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 2014  luglio 29 Martedì calendario

Oggi Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, porta in commissione Affari sociali della Camera il contenuto del decreto legge che regolerà la fecondazione eterologa

Oggi Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, porta in commissione Affari sociali della Camera il contenuto del decreto legge che regolerà la fecondazione eterologa. Aspettiamoci polemiche.

Vorrei un po’ di luce.
“Fecondazione eterologa”: significa che faccio mettere incinta mia moglie da un terzo, sconosciuto, che ci dona il suo seme. L’ovulo di mia moglie viene fecondato così in laboratorio. Potrebbe anche trattarsi dell’ovocita di un’altra donna, che fecondo io, sempre in laboratorio, con il mio seme. Mia moglie porterà poi a termine la gravidanza, perché le impianteranno l’ovulo fecondato. È anche possibile il caso estremo: seme di un altro, ovocita di un’altra. Queste pratiche modernissime erano vietate dalla legge 40, tuttora in vigore, che ammetteva il ricorso al laboratorio solo all’interno della coppia (seme mio, ovulo di mia moglie, fecondazione artificiale). Ma lo scorso aprile la Corte costituzionale stabilì che vietare l’eterologa era incostituzionale, vi furono polemiche, attacchi della Chiesa e contrattacchi alla Chiesa, e però risultò chiara la necessità di regolare in qualche modo la materia, essendo inconcepibile, nel nostro Paese, il non intervento legislativo su questioni simili.  

Quindi adesso è pronta una legge.
Dovrebbe essere un decreto legge, che il ministro Lorenzin farà approvare (così dice) all’ultimo consiglio dei ministri prima delle vacanze. Oggi porta il testo, o il «contenuto del testo» (in queste cose è sempre meglio avere in tasca un qualche biglietto di ritorno), alla commissione Affari sociali della Camera. Che dirà la sua. E ci saranno polemiche.  

Perché?
Ci sono due modi per rendere l’eterologa impraticabile: rendere possibile l’identificazione del padre naturale; proibire qualunque compenso per chi sia disposto a donare ovuli o seme. In Inghilterra, da quando hanno stabilito che il nato dalla fecondazione assistita eterologa ha diritto, una volta maggiorenne, a conoscere il nome dei genitori, il numero di coppie che ha fatto ricorso a questa pratica è crollato. In Francia, dove ai donatori  è stato vietato ogni compenso, non si trovano più né ovociti né sperma. Ieri, un comunicato delle Società scientifiche consultate dalla Lorenzin per preparare il testo del decreto, ha chiarito che le Società scientifiche non hanno alcuna responsabilità nella formulazione del testo che conosceremo ufficialmente oggi. Con l’aggiunta che, secondo le Società scientifiche, è assolutamente indispensabile tenere segreto il nome dei genitori naturali ed è ovvio che ai donatori dovrà essere dato un compenso.  

Deduco che nel decreto legge si procederà all’incontrario: trasparenza sul nome dei genitori e donazioni gratuite.
Non lo sappiamo ancora, ma credo di sì. Nelle interviste date nelle ultime settimane, il ministro Lorenzin (che viene dal mondo di Berlusconi e fa parte oggi degli alfaniani di Ncd) ha detto che vuole procedere proprio così. E la sua consulente principale è Assuntina Morresi, nemica talebana della fecondazione assistita. La legge cade nel bel mezzo del caso mondiale (nel senso che non era mai successo prima al mondo) riguardante le due coppie vittime lo scorso dicembre dello scambio di embrioni.  

Già, com’è finita quella storia?
Ricorda? Ospedale Pertini di Roma, si procedeva con l’omologa (la Corte non s’era ancora pronunciata), ma i medici, davvero colpevolmente, ingannati da due cognomi assonanti impiantarono gli ovuli fecondati della coppia A (chiamiamoli signori Bianchi) nell’utero della signora della coppia B (chiamiamoli signori Rossi). I due gemelli, un maschio e una femmina, nasceranno intorno a Ferragosto. I genitori naturali, cioè i Bianchi, hanno inviato, tramite il loro legale, una diffida a tutte le anagrafi d’Italia, perché non accettino la registrazione di quelle nascite. Nello stesso tempo hanno chiesto un incontro ai Rossi, i quali hanno risposto attraverso il loro avvocato con una domanda: per quale ragione volete incontrarci? Non intendono infatti rinunciare ai due bambini, anche se geneticamente non gli appartengono. Per la legge italiana, la madre di un bambino è colei che lo partorisce, dunque per la signora Bianchi non sembrerebbero esistere possibilità. Mentre il signor Bianchi potrebbe attivare un riconoscimento di paternità, sicché potremmo trovarci nella situazione di due bambini che hanno per madre la signora Rossi e per padre il signor Bianchi. Mi domando se la legge Lorenzin sarà così sottile da risolvere anche un caso intricato come questo.