13 luglio 2014
Tags : Politici argentini
Nestor Kirchner
KIRCHNER Nestor Rio Gallego (Argentina) 25 febbraio 1950, El Calafate (Argentina) 27 ottobre 2010. Politico. Fu presidente dell’Argentina (2003-2007). Marito di Cristina • «[...] “l’uomo forte d’Argentina”, quello che ha salvato il paese dall’anarchia istituzionale [...]» (o. c., la Repubblica 28/10/2010) • «Il presidente democraticamente eletto meno conosciuto dagli argentini. Il cognome, origine croata, è quasi impronunciabile perfino per i tanti che lo hanno votato. La provincia da cui proviene, Santa Cruz, nella Patagonia, è una regione inospitale e spopolata, percorsa solo dai turisti amanti dei paesaggi maestosi» (Jorge Damian Liotti, la Repubblica 25/5/2003) • «L’uomo venuto dal freddo della Patagonia è certamente un tipo che sa fiutare il vento e i cambi repentini di pressione. Non è il “nuovo” […] La sua storia personale è tutta nel solco della tradizione. Nasce avvocato, come quasi tutti i politici argentini. Arriva da una provincia controllata con consenso e pugno di ferro, lontana da Buenos Aires. Si muove da destra a sinistra, dall’alto in basso, come usano i peronisti, senza preoccuparsi troppo della coerenza. Ha una moglie in gamba e ambiziosa, ennesima candidata all’eredità di Evita, per nulla disposta a limitarsi all’organizzazione dei cocktail di Palazzo. Arriva alla poltrona più alta del Paese con una fama di efficienza, buon senso e onestà personale. Anche questo già visto in passato. La provincia di Santa Cruz, della quale è stato governatore per tre mandati consecutivi, ha soltanto 180.000 abitanti, meno gente di un quartiere medio di Buenos Aires. Calcolando anche gli anni da sindaco della capitale Rio Gallegos, è al potere laggiù dall’’87. È una regione ricca di petrolio e gas, con una buona distribuzione del reddito, pochi poveri e molto impiego statale. Santa Cruz non è troppo difficile da amministrare, grazie alla scarsa popolazione e alle ricche royalties delle compagnie petrolifere. Kirchner ha un passato da militante della gioventù peronista, passione interrotta dal golpe del ’76. In quegli anni sposa la compagna di università Cristina Fernández, insieme mettono su uno studio legale di successo, crescono tre figli e rifuggono dalla politica. Accumulano un buon patrimonio ed evitano di finire nelle maglie della repressione. Tornano sulla scena negli anni Ottanta. Quando Nestor era presidente, Cristina era senatrice del Partido Justicialista, grintosa e di aspetto gradevole, con qualche tendenza a togliere la parola al marito in pubblico. Kirchner, nel frattempo, diventa il più classico dei governatori argentini: coniuga intelligenza e populismo, gestisce il consenso con la spesa pubblica e il controllo dei mass media, litiga con Buenos Aires per questioni di trasferimenti di soldi e intanto si insinua nei meandri del potere peronista. È ambizioso e tenace, come nel suo Dna, figlio di coloni tedeschi e croati. Kirchner aveva studiato per diventare presidente nel 2007. Poi i venti della politica gli hanno fatto cambiare i piani. All’inizio aveva tentato di insinuarsi nel centrosinistra, nel vuoto lasciato dall’Alianza. Decide di partire all’attacco di Duhalde, il governo, la politica economica del ministro Roberto Lavagna. Medita di lasciare i peronisti e di stringere un’alleanza con Elisa Carriò, la pasionaria anticorruzione. Quindi, colpo di scena, diventa il delfino del presidente di transizione, ne eredita la cauta politica economica e conferma Lavagna. In campagna elettorale, deve vedersela con oggettivi problemi di immagine. Non è carismatico, non trascina il pubblico, rischia a ogni istante di ricordare agli argentini quell’altro galantuomo, che si autodefiniva con orgoglio “noioso”, Fernando De la Rúa, poi fuggito dalla presidenza in elicottero. Kirchner viene invece aiutato dalla fortuna, dal profilo basso e, paradossalmente, da quel quarto dell’elettorato che sceglie di votare per Carlos Menem. A quel punto il gioco è fatto» (Rocco Cotroneo, Corriere della Sera 15/5/2003).