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 2014  luglio 14 Lunedì calendario

Appunti su Gabo


• «L’illusione non si mangia, disse la donna. Non si mangia ma alimenta, rispose il colonnello» (Gabriel García Márquez, Nessuno scrive al colonnello).
Corriere della Sera,  02/02/2001.

• «La vita di una persona non è quello che è accaduto. Ma quello che si ricorda e come lo si ricorda» (Gabriel García Márquez).
Gabriel García Márquez sulla Repubblica del 27/1/2001

• Il premio Nobel di Letteratura Gabriel García Márquez, che per Aracataca, il suo paese d’origine (ispirazione del Macondo di Cent’anni di solitudine) non ha costruito neanche una piccola biblioteca comunale.
Il Riformista, 31/7/2011

• «Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall’alto in basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi. Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente non mi serviranno molto, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo» (versi di una poesia di addio alla vita, che circola in Rete, che i più attribuiscono a Gabriel García Márquez e che lui non ha mai negato di aver scritto).
Roberto Cotroneo, L’espresso, 17/10/2002

• Sembra che per la pubblicazione del primo volume della sua autobiografia Vivir para contarla, Gabriel García Márquez abbia ricevuto 12 milioni di euro: 7 milioni per i paesi di lingua spagnola e 5 milioni per il resto del mondo.
Roberto Cotroneo, L’espresso, 17/10/2002

• Gabriel García Márquez a proposito della mamma: «Era cresciuta in un’infanzia incerta accompagnata dalle febbri terzane, però quando si curò l’ultima fu completamente e per sempre, con una salute di cemento armato che le ha permesso di celebrare i 95 anni con 11 figli suoi e altri quattro del suo sposo, con 66 nipoti, 73 bisnipoti e 5 pronipoti di cui era trisavola. Senza contare i nipoti dei quali mai si seppe nulla».
Mino Vignolo, Corriere della Sera 10/9/2002

• L’infanzia di Gabriel García Márquez, passata nella cittadina colombiana di Aracataca, in casa dei nonni materni: il colonnello padre di 16 figli, Nicolas García Iguaran, e la superstiziosa Tranquilina Iguaran Cortes.
Mino Vignolo, Corriere della Sera, 10/9/2002

• Uscirà a settembre in cinque paesi latinoamericani (un mese dopo in Spagna, Messico e Argentina) il primo volume delll’autobiografia di Gabriel García Márquez, dal titolo, provvisorio Vivir para contarlo: 800 pagine (1.000 prima della revisione) per raccontare gli anni fino al 1955 (anno di pubblicazione del primo romanzo), a partire dalla storia della vita dei nonni. Ad aggiudicarsi i diritti di pubblicazione, dopo un’asta durata anni, il gruppo editoriale Random House Mondadori, sborsando «milioni di euro». L’autore ha cominciato a scrivere le sue memorie nel 1998, quando ha scoperto di avere un tumore: «Ho scollegato il telefono, ho cancellato i viaggi e ogni tipo di impegno. Mi sono chiuso a scrivere tutti i giorni senza interruzione dalle otto della mattina alle due del pomeriggio».
Mino Vignolo, Corriere della Sera, 29/6/2002

• «Fidel Castro è la principale forza della rivoluzione, ma anche la sua principale debolezza» (García Márquez).
Maurizio Matteuzzi, il manifesto 2/8/2006

• Barranquilla, la città del Caribe colombiano dove studiò ed inizio a lavorare come giornalista García Márquez
Omero Ciai, la Repubblica 28/5/2010

• «Il segreto della longevità e della felicità è fare solo quello che ti diverte» (Gabriel García Márquez).
Alex Grijelmo, El Pais, da Internazionale 29/01/1999

• Il messicano Juan Rulfo, per esempio, tace per venticinque anni, eroe solitario, dopo aver prodotto quel Pedro Páramo che García Márquez considera uno dei libri capitali per la sua formazione.
Paolo Mauri, la Repubblica 31/8/2004

• García Márquez, allora totalmente sconosciuto, fu invece scoperto da un nostro redattore che leggeva lo spagnolo.
Inge Feltrinelli a Valeria Gandus, Panorama, 12/05/2005

• «Scrittore delizioso che sembra fatto di panna montata, e che ha trasformato la letteratura in un lussuoso gioco fine a se stesso».
Alessandro Piperno a Paolo Di Stefanoi 5/10/2005

• Dal libro El mundo según Gabriel García Márquez, alla voce "Guerra": «è più facile iniziare una guerra che terminarla».
Manuela Diviri, Vanity Fair 10/11/2005

• Gabriel García Márquez, il quale ha recentemente ammesso, sia pure a una veneranda età e dopo copiosa produzione, di avere infine esaurito la sua prodigiosa vena.
Enrico Franceschini, la Repubblica 12/02/2006

