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 2014  luglio 15 Martedì calendario

A Genova i sub sono già all’opera

«Messico», «Aliberto», «Fausto C.» e «Luca» sono le quattro motonavi d’appoggio, in comunicazione diretta con i piloti e la Capitaneria di Porto. Angelo, Danilo, Francesco, Nicola, Fabrizio, Massimiliano, Marco, Federico, Danilo e Aglaia, l’unica donna, sono i subacquei che, nelle acque davanti a Prà, stanno posizionando sul fondo i cosiddetti corpi morti. Ovvero blocchi di cemento ai quali verranno fissate le panne di contenimento, barriere che sott’acqua e in superficie eviteranno la dispersione di oggetti o sostanze.
Lungo la diga foranea, invece, gli operai hanno finito di posizionare 13 bitte per gli ormeggi, da 120 tonnellate di tiro per i cavi che arrivano fino al ponte 9 della Concordia, l’unico con i ritegni per il fissaggio. Saranno collaudate venerdì, con i rimorchiatori e dinamometri. A cinquecento metri d’acqua di distanza, sulla terraferma, là dove è stata costruita la grande vasca per i delfini dell’Acquario, si sta allestendo il cantiere dove verranno selezionati i rifiuti per essere poi depositati nei cosiddetti scarrabili, container senza tetto, e trasportati con i camion verso le strutture di smaltimento. I due pontoni per il trasporto, grandi chiatte dotate di gru, ci sono già. Tutto deve essere pronto per il giorno in cui la Concordia salperà dall’isola del Giglio. Genova si prepara ad accogliere il relitto per un’operazione di smantellamento senza precedenti, sulla quale saranno puntati gli occhi di tutto il mondo.
«Senza dimenticare la tragedia e le vittime, ora però dobbiamo vedere questa impresa come un’occasione - dice Mauro Avvenente, presidente del Municipio Ponente, zona che conta il 65% dell’edilizia popolare di tutta la città -. Per questo abbiamo scritto al sindaco Marco Doria e al presidente dell’Autorità Portuale chiedendo che si tenga conto dei nostri disoccupati».
«È difficile dire quante persone lavoreranno nelle varie fasi dello smantellamento - dice l’ingegner Marco Bisagno, dei Cantieri Mariotti, stessa holding dei Cantieri San Giorgio del Porto che con la Saipem hanno costituito l’Associazione temporanea di impresa che si è aggiudicata il relitto -. Diciamo almeno 300. È ovvio che la prima fase, quella di alleggerimento da mobili e suppellettili, sarà quella che più richiederà mano d’opera».
I disoccupati ci sperano, ma al momento non ci sono risposte. Sono una cinquantina le ditte che potrebbero essere coinvolte nello smantellamento: saranno scelte di volta in volta con gare relative alle singole necessità. Come la divisione dei rifiuti o il trasporto, per limitarsi alla fase uno.
Intanto ai cantieri San Giorgio si stanno revisionando i distanziatori, ovvero strutture di carpenteria metallica da posizionare prima dell’arrivo della nave per distaccare la linea di ormeggio a 12 metri dalla diga. Lo scopo è duplice: fissare la nave dove la profondità è di 20 metri e assorbire e attutire l’energia cinetica prodotta dalla Concordia contro la diga in caso di venti provenienti da Nord-Ovest, Nord e Nord-Est. Sono reticoli parabordati formati da travi rigide, di forma rettangolare, generalmente usati per le navi «fantasma», quelle abbandonate dagli armatori falliti, ormeggiate lungo la diga foranea nella zona più a Levante.