Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 13 Domenica calendario

Isabel: riesumatelo

La Stampa, 17 aprile 2011

La verità, come dice il Vangelo, rende liberi. Ma deve essere quella vera, completa, provata, ammessa e riconosciuta, senza ombre, veli o compromessi. Questa è la ragione per cui Maria Isabel Allende, senatrice cilena e figlia di Salvador, ha chiesto a nome di tutti i suoi parenti che il cadavere del padre sia riesumato e sottoposto ad autopsia, quasi quarant’anni dopo la sua morte nel palazzo della Moneda: «Quando fu celebrato il funerale a Viña del Mar - ci dice Isabel parlando al telefono dal Cile - i militari portarono la sua bara in elicottero, e non consentirono neppure a mia madre di aprirla. Io continuo a credere che mio padre si sia suicidato, usando il mitra AK-47 che gli aveva regalato Fidel Castro, per evitare l’umiliazione di essere deposto dai golpisti. Però una vicenda storica così drammatica non può essere chiusa senza un’inchiesta giudiziaria che dica una parola definitiva».
È un triste fatto personale, per Isabel, ma anche un dovere pubblico: «La morte di mio padre è solo uno dei 726 casi di violazioni dei diritti umani che non sono mai stati sottoposti ad un’inchiesta formale. È ora che questo velo si alzi. Noi, col nostro gesto, speriamo di spingere tutti i famigliari delle vittime a chiedere chiarezza giudiziaria, perché la violenta storia del golpe non può essere archiviata senza appurare tutte le responsabilità».
La vicenda ormai si legge nei libri di scuola. Salvador Allende era stato eletto presidente nel 1970, come candidato marxista che si proponeva di aprire «la via cilena al socialismo». Tre anni dopo, l’11 settembre del 1973, le forze armate guidate dal generale Augusto Pinochet lo rovesciarono. Anche gli aerei Hawker Hunter bombardarono il palazzo della Moneda, e alla fine dell’assalto il cadavere di Allende fu trovato nel suo studio. Il dottore personale del presidente confermò il suicidio, ma altri, come lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez e il medico legale Luis Ravanal, hanno avanzato il sospetto che sia stato ucciso dai golpisti. Il regime di Pinochet, ovviamente, non aprì mai un’inchiesta, ma ora il procuratore Beatriz Pedrals ha deciso di indagare su tutti i casi irrisolti di violazioni dei diritti umani. Ha chiesto e ottenuto dal giudice Mario Carroza di riesumare il cadavere del presidente, per un’autopsia che dovrebbe avvenire a metà maggio.

Nel 2009, quando alla Moneda c’era Michelle Bachelet, torturata a Villa Grimaldi durante il regime di Pinochet, altri casi erano stati riaperti. Uno per tutti, quello del cantante Victor Jara, diventato un simbolo internazionale così famoso da finire nei testi delle canzoni dei Clash. Il suo cadavere era stato riesumato per appurare che lo avevano ucciso nell’Estadio Chile con oltre trenta colpi di arma da fuoco, e l’ex militare José Adolfo Paredes Marquez era stato incriminato per omicidio. Migliaia di persone, poi, avevano sfilato nelle vie di Santiago per il nuovo funerale, che si era trasformato in una processione di condanna per Pinochet.

Dall’11 marzo del 2010 alla Moneda siede Sebastian Piñera, il primo presidente di centro-destra dalla fine del regime militare. La porta per la sua elezione era stata aperta dalla morte di Pinochet, nel dicembre del 2006. La fine del dittatore aveva come tolto d’improvviso il veto morale sull’elezione di un leader di destra, anche se al funerale si erano riviste in strada le fasce al braccio del Frente Nacionalista Patria y Libertad, l’organizzazione paramilitare fondata da Pablo Rodriguez Grez proprio per boicottare il governo di Allende.

La vostra iniziativa - chiediamo a Isabel - serve anche ad evitare che riappaiano questi fantasmi del passato? «Il Cile oggi è una democrazia consolidata. Il governo ha appoggiato la nostra richiesta di chiarezza e non si è opposto all’inchiesta. Non credo che ci siano rischi per la stabilità sociale». Difficile appurare qualcosa, però, con un’autopsia condotta quasi quarant’anni dopo la morte. «Vogliamo la verità complessiva di quegli anni. Se ci sarà la prova scientifica che mio padre si suicidò, lo fece in un clima di straordinaria violenza. Da mesi subiva pressioni inaccettabili e poi era scoppiato il golpe. La sua morte avvenne nel palazzo presidenziale bombardato dagli aerei: deve esserci un’inchiesta giudiziaria che appuri le responsabilità. Altrettanto grave, poi, è il fatto che altri 725 casi di presunte violazioni dei diritti umani non abbiano mai ricevuto alcuna giustizia: un paese civile non può accettarlo». Gli Stati Uniti furono accusati di sostenere il golpe, ma per Isabel l’inchiesta non serve a provare anche queste complicità: «Tutto è stato chiarito. Ci sono decine di documenti che ormai dimostrano con certezza le responsabilità internazionali». Invece dopo la morte di Pinochet è cominciato un tentativo di riabilitarlo, sostenendo che era stato costretto a fare il golpe perché Allende stava portando il Cile alla rovina: «Pinochet è stato un dittatore che ha tradito il suo giuramento costituzionale, ha ucciso migliaia di persone, ha violato i diritti umani in ogni forma possibile e ha anche rubato. Nei suoi conti, infatti, sono stati trovati 28 milioni di dollari di provenienza dubbia. È riuscito ad evitare il giudizio della legge, ma la storia non lo assolverà».
Paolo Mastrolilli