Corriere della Sera, 19 giugno 2014
Tags : Costa Concordia, il relitto si rialza
Le (possibili) manovre a favore di Piombino
Premessa: tutto questo non sarebbe successo se le amministrazioni coinvolte avessero fatto quanto si erano impegnate a fare. Cioè mettersi d’accordo fra di loro e con la Costa per stabilire il da farsi. Invece, come al solito, ecco le misure straordinarie, per rendere ancora più straordinarie le procedure straordinarie. Ecco un commissario, nella persone del capo della Protezione civile Gabrielli, al quale il governo di Matteo Renzi ha affidato giusto un mese fa il compito di convocare e coordinare la Conferenza dei servizi. Un compito già delicatissimo di suo. Ma in questo caso ancora di più, per ragioni facilmente comprensibili.
Il presidente della Regione Toscana, il democratico Enrico Rossi, l’ha detto chiaro e tondo. Per lui la Costa Concordia va smantellata a Piombino. Peccato che l’armatore, al quale spetta la decisione visto che tutta l’operazione è a sue spese, non sia d’accordo. Scartate altre ipotesi che pure erano state ventilate (Palermo, ma anche Civitavecchia e il porto turco di Smirne), la scelta sarebbe quella di portare la gigantesca carcassa della nave con il suo residuo carico inquinante a Genova. Dove la Saipem del gruppo Eni e le Officine meccaniche San Giorgio Del Porto hanno pronto un progetto condiviso dalla Costa che è all’esame della stessa Conferenza dei servizi.
L’ostinazione di Rossi ha certo motivazioni legate alla situazione dell’area di Piombino, che versa in una profonda crisi industriale: lo smantellamento della Concordia vale un centinaio di milioni e potrebbe rappresentare una svolta decisiva. Al punto tale che la Regione sarebbe disposta ad accettare qualunque condizione posta dall’armatore, a cominciare naturalmente dalle ditte incaricate dell’operazione.
Anche se proprio questo sembrava uno dei punti chiave dell’autocandidatura di Piombino. Il progetto di smaltimento nella città toscana era stato infatti messo a punto, insieme alla società bergamasca Despe, dalla Ecoacciai dell’imprenditore massese Emanuele Ricciardi. Non uno qualsiasi. Politicamente schierato con il Pd e con Matteo Renzi, sostenitore del sindaco di Massa Alessandro Volpi che ha appoggiato nella campagna elettorale, è alla testa di un gruppo da 240 milioni di euro di fatturato specializzato nel recupero dei rottami industriali.
Soprattutto, la Ecoacciai è candidata a rilevare quello che resta delle acciaierie Lucchini di Piombino, e una commessa come lo smaltimento della Concordia sarebbe come il classico cacio sui maccheroni. Ma una settimana fa la Conferenza dei servizi non si è espressa positivamente sul progetto e la compagnia di assicurazioni ha giudicato il rischio connesso non accettabile. Tutto da rifare, quindi.
A sentire gli esperti, inoltre, l’unico vantaggio di Piombino rispetto a Genova è la maggiore vicinanza all’Isola del Giglio. Le altre condizioni tecniche a quanto pare non ci sono. Il consulente inglese della Costa ha segnalato fra l’altro le carenze infrastrutturali della costa toscana. E poi c’è il porto, non adeguato per accogliere un mostro simile, dove però sono in corso lavori di ristrutturazione. Che comunque non saranno finiti prima di settembre: quando potrebbe essere troppo tardi.
La Concordia è affondata da due anni e mezzo e difficilmente le strutture potranno reggere un altro inverno. I tecnici sono d’accordo sul fatto che il relitto va portato via prima possibile. Perdere la finestra dell’estate potrebbe essere molto rischioso per le condizioni del mare. Tutti ricordano la violenta mareggiata del 5 ottobre dello scorso anno che fece inclinare pericolosamente la nave. Così il piano prevede che entro una ventina di giorni venga completato il posizionamento dei cassoni.
L’inizio del rigalleggiamento della Concordia è fissato per il 10 luglio: da quel momento il processo diventerà irreversibile. Perché una volta messo nelle condizioni di stare a galla il relitto dovrà essere immediatamente portato via. Il passaggio è delicatissimo anche per implicazioni non strettamente tecniche. Il turismo, per dirne una.
La fase di rigalleggiamento durerà cinque giorni, durante i quali sarà tassativamente vietata la circolazione dei natanti, e siccome la Concordia è all’imboccatura del porto dell’Isola del Giglio, ne consegue che i traghetti non potranno attraccare: il danno per la stagione turistica sarebbe assicurato.
Ora si sta studiando una soluzione, come un blocco limitato alle sole fasi iniziali e finali dell’operazione oppure il trasferimento temporaneo dell’attracco a Campese, dalla parte opposta dell’isola. Ma certo pure questo è un bel problema. Che questo surreale derby fra Genova e Piombino, un classico italiano che riporta alla mente la nostra candidatura alle Olimpiadi 2020 (per fortuna tramontata) con Palermo e Venezia concorrenti di Roma, carica ancor più di significati. In un groviglio burocratico pieno di potenziali insidie.
Tutto deve infatti passare non soltanto per la Conferenza dei servizi, ma anche per un Comitato consultivo e un Osservatorio di monitoraggio. Essendo la Concordia sotto sequestro, poi, c’è di mezzo anche la magistratura. E la Regione Toscana, presente in quei tre organismi di cui sopra insieme al Comune del Giglio, alla Provincia di Grosseto, ai ministeri e agli enti di protezione ambientale, è decisamente il soggetto più ingombrante.
Come dimostra il fatto che alla presidenza dell’Osservatorio, competente a dare il via libera a ogni fase, la prossima quella del rigalleggiamento, c’è una sua dirigente: Maria Sargentini. Se è dunque vero che la scelta della destinazione della nave spetta soltanto all’armatore è anche vero che le diverse parti pubbliche coinvolte hanno un potere di condizionamento non trascurabile. Fatto di cui Rossi è pienamente consapevole, a giudicare dalle sue recenti dichiarazioni.
Questa, per esempio: «Per la demolizione del relitto o si prende in considerazione anche Piombino o tutta la Toscana si metterà di traverso». Di traverso. Significa che la Concordia potrebbe restare lì dove si trova adesso, e la patata bollente finire in mano allo Stato? Non succederà, ne siamo convinti. Però…