• Alberto Merlati è stato sposato con la figlia della scrittrice Gina Lagorio, quindi ha avuto per genero Livio Garzanti, l’editore di Jorge Amado, Pier Paolo Pasolini, Goffredo Parise e soprattutto  Truman Capote, che si faceva trovare dal suo stampatore italiano in albergo intento a sferruzzare all’uncinetto («era talmente femminile, una bella donnina, in fondo», si consolava Garzanti). «Ho lavorato sei o sette anni con Livio, ma sono scappato a gambe levate».
Per quale motivo?
«Nel 1980 m’ero incontrato a Barcellona con Carmen Balcells, l’agente letteraria dei più famosi scrittori latino-americani. Gabriel García Márquez aveva appena lasciato Feltrinelli. La Balcells mi propose d’ingaggiarlo, insieme con Mario Vargas Llosa. Tornai a casa felicissimo: 200.000 dollari per il primo e 30.000 per il secondo. Un affarone. Ma Garzanti disse che Llosa non lo conosceva e che García Márquez non valeva granché. Così se lo prese Leonardo Mondadori. E nei due anni successivi pubblicò i bestseller Cronaca d’una morte annunciata e L’amore ai tempi del colera».
Immagino la sua felicità...
«Ero furibondo. È vero che avevamo idee diverse su tutto, a cominciare dal futuro delle Garzantine. Ma quella è stata la fine del nostro rapporto».
Alberto Merlati a Stefano Lorenzetto, Il Giornale 23/12/2007.

• Ne L’amore ai tempi del colera, Florentino Ariza attende cinquantatré anni sette mesi e undici giorni le grazie di Fermina Daza, la ragazza più bella del Caribe.
Bruno Ventavoli, La Stampa 17 aprile 2008

• I film dei capolavori di García Márquez, in particolare, sono penosi travisamenti e sostituiscono la precisione immaginativa dello scrittore colombiano con un esotismo sgangherato che tradisce profondamente l’originale senza nemmeno rendersene conto.
Salman Rushdie, Corriere della Sera 2/3/2009

• C´è chi scrive per essere amato, come Dickens, Márquez; o odiato, come Céline o Houellebecq. L’autore vuol essere al tempo stesso un disturbo per il mondo e il creatore di un mondo possibile
Carlos Fuentes, la Repubblica 22/5/2009

• Ma come si fa a ignorare quanto Gabriel García Márquez sia stato influenzato dall’americano William Faulkner? E oggi come si fa a ignorare che Salman Rushdie abbia letto e assorbito Márquez?
Antonio Monda, la Repubblica 8/9/2009

• Era Luis Sepúlveda a raccontare Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (Guanda), e Gabriel García Márquez, in Memoria delle mie puttane tristi (Mondadori), a offrire consolazione a un nonagenario con le grazie di un’adolescente.
Alessandra Iadicicco, La Stampa 22/11/2009

• García Márquez racconta che una notte un compagno di college gli passò i racconti di Kafka e che quando, tornato alla pensione in cui alloggiava, aprì il libro, la prima riga de La Metamorfosi lo fece quasi cadere dal letto e fu così che cominciò a scrivere.
Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 30/03/2010

• «’Ricco no”, disse, ”sono un povero con i soldi, che non è la stessa cosa”» (Gabriel García Márquez, da L’amore ai tempi del colera)
Voce Arancio, 17/3/2010

• «Parlai a lungo anche con Gabriel García Márquez durante un convegno di tre giorni a Zermatt sulla creatività — ricorda Botta —. Eravamo lì come in clausura. Io ero amico di un suo conoscente di Bogotá, dove l’avevo già incontrato. Mi ricordo un dettaglio: la sera in cui mi vennero a prendere all’aeroporto di Bogotà sul soffitto dell’auto c’era un quadro. “È un Picasso”, mi disse il suo conoscente. Quando ricordai questo particolare a Márquez lui rise e disse: “È questa la creatività per l’America Latina”».
Mario Botta a Pierluigi Panza, Corriere della Sera 15/09/2010

• E cosa mi dice dell’altro Nobel sudamericano, García Márquez?
«Non parlo di García Márquez. Lasciamo la questione ai biografi». Mario Vargas Llosa a Valerio Magrelli, il Venerdì di Repubblica 3/12/2010

• Al contrario, il papa di Gabriel García Márquez in Autunno del Patriarca ricalca l´icona del fastoso Potente seduto «col suo anello al dito sulla sua poltrona d’oro» in atto di regalare tramite i suoi calzettai privati dodici dozzine di calze di porpora al dittatore sudamericano, al quale però nega alla fine la canonizzazione della madre, scatenando una guerra.
Giancarlo Zizola, la Repubblica 18/4/2011

