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 2014  luglio 27 Domenica calendario

In Palestina siamo arrivati a mille morti e qualche esperto ci spiega che anche questa cifra è poco credibile, «sapremo il numero vero delle vittime solo quando le ostilità saranno finite»

In Palestina siamo arrivati a mille morti e qualche esperto ci spiega che anche questa cifra è poco credibile, «sapremo il numero vero delle vittime solo quando le ostilità saranno finite». Mentre la metà delle vittime palestinesi sono donne e bambini e la maggior parte sono in ogni caso civili, la quarantina di morti israeliani è fatta quasi tutta di militari. Se si considera che i morti israeliani dell’offensiva denominata "Piombo fuso", venti giorni a cavallo tra il 2008 e il 2009, furono tredici, si deduce che Hamas combatte meglio di una volta. Cioè, Hamas è diventato un osso più duro, può raggiungere con i razzi quasi qualunque punto del territorio israeliano e si è dato un’organizzazione militare vera, suddividendosi in «brigate, battaglioni, compagnie e unità speciali come i commando navali, i costruttori di tunnel, gli esperti di missili» (così Yossi Melman, esperto militare e autore del libro Spies Against Armageddon: Inside Israel’s Secret Wars).

•  Hamas è in grado di tener testa a Israele?
Nello stesso tempo Hamas è alla disperazione, perché egiziani e israeliani, senza bisogno di allearsi ufficialmente, stanno distruggendo di comune accordo il sistema di tunnel su cui si regge la Striscia. Attraverso i tunnel arrivano i rifornimenti e le medicine. Ma anche le armi. Commando di quindici-venti uomini si infilano sotto terra, sbucano in territorio israeliano, attaccano, ammazzano. Ogni volta che c’è un’operazione di guerra, una parte di questi tunnel viene distrutta, ma appena il conflitto finisce, i tunnel sono ricostruiti e moltiplicati. Almeno la metà delle risorse che il mondo versa ai palestinesi viene impiegata per la costruzione di questi cunicoli.  

• Di quanti soldi stiamo parlando?
La Corte dei Conti europea scrive che tra il 2008 e il 2012 l’Unione europea ha versato all’Autorità Nazionale Palestinese 1,95 miliardi di euro. Una parte cospicua di questi soldi è finita ad Hamas, che, avendo vinto le elezioni, ha il pieno controllo di quella parte di Palestina che si chiama Striscia di Gaza. Bruxelles non esercita praticamente nessun controllo sul denaro che versa. Mi domando che cosa accadrebbe se questo flusso di denaro, di cui indirettamente beneficia anche Israele, si interrompesse. Mi domando se la trappola dalla quale sembra impossibile uscire non sia stata fabbricata anche per costringere il mondo a continuare a pagare, qualunque cosa accada.  

Ieri però era giorno di tregua.
Qualche sparatoria c’è stata lo stesso, qualche razzo è partito lo stesso, qualcuno ci ha lasciato lo stesso la pelle. John  Kerry, il segretario di stato americano, ha tentato di persuadere gli israeliani a fermarsi per sette giorni. Hamas aveva accettato (segno della difficoltà in cui si trova), Netanyahu, dopo aver riunito il suo consiglio di sicurezza, ha detto di no. Israele non intende mollare fino a che il sistema dei tunnel non sarà stato distrutto, fino a che Israele non avrà, sui palestinesi, una superiorità indiscussa. Israele vuole che cessi la pratica dei bombardamenti sulle sue città.  

Quello che non si perdona a Tel Aviv è la strage di civili, i colpi sparati sugli ospedali.
Gli israeliani negano di aver distrutto loro gli ospedali. Certi tunnel partono proprio dagli ospedali. Luttwak, che è un repubblicano americano e un guerrafondaio, ha detto la seguente frase: «Gli israeliani usano i missili per difendere la loro popolazione civile, i palestinesi usano la popolazione civile per difendere i loro missili». Allude alla pratica degli scudi umani, ammassare negli obiettivi più interessanti per Tel Aviv donne e bambini. Netanyahu alla fine ha concesso una tregua di 12 ore (dalle otto di mattina alle otto di sera) per permettere di evacuare e curare i feriti e consentire i rifornimenti di cibo e di acqua. Poi la tregua è stata prolungata fino a mezzanotte. In una riunione ieri sera a Parigi Kerry e gli altri ministri degli esteri (Mogherini, Laurent Fabius, il tedesco Steinmeier, l’inglese Hammond, il turco Davutoglu, più il mediatore del Qatar e l’Alto rappresentante della politica estera europea Caroline Ashton) si sono lambiccati il cervello per trovare il modo di estendere il cessate il fuoco a 24 ore rinnovabili. È stato lanciato un appello, ma non sarà semplice persuadere gli israeliani. La tregua umanitaria, quella in corso, non ha sottintesi politici. Kerry e gli altri vogliono che si prolunghi soprattutto per far sedere intorno a un tavolo i belligeranti.  

Che cosa chiedono gli uni e gli altri?
Hamas soprattutto che si ripristini il sistema dei tunnel. Tel Aviv vuole presiedere una fascia di un chilometro dentro la Striscia da cui tenere sotto controllo i palestinesi.