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 2014  luglio 02 Mercoledì calendario

Greenpeace contro Genova

La Rainbow Warrior contro il governo Renzi. La nave simbolo delle battaglie di Greenpeace ieri sera è arrivata all’isola del Giglio e si è posizionata vicino al relitto della Concordia stendendo due striscioni. Su uno si leggeva: "Un altro disastro, quanto ci Costa?" e " In mare aperto per 5 giorni?".
Chiaro il riferimento contro la decisione del governo di dare il via libera al piano per lo smantellamento nel porto di Genova della nave naufragata. Temono, gli ambientalisti, i cinque giorni di navigazione nel santuario dei cetacei, cioè in un tratto di mare che è protetto e di alto valore naturalistico. Una preoccupazione che vede schierato dalla stessa parte anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che è lo sconfitto assieme al porto di Piombino, soluzione scartata da Costa ("Il porto non è pronto"), e dal governo ("Quella di Genova è la soluzione migliore").
«Speriamo sia davvero vicino il momento in cui l’oscena ferraglia della Costa Concordia sarà rimossa dal Giglio. Ci vorranno almeno cinque giorni per trainarla fino a Genova e i dubbi sulla sicurezza di quest’operazione sono molti. - denuncia Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. Avremmo voluto cancellarli incontrando il Commissario straordinario, che ha il compito di vigilare su un intervento complesso e rischioso come questo, ma non è stato possibile».
Greenpeace precisa che "non ha mai fatto il tifo per la scelta di una città rispetto a un’altra, ma solo per il Giglio e per lo splendido mare del Santuario dei Cetacei per il quale fa campagna da anni". Secondo l’organizzazione ambientalista è "bene che la demolizione avvenga il più vicino possibile al luogo in cui si trova per minimizzare i rischi ambientali". Preoccupano infatti i liquami interni alla grande nave (trasportava oltre 4000 persone e la crociera era soltanto all’inizio quindi all’interno c’erano derrate, detersivi e materiali vari per tutti i viaggiatori).
«Non sappiamo cosa accadrebbe se, com’è già successo, durante il traino si dovesse staccare un altro cassone. Non conosciamo previsioni meteo davvero affidabili a cinque giorni (tanto, e forse più, ci vorrà per portare la Concordia a Genova) e non abbiamo certezze su come verranno limitati i rischi di rilascio dei liquidi pericolosi o contaminati che sono dentro il relitto. Infine, non sappiamo con quali garanzie avverrà a Genova la rottamazione della Concordia che deve rispettare le norme comunitarie» conclude Giannì.
La questione poi è anche un’altra e Greenpeace la sottolinea: "Bizzarro che l’Italia si stia dotando di ben due “poli di smaltimento” delle navi - Piombino e Genova – a un centinaio di miglia di distanza mentre il Regolamento dell’Unione Europea 1257/2013 di fatto consente agli armatori europei di vendere le navi che possono quindi cambiare bandiera ed essere smantellate fuori dei confini comunitari. Costa/Carnival lo ha già fatto con la Costa Allegra - incendiatasi poche settimane dopo la Concordia - che è stata venduta a un intermediario, ha cambiato nome in Santa Cruise e bandiera (Sierra Leone) ed è stata rottamata ad Alyaga, in Turchia".
Nella disputa del porto si giocano insomma grossi interessi economici. "Lo sviluppo del porto di Piombino può cambiare la geografia dei porti in Italia e a qualcuno ha cominciato a dare fastidio" ha detto qualche giorno fa il presidente della Toscana Enrico Rossi che con l’ex ministro Clini aveva trovato un accordo per smantellare la nave a Piombino e fare di quell’esperienza il primo "mattone" di una riconversione industriale in una città che porta pesantemente i segni della crisi.
"Ieri non ho ricevuto messaggi da Renzi, ma spero di averne presto sulla conclusione della partita dello smantellamento del naviglio militare a Piombino, che è previsto dall’accordo di programma che abbiamo sottoscritto col governo" ha detto Rossi ai giornalisti che gli chiedevano se avesse ricevuto un sms dal premier Renzi come quello ricevuto dal presidente della Liguria Burlando al termine dei lavori del Consiglio dei ministri di ieri.
"Dispiace - ha aggiunto Rossi - che la Toscana abbia dovuto sobbarcarsi per oltre 900 giorni la presenza di questo relitto ma che alla fine la decisione sia stata diversa e che l’ipotesi Piombino non sia stata nemmeno valutata". Rossi ha assicurato che "collaboreremo perchè l’operazione è delicata e intravediamo molti rischi e controlleremo il più possibile che non ci sia inquinamento".