• Molti anni fa lo scrittore colombiano e premio Nobel Gabriel García Márquez si sottopose pazientemente a una raffica di domande postegli dal suo vecchio amico Plinio Mendoza, che voleva scrivere un libro su di lui (Odor di guayaba). Márquez rispose a tutte le domande con generosità. Solo davanti a una ebbe un’esitazione, cominciò a guardare fuori dalla finestra e rimase zitto. La domanda di Mendoza era: «Gabo, c’è una storia altrui che avresti voluto scrivere tu?». Quando, visto il silenzio dell’amico, Plinio stava per passare a un’altra domanda (temendo di avere infranto involontariamente un comandamento letterario: «Non desiderare la storia d’altri»), Márquez si riscosse dal mutismo e rispose: «Sì, c’è una storia non mia che avrei voluto scrivere io, Il generale Della Rovere». Il generale Della Rovere è un racconto di Indro Montanelli (e un film di Roberto Rossellini), la storia di un imbroglione di mezza tacca che si spaccia per un altissimo ufficiale italiano per fare la spia, per conto dei tedeschi, nel carcere di San Vittore. Alla fine, in un soprassalto di dignità personale e di orgoglio patriottico, si riscatta con un atto di eroismo. Un racconto bellissimo in cui l’abito fa il monaco, la divisa il generale.
Antonio D’Orrico, Corriere della Sera 27/6/2011

• Hanno cominciato prim’ancora che partisse, con una pagina Facebook intitolata «Shakira, di’ no all’apartheid» (dove l’apartheid, secondo i 1.500 internauti contattati, sarebbe quello che Israele pratica verso i palestinesi). Hanno ricominciato ora che è ripartita. Invano: lei che per esteso si chiama Shakira Isabel Mebarak Ripoll e discende da cristiani libanesi emigrati in Colombia, lei che in passato aveva dato retta all’amico García Márquez e s’era sempre schierata su posizioni al confine dell’antisemitismo— «preferisco che una mia canzone sia ascoltata da un maiale, piuttosto che da un israeliano» , avrebbe detto una volta —, ha gettato i vecchi pregiudizi e dice d’aver cambiato idea.
Francesco Battistini, Corriere della Sera 28/6/2011

• C’è stato un tempo, gli anni ‘50, in cui nell’ambiente editoriale la parola “gettoni” indicava una collana Einaudi diretta da Elio Vittorini. Ora indica i compensi per la presenza d’un autore a un evento culturale. Per chi vive “de sa plume”, come dicono i francesi, festival, reading e manifestazioni varie sono una realtà reddituale consolidata, tagli permettendo. Tant’è vero che esiste un tariffario che dà la cifra del prestigio e gira tra gli organizzatori. Si va dai cinquemila euro perché “la festa cominci” con Niccolò Ammaniti, Alessandro Baricco o Piergiorgio Odifreddi ai quarantamila per Gabriel García Márquez che è un Nobel e sta all’altro capo del mondo.
Antonio Armano, Saturno-il Fatto Quotidiano 22/7/2011

• Senza contare che verrebbe da interrogarsi non solo sulle presenze, ma anche sul perché di certe lacune… «Sì. A volte casuali, a volte più significative. Ad esempio, per quanto mi riguarda, mentre propugno entusiasticamente Gabriel García Márquez, dovrei spendermi per nomi altrettanto grandi come quello di Guimaraes Rosa. Purtroppo io conosco il portoghese ma non quello di Guimarães, che richiede ben altra competenza».
Che dire dei grandi incontri? García Márquez, giustappunto. Ma anche Schapiro, anche Montale?
«Di García Márquez colpiva quello che chiamerei il suo nazionalismo latino-americano, la speranza che i suoi libri, portando tutto su un livello iperbolico e fantastico aiutassero gli europei a portarsi al di sopra dei luoghi comuni».
Cesare Segre a Giovanni Tesio, La Stampa - TuttoLibri 24/9/2011

• Nel quartiere si trova un altro albergo come il Vieux Paris che ha fatto storia: è l’ Hotel Pont Royal, dove hanno vissuto Alberto Moravia, Bernardo Bertolucci e García Márquez.
Alessandra Muglia, Corriere della Sera 01/10/2011

• I tre studiosi (Giovanni Alessi, Linda Barcaioli e Toni Marino) ricordano che Gabriel García Márquez prima di scrivere Cent’anni di solitudine lavorò a lungo come copywriter, anche se i biografi menzionano l’episodio quasi con vergogna.
Guido Vitiello, la Lettura (Corriere della Sera) 19/02/2012

