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 2014  luglio 15 Martedì calendario

Elvira Gemignani, la Porchiria

Il Borghese, 25 novembre 1999
Nel 1883, dopo poche lezioni di pianoforte, Giacomo Puccini divenne l’amante della sua allieva Elvira Bonturi, 24 anni, occhi luminosi, naso armonioso, bocca perfetta, chioma folta e nera, moglie di Narciso Gemignani, stimato droghiere all’ingrosso di Lucca, già compagno d’infanzia del compositore. Dando prova di lussuria negli incontri clandestini, la Bonturi si meritò il vezzeggiativo ”Porchiria”. Quando Puccini si stabilì a Milano lei lo seguì portandosi dietro solo la primogenita Fosca, lasciando al marito il figlio più piccolo Renato. Presto nacque Antonio, che per 20 anni rimase “figlio di madre ignota”, fino al 1907, quando fu possibile celebrare il matrimonio, undici mesi dopo la morte del Gemignani, come prescriveva la legge. Ma l’idillio finì presto. Puccini non portava in società la sua signora perché la loro relazione era invisa al perbenismo borghese dell’epoca e la sua bellezza cominciò a sfiorire rapidamente, mortificata da abiti modesti e faccende domestiche. I tradimenti del marito la inacidirono e prese a controllarlo e inseguirlo. Non appena la coppia potè permettersi una domestica, Doria Manfredi, costei fu vittima dei sospetti della Bonturi che, dopo averla licenziata in tronco, continuò a spiarla travestita da uomo e a darle della sgualdrina quando la incontrava per strada. La poveretta arrivò allo sfinimento e si avvelenò con pasticche di detersivo (l’autopsia provò la sua verginità).
Max Bruschi