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Ci vediamo ad agosto

la Repubblica, 12 dicembre 2008

«Tornò sull´isola venerdì 16 agosto nel traghetto delle due del pomeriggio. Portava una camicia a quadri scozzesi, jeans, scarpe estive senza tacco e senza calze, un ombrellino di seta e, come unico bagaglio, una borsa da spiaggia». Inizia così Ci vediamo ad agosto, l´ultimo romanzo di Gabriel García Márquez. La voce che l´autore dei Cent´anni lavorasse ad un nuovo libro dopo aver prematuramente confessato, nel 2005, che non avrebbe più scritto, circolava da tempo. Ma adesso l´annuncio pubblico porta la firma di Plinio Apuleyo Mendoza e ha un significato tutto particolare.
«Gabito» - come lo chiamano i familiari - e Plinio si conobbero adolescenti, vissero a Parigi, visitarono l´Urss e, insieme, lavorarono a Prensa Latina, l´agenzia di notizie cubana che, grazie a Ricardo Masetti (l´amico argentino del Che), nei primi anni Sessanta, diede uno stipendio ad una generazione di giornalisti sudamericani, comunisti e squattrinati.
L´altro giorno, in una breve intervista all´Efe spagnola poi ripresa dal Guardian, Plinio Apuleyo ha detto che García Márquez ha già scritto quattro (ma in realtà sono addirittura sei) versioni di un nuovo libro, che «non è pienamente soddisfatto da nessuna di queste e che sta lavorando ad una stesura definitiva con le parti migliori di ognuna delle diverse versioni». Plinio Apuleyo, che partecipava insieme ai due biografi di Márquez, Dasso Saldivar e Gerald Martin, ad un incontro nell´ambasciata colombiana di Londra, ha aggiunto che «Gabo - oggi quasi ottantaduenne - soffre moltissimo per la sua celebrità. Quando lo incontrai per la prima volta aveva vent´anni, la barba mal fatta, una camicia sudicia e ci provava con le cameriere. Ma ora - ha concluso - è diventato molto autocritico e molto esigente con se stesso».
Nell´agenzia letteraria di Carmen Balcells, a Barcellona, smentiscono. Ma non vuol dire molto. Lo fanno sempre, finché il manoscritto non è stato venduto ed è pronto per la stampa.
L´annuncio di Plinio piuttosto coincide con un altro, fatto all´Universal di Città del Messico, da un altro grande amico di Gabo, il giornalista colombiano José Salgar. Qualcosa di più sa invece Jaime, il fratello minore di Márquez che presiede, a Cartagena de Indias, in Colombia, la scuola di giornalismo fondata dal premio Nobel. Dopo un lungo periodo sabbatico nel corso del quale «non ha scritto nulla», García Márquez avrebbe ripreso un vecchio progetto che comprende cinque racconti che hanno come denominatore comune delle storie d´amore di persone anziane. Al centro, però, ci sarebbe un solo personaggio, Ana Magdalena Bach.
Nel primo racconto Ana Magdalena è una signora cinquantenne, ancora molto bella, che ogni anno, in agosto, si reca nel cimitero sull´isola dove è sepolta sua madre per raccontarle le novità della sua vita e portarle un mazzo di gladioli. «Missione compiuta: - scrive Márquez - aveva ripetuto quel viaggio per ventotto anni consecutivi ogni 16 agosto alla stessa ora, prendendo la stessa stanza nell´albergo, lo stesso taxi e tornando dalla stessa fiorista sotto il sole infuocato del cimitero, per mettere un po´ di gladioli freschi sulla tomba della madre». Ma nel corso dell´ultimo viaggio, Ana Magdalena vive un´avventura amorosa che neppure si immaginava e che cambierà la sua esistenza: tornerà ogni agosto sull´isola sperando e temendo di viverne un´altra.
