Britanniche con sede a Londra. L’unico referente in Italia per l’accesso internet ai siti era Femia (la raccolta attraverso il solo sito “dollaro”, tra l’agosto 2010 e il febbraio 2011, ammontava a 40 milioni di euro). L’associazione era dedita anche al commercio di schede informatiche contraffatte per le slot machine, che consentivano il funzionamento senza comunicazione all’amministrazione finanziaria del volume di gioco. Già che c’era Femia, attraverso prestanome, aveva assunto il controllo di due imprese produttrici di schede regolarmente omologate, accreditate presso l’amministrazione finanziaria.
• Secondo l’accusa fu truffato da un carabiniere (Nicola Paparusso), e da un intermediario finanziario (Massimiliano Colangelo), che millantando credito presso un giudice amico della Cassazione, si fecero consegnare da lui 100 mila euro, per aggiustare la sentenza di condanna d’appello per narcotraffico (“Operazione Cassazione” – Femia, persona offesa, interrogato il 28 febbraio 2013, confermava di avere pagato i 100 mila euro).
• Intercettato mentre parlava al telefono con il faccendiere Guido Torello, si lamentava degli articoli della “Gazzetta di Modena” scritti da Giovanni Tizian (autore di Gotica), che denunciava i suoi legami con la ’ndrangheta. Torello commentava: «O la smette o gli sparo in bocca», e da allora Tizian vive scortato. (a cura di Paola Bellone).