• Domenica 8 luglio. Jaime García Márquez dice che suo fratello Gabriel è ormai semidemente, dimentica le cose e ha smesso di scrivere l’autobiografia. I due hanno gli uffici sullo stesso pianerottolo, uno dirimpetto all’altro, nella calle San Juan de Dios in Cartagena de Indias (Colombia). Gabriel vive in genere a Città del Messico. Anche la madre Luisa (Ursula dei Cent’anni di solitudine) finì con l’Alzheimer.
Il Foglio dei Fogli, 8 luglio 2007

• «La letteratura è fiorita quando lo scrittore viveva tra la gente. Almeno fino a Márquez questo è stato vero».
Ala al-Aswani a Marco Belpoliti, l’Espresso 31/8/2012

• Da una parte noto glottologo e linguista, dall’altra altrettanto noto ispanista, nella sua seconda veste Lucio D’Arcangelo è noto per la sua antipatia verso Gabriel García Márquez, contro la cui “dittatura” scrisse un famoso pamphlet, La vittoria della solitudine.
Il Foglio 21/9/2012

• Giornali e recensori italiani, che di Walter Salles già avevano celebrato I diari della motocicletta (con Gabriel García Márquez nella parte di Ernesto Guevara non ancora “Che”)
Mariarosa Mancuso, il Foglio 13/10/2012

• Leonardo Mondadori riuscì nell’impresa che gli fu sempre più cara e cioè l’acquisizione di Gabriel García Márquez, un grande simbolo oltre che un grande autore.
Gian Arturo Ferrari, la Lettura (Corriere della Sera) 16/12/2012

• Ma anche la stima e l’amicizia di intellettuali tutt’altro che reazionari come Gabriel García Márquez (che presentò Helmut Newton a Fidel Castro, epurando per prudenza un paio di foto dall’album da regalare al Comandante...)
Michele Smargiassi, il Venerdì 1/3/2013

• Il cadavere di Simón Bolívar è come un qualsiasi altro cadavere, ma la sua eredità è un bottino ben più prezioso da rubare rispetto a quello di Kim Il-sung. Il generale nel suo labirinto di Gabriel García Márquez è un buon inizio per capire che la combinazione di qualità eroiche e tragiche tiene ancora viva la memoria di Bolívar oggi (a New York, il suo monumento equestre ancora domina l’angolo tra Avenue of the Americas e Central Park South). La creazione degli Stati Uniti del Sudamerica sarà sempre un sogno inconsistente, ma nel tentativo sanguinoso di realizzarlo, Bolívar fu una grandissima figura, così come fu anche un doppiogiochista, un criminale di guerra, un fornicatore seriale, come l’ha ritratto deliziosamente Márquez.
Christopher Hitchens, Il Foglio 7/3/2013

• Noticia de un secuestro, un’inchiesta sulla Colombia del narcotraffico pubblicata nel 1996 da Gabriel García Márquez.
Enrico Deaglio, il Venerdì 5/4/2013

• «Il problema del matrimonio è che finisce ogni notte dopo che si è fatto l’amore, e occorre ricostruirlo ogni mattina prima della colazione»
Stella Prudente, Il Messaggero 28/5/2013

• Una lettera del 7 dicembre 1970 preannuncia quelle feste natalizie che a Barcellona avrebbero riunito tutti assieme i “cinque grandi del boom” Cortázar, García Márquez, Vargas Llosa, Fuentes e Donoso con le rispettive famiglie. La lettera del 25 marzo 1971 informa che «Fidel ha scomunicato tutti noi scrittori che gli abbiamo scritto chiedendogli chiarimenti sull’arresto del poeta Padilla». Ma aggiunge: «continuo a credere nel buono della rivoluzione cubana, opponendomi ai suoi aspetti negativi». Lui e García Márquez torneranno infatti in pieno dalla parte di Fidel, rompendo con Vargas Llosa e Fuentes anche dal punto di vista personale.
Il Foglio 22/8/2013

In seguito Walsh andò nella Cuba di Fidel Castro, per cui creò assieme a Gabriel García Márquez l’agenzia “Prensa Latina”
Maurizio Stefanini, Il Foglio 09/04/2014

Funerale Niente funerale pubblico per Gabriel García Márquez, morto il 17 aprile, ma una cerimonia di omaggio a Città del Messico. Si svolgerà lunedì alle 16 (le 23 in Italia) al palazzo di Belle arti della capitale messicana. Il corpo di García Márquez è stato portato in una sede dell’azienda funeraria García López, dove è stata organizzata una veglia funebre con familiari e amici e dove un servizio d’ordine tiene a distanza ammiratori e curiosi. Il corpo sarà cremato in una cerimonia privata, senza rito funebre.
www.cinquantamila.it/fiordafiore 19/4/2014