Dopo aver letto in pubblico una versione corta di Ci vediamo ad agosto, nel marzo scorso a Madrid, García Márquez in questi mesi ha lavorato agli altri quattro racconti per pubblicare un libro di 150 pagine che potrebbe essere nelle librerie all´inizio della primavera del 2009. Almeno questa è la sua intenzione. Mentre fonti vicine alla famiglia non confermano che starebbe lavorando anche al secondo volume della sua autobiografia. Il primo ed unico, Vivere per raccontarla, dove narrava gli anni dell´infanzia, è uscito nel 2002.
Quest´anno, tra ottobre e novembre, Márquez è tornato per un controllo nella clinica di Los Angeles dove venne curato per un tumore alla prostata. L´incidente è superato ma anche se continua a raccogliere testimonianze e ricordi sui suoi anni giovanili «alterna periodi di grande lucidità ed energia ad altri momenti di difficoltà nei quali tende a perdere la memoria e a sentirsi prostrato» (vedi anche, su questo, García Márquez e l’Alzheimer). Ragion per cui il lavoro sulle memorie procede a ritmi molto lenti. Inoltre c´è un altro particolare: l´edizione finale del primo volume di Vivere per raccontarla è andata in libreria con alcuni errori e molte imprecisioni (per non parlare delle traduzioni), dettaglio che ha offeso profondamente Márquez. È « molto scrupoloso, ossessivo con la pagina stampata» e non ha più le forze per fare da solo, come ha sempre fatto, l´editing dei suoi libri. «Vive un errore, un refuso, come una ferita personale», conclude Jaime. Mentre José Salgar aggiunge: «L´argomento del nuovo libro è, come sempre, l´amore. Ma in questo caso Gabo pensa di chiudere il ciclo dei romanzi che ha iniziato nel 1985 con L’amore ai tempi del colera e proseguito nel 1994 con Dell´amore e altri demoni».
Sul nuovo libro però le versioni non collimano. García Márquez sta facendo alcune cose insolite da qualche tempo. Il mentore è quasi sempre Plinio Mendoza. Prima ha accettato che l´edizione celebrativa della sua opera più famosa, Cent´anni di solitudine, contenesse un saggio di Mario Vargas Llosa, lo scrittore peruviano col quale non si parla da decenni. Poi ha firmato un manifesto internazionale a favore della libertà di pensiero contro Daniel Ortega, il presidente del Nicaragua alleato dei Castro e di Chávez. Infine ha chiamato al telefono, dopo undici anni di silenzio, Dasso Saldivar, l´autore della prima biografia (El viaje a la semilla) per ringraziarlo e rendere omaggio al suo lavoro. Proprio con Saldivar, Gabo s´è lamentato delle difficoltà: «Non si apprende mai veramente a scrivere, ogni romanzo per me è come se fosse il primo romanzo», gli ha detto durante l´estate.
Ma d´altra parte e nonostante la vita li abbia portati, in politica, molto lontani, Plinio Apuleyo Mendoza resta, tra gli amici del Nobel, il «preferito». L´unico da lui «coccolato» e quello col quale si confessa senza remore. Plinio e «Gabito» litigano ogni volta che parlano di Fidel Castro e Mercedes Barcha, la moglie di Márquez, da anni non gli rivolge parola, perché raccontò che ai tempi di Caracas la famiglia sopravvisse alla fame grazie a lui. Ma è anche l´unico che può fare annunci sul vecchio amico senza rischiare i fulmini dell´ira per la rottura di un ermetismo che, nel tempo, è divenuta la cifra di un personaggio tanto pubblico quanto irraggiungibile. Tutti gli amici di Márquez, dopo aver parlato con lui, devono chiedere a Mercedes il permesso per rivelare ai giornalisti quel che hanno saputo: Plinio no.
E non è improbabile che proprio in questi giorni mentre all´Avana prepara una lezione per la scuola di cinema che ha fondato nell´86, Márquez si stia arrovellando sull´ultimo libro che vuole lasciarci. Leggeremo le trepidazioni amorose di Ana Magdalena all´inizio della sua terza età? Secondo gli amici di «Gabito» probabilmente sì. Basterà aspettare primavera.
Omero Ciai