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 2014  luglio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Gaetano Murano

• Palermo 4 novembre 1958. Di professione spazzino, a Palermo, incensurato finché Vincenzo Scarantino non lo accusò di essere tra gli esecutori niente meno della strage di via D’Amelio. Arrestato il 19 luglio 1994, il 3 luglio 2003, in base alle sue dichiarazioni, è stato condannato in via definitiva per la strage (all’ergastolo, per avere partecipato alla riunione deliberativa della strage, avere trasportato la Fiat 126 dall’autocarrozzeria a via D’Amelio e avere bonificato le vie circostanti), e per associazione mafiosa (a nove anni), nonostante la ritrattazione dello stesso Scarantino. Nel 2008 è successo che si è pentito il boss di Brancaccio Gaspare Spatuzza (vedi), confermando la ritrattazione di Scarantino, ma prima che gli sospendessero la pena ci sono voluti altri tre anni (il 27 ottobre 2011 – nel frattempo si è fatto 18 anni di carcere). Il processo di revisione, per motivi tecnici non è ancora iniziato. Scarantino, nel 98, si era giustificato dicendo che Murana gli era antipatico, perché non gli dava confidenza.
• «Il signor Gaetano Murana comparve in televisione nei giorni prima di Natale del 2011. Era la trasmissione Servizio pubblico di Michele Santoro; a intervistarlo un giovane giornalista, Walter Molino, che lo ascoltava con evidente partecipazione, come si ascolta una brutta storia. Murana (lo potete vedere su YouTube digitando il suo nome) appariva molto magro, segnato. Faceva fatica ad abituarsi al tempo trascorso. Parlava di lire e non di euro, indossava i vestiti che aveva vent’anni prima, parlava di suo figlio che ebbe il permesso di vedere da neonato, dopo i primi tre mesi di isolamento a Pianosa. Ma non era lamentoso. Certo, ricordava bene Pianosa e le sevizie, le perquisizioni anali, le botte, le angherie, i profilattici messi nel brodo, il peperoncino nella marmellata di ciliegie (il tutto sempre accompagnato dalle risate delle guardie), ma era quasi come se fosse il racconto di un reduce, di una guerra che i poveracci come lui sono costretti a combattere. Alle volte invece ricordava un Giobbe, un Giobbe palermitano. Solo una volta, nell’intervista, aveva alzato la voce. Aveva detto che erano arrivati “a tal punto da offendermi nella dignità e nell’onore della mia famiglia”. Era successo a Pianosa, dopo un colloquio con la moglie, al termine del quale gli erano scese le lacrime, e lei gli aveva detto: “Fatti coraggio” e lui a lei: “Sta’ tranquilla” – lo avevano portato via, due di fianco, due di dietro, verso la cella, strattonandolo, così, per divertimento, e uno di loro gli aveva sussurrato: “Murà, tu ora ti corichi solo, e tua moglie si diverte…”. Al che Murana non ci aveva visto più e aveva risposto: “Appuntà, io sono qua e dormo tranquillo. Lei è qua e quando lei esce c’è il ragazzo a casa; lei esce e il ragazzo trase, l’amante trase”. (…)
Scarcerato il 14 febbraio 1999. (Domanda il giornalista: “Perché non è scappato?” Risposta di Murana: “Non ci ho proprio pensato, io ero innocente.) Rientra in carcere l’11 marzo 2002 per scontare l’ergastolo. Esce il 27 ottobre 2011 per “sospensione della pena”, seguente al crollo delle accuse di Scarantino. (…)
Riconosciuto colpevole da una legione di magistrati, giudici popolari, ermellini. Incensurato, di professione spazzino dell’Amia di Palermo. Mai messo a confronto con Scarantino. Sconosciuto a tutti; nessuno che si sia mai interessato a lui. Completamente innocente e quindi nella peggiore delle condizioni possibili. Nelle mani di un difensore d’ufficio perché non poteva permettersi altro, fino agli ultimi anni, quando gli avvocati Rosalba Di Gregorio e Franco Marasà si sono presi a cuore la sua situazione.
Ora Murana concludeva l’intervista: “Eppure si vedeva che il processo era falso, si vedeva…”.
(…) Il giornalista gli ha domandato: “Se lei vedesse adesso Scarantino in giro per Palermo?”. “Ma guardi,” aveva detto Murana, “lo inviterei anche a prendere un caffè. Perché hanno preso in giro pure lui”». (Enrico Deaglio, Il vile agguato). (a cura di Paola Bellone).