La Stampa, 28 marzo 2014
Tags : Costa Concordia, il relitto si rialza
La Concordia sarà demolita a Genova
L’annuncio di Costa Crociere è fissato per la metà del prossimo mese di aprile. Allora si conoscerà finalmente il porto dove verrà realizzato lo smantellamento della Costa Concordia. Secondo le indiscrezioni raccolte, la scelta ricadrebbe su Genova. Il capoluogo ligure ha presentato l’offerta giudicata migliore sia dal punto di vista tecnico che economico, vista la decisione “politica” di preferire uno scalo nazionale rispetto alla più conveniente soluzione turca.
Le scaramucce sollevate da alcuni amministratori toscani nei giorni scorsi sono state un tentativo di guadagnare tempo per consentire a Piombino (dove sono stati investiti 100 milioni di euro pubblici per adeguare banchine ed effettuare i dragaggi) di rientrare in gioco. Ma di fronte all’evidenza che lo scalo sarà pronto solo in autunno, le ultime resistenze sembrano destinate a cadere.
Anche la proposta di Civitavecchia non è considerata adeguata, soprattutto perché la nave per entrare in porto dovrebbe fare una serie di evoluzioni sul lato deformato dello scafo (quello rimasto appoggiato sul fondale roccioso) con il rischio che i cassoni che garantiscono il galleggiamento possano cedere.
Resta dunque l’offerta presentata dai gruppi San Giorgio, Mariotti e Saipem in collaborazione con l’Autorità portuale di Genova guidata da Luigi Merlo. Un proposta da 200 milioni di euro, comprensiva delle operazioni di bonifica e smaltimento dei rifiuti speciali secondo il “codice europeo dei rifiuti” (Cer), che impegnerà per un anno e mezzo oltre 300 persone.
Una volta messa in galleggiamento, la Costa Concordia sarà trainata da alcuni rimorchiatori verso il porto di Voltri, nell’estremo ponente genovese. Un viaggio di 150 miglia (280 chilometri) della durata di almeno cinque giorni. Per questo è importante che avvenga a inizio estate, quando le condizioni meteomarine sono più favorevoli.
La nave avrà un pescaggio di circa 18 metri ed entrerà di prua senza dover fare particolari manovre per attraccare alla diga che dista 550 metri dal sesto modulo del terminal Vte e dove c’è una profondità di oltre 20 metri.
Questo significa che c’è un margine di manovra per eventuali eventi imponderabili. La diga verrà attrezzata per sostenere l’ormeggio della Concordia con bitte in grado di reggere ciascuna 150 tonnellate di tensione e con moduli distanziatori specifici per navi con pescaggio fino a 20 metri.
In questa prima fase la nave verrà svuotata di mobili, finestre, attrezzature e suppellettili varie in maniera tale da “risalire” fino a un pescaggio di 15 metri. Il materiale verrà raccolto sulla banchina di fronte, la stessa utilizzata per costruire la nuova vasca dei delfini dell’Acquario disegnata da Renzo Piano, e trasportato via camion verso i centri di smaltimento. Il tutto attraversando la viabilità portuale fino al casello autostradale di Voltri, senza utilizzare strade urbane.
Una volta alleggerita, la Concordia verrà trainata all’interno del porto verso Levante, sino all’area dell’ex superbacino. Qui sarà circondata da barriere fissate al fondo per evitare eventuali sversamenti. La Concordia verrà quindi tagliata “a fette” orizzontali, di fatto eliminando tutti i vari ponti. A quel punto, rimarrà di fatto il solo scafo di 290 metri con il suo carico di liquidi inquinati che avrà un pescaggio di 10 metri.
Ed eccoci all’ultima fase. La nave verrà trainata poco distante, all’interno della quarta vasca di carenaggio delle Riparazioni Navali. Qui, a bacino chiuso, avverrà finalmente la bonifica vera e propria e il definitivo smantellamento.