14 luglio 2014
Tags : Gabriel García Márquez • Gabriel García Márquez
Biografia di Gabriel García Márquez
GARCIA MARQUEZ Gabriel Aracataca (Colombia) 6 marzo 1928 - 17 aprile 2014. Scrittore • «Chi lo ha conosciuto dice che è un po’ più basso, un po’ più magro, in sostanza un po’ più esile di quello che appare nelle foto. Ma chi lo ha conosciuto dice anche un’altra cosa di Gabriel García Márquez: che è una fonte inesauribile di storie, anche quando parla semplicemente, si abbandona a digressioni, ricorda, spiega. Storie sue e storie di altri, storie inventate e tasselli di autobiografia, uomini pescati per la strada che porta ad Aracataca o riesumati da Cent’anni di solitudine. [...] rappresenta il sogno letterario di almeno due generazioni. Capace di essere lo scrittore per eccellenza, autore di romanzi che hanno affascinato milioni di lettori e l’incarnazione del successo senza compromesso. Scrittore importante e scrittore ricco. [...] uno scrittore che non ha mai ammiccato al pubblico, che non ha mai scritto un legal thriller, di cui Hollywood non si è mai occupata, che non ha mai scritto sceneggiature importanti, e che dopo aver vinto un premio Nobel non si è disturbato più di tanto per scrivere molti altri libri. In questo Márquez è davvero unico, perché è un’utopia vivente. Capace di incarnare il mito del romanziere vero, con un successo planetario che a quelle condizioni non è concesso a nessuno. Con un contorno ormai giallistico. Si sa che Márquez vive a Città del Messico. Si sa assai meno, ma ve lo diciamo noi, che la sua residenza sta sulle colline di San Jeronimo, e che il suo studio è in una palazzina a sé, dentro un giardino. Fino a qualche anno fa l’autore di Cent’anni di solitudine si divideva per vari luoghi del mondo. Ha una casa a Parigi, una a Barcellona, arredata in modo moderno, una villa all’Avana, una villa nei quartieri nord di Bogotá. Un figlio a Los Angeles [...] Ma ormai Márquez non si muove più da Città del Messico: ha paura dell’aereo, non ha più nessuna intenzione di parlare di sé. Chiuso in un lavoro che sta diventando maniacale e ossessivo. [...] Cent’anni di solitudine, che quando Mercedes, sua moglie, ha voglia di scherzare, dice che fu un vero azzardo, mandato in plico all’editore, per posta. In unica copia, con il dubbio che non fosse un capolavoro, e la paura che il manoscritto andasse perduto. Ora per Gabo, come lo chiamano volentieri a Cuba, c’è il computer, e i suoi libri non corrono il rischio di andare perduti. [...] 1955, anno in cui parte e si trasferisce in Europa. A fare il giornalista e a non fare l’avvocato, come suo padre avrebbe voluto. Ma lui era intimamente scrittore, e sapeva di esserlo, era l’unica cosa che avrebbe voluto fare veramente. [...] Gabo arriva a Roma nell’ottobre del 1955. Il 5 novembre viene ammesso al corso di regia del Centro sperimentale di cinematografia. Indirizzo romano: via Lima 42/3. Compagno di corso: Manuel Puig, il grande scrittore argentino. Márquez non venne ammesso agli esami “per troppe assenze”. Quelle che gli servivano per scrivere sui giornali. Anche quelli italiani. A cominciare da L’espresso di cui è stato collaboratore per anni [...]» (Roberto Cotroneo, L’Espresso 17/10/2002).