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 2014  luglio 13 Domenica calendario

Isabel Allende


ALLENDE Isabel Lima (Perù) 2 agosto 1942. Scrittrice. «Gira il mondo insieme alla madre [...] Proprio grazie ai lunghi viaggi inizia la carriera di scrittrice. Un’amica della madre legge una delle sue lettere lunghe e spiritose, e le propone una rubrica su una rivista femminista. Per una di quelle coincidenze che la scrittrice non ama considerare tali, il giornale si chiama Paula come la bambina che la scrittrice aveva avuto pochi anni prima. È la figlia destinata a morire giovane, di porfiria, che ispirerà il libro che porta il suo nome, quello sfogo dolente che ha contribuito a costruire tra la Allende e i suoi lettori un legame tutto speciale. L’umorismo delle rubriche giovanili (satiriche, pungenti, cattivissime soprattutto con gli uomini) traspare solo di rado nei romanzi [...] Continua a fare la giornalista per giornali e televisione fino al 1973. Dopo il golpe che depone e uccide suo padre, Salvador Allende, fugge in Venezuela con il marito Miguel e i due figli. Ed è lì, nelle ore libere dopo lunghi giorni di lavoro come insegnante, che inizia la stesura di La casa degli spiriti: “La scrittura era come una droga che mi manteneva sveglia e sana. Lo è ancora: quando non scrivo, ingrasso”. Il libro viene pubblicato solo perché l’agente, la spagnola Carmen Balcells, lo impone all’editore Plaza y Janés “come clausola del contratto di un autore famoso”. È un successo mondiale che trascinerà tutti i libri seguenti: D’amore e d’ombra, ispirato al ritrovamento di una fossa comune in Cile; Eva Luna, nato mentre il primo matrimonio andava in rovina. E poi Il piano infinito, primo e unico tentativo di scrivere un romanzo tutto americano» (Angela Codacci Pisanelli, L’Espresso 30/8/2001). «“È curioso, com’è forte la famiglia in America Latina... Io sono venuta a vivere in California seguendo l’uomo del quale mi ero innamorata. Dopo poco ho cominciato a portare ognuno dei miei cari per ricomporre la mia tribù. Senza di loro, semplicemente non so vivere. Oggi, nel raggio di circa trecento metri, viviamo mio marito ed io, mio figlio con la sua famiglia, il marito di Paulita - la mia figlia morta - che è come un altro figlio per me e altre famiglie che mano a mano abbiamo adottato in questi anni. Il risultato è una famiglia latina artificiale. Quando cresceranno, i miei nipoti avranno il ricordo di una famiglia molto simile a quella che ho avuto io; grande e colorita, composta da pazzi e da saggi”. Lei ha lasciato Santiago nel ’75 e si è definita in varie occasioni metà statunitense, metà cilena. “Io non sono per niente patriottica. L´idea di patria o di nazionalità mi fa venire i brividi. Nel loro nome si commettono le peggiori atrocità. E però, non posso negare una appartenenza. L’accento e l’aspetto esistono. Il mio volto è al cento per cento cileno. Io, ogni tanto, devo recarmi in Cile per rinfrescare la lingua, ma alla fine accade che parlo soltanto con mia madre”» (la Repubblica, 14/4/2003).