Corriere della Sera, 29 gennaio 2011, 12 luglio 2014
Tags : Il suicidio di Salvador Allende
Un articolo di Rocco Cotroneo
Corriere della Sera, 29 gennaio 2011
Per parecchi anni la tragica fine di Salvador Allende durante il golpe dell’11 settembre 1973 ha avuto due versioni: quella ufficiale del regime di Pinochet, che parlava di suicidio; e in contrasto quella dei familiari, delle vittime della tragedia cilena e della sinistra di tutto il mondo, per i quali il leader socialista era stato assassinato nel palazzo della Moneda. In seguito, le rivelazioni di un medico, di altri testimoni e soprattutto la retromarcia di Isabel, la figlia, finirono per dar forza e quasi unanimità alla versione del suicidio. La quale non rendeva Allende meno eroe o meno vittima dei golpisti: al contrario, diede all’esperienza di Unidad Popular un finale da epopea. Dopo 37 anni, la giustizia cilena ha deciso ora di aprire un’inchiesta ufficiale sull’accaduto. Un giudice, Beatriz Pedrais, ha inserito il giallo della Moneda in un pacchetto di 726 cause di violazioni dei diritti umani ancora non chiarite negli anni del regime di Pinochet. La testimonianza forte a favore dell’ipotesi suicidio è del medico personale di Allende, Patricio Guijon, una ventina di anni fa. Guijon raccontò di essere entrato nella stanza dove il presidente era voluto restare solo, e di averlo trovato senza vita, sprofondato su un divano, con il mitra ancora tra le mani e il cranio spappolato. Allende si era suicidato con il mitra Ak47 che teneva in ufficio, un regalo personale di Fidel Castro, si disse allora. In quel momento il palazzo della Moneda era quasi vuoto, dilaniato dai bombardamenti dell’aviazione in rivolta. Un paio di anni fa il medico forense José Luis Ravanal ha messo in dubbio la versione. Una sua «metaperizia» , senza cioè riscontri aggiuntivi, è arrivata alla conclusione che i colpi sarebbero stati due. Il suicidio, insomma, sarebbe stata una messinscena dei militari. L’autopsia effettuata in quelle ore da due medici incaricati dai golpisti non è da considerare molto affidabile. «Resto della mia idea— ha commentato ieri Isabel Allende, oggi senatrice socialista —. Mio padre è morto per propria decisione e volontà, in un gesto di dignità. Non era di quei presidenti abbattuti che prendono un aereo e volano in esilio» .
Per parecchi anni la tragica fine di Salvador Allende durante il golpe dell’11 settembre 1973 ha avuto due versioni: quella ufficiale del regime di Pinochet, che parlava di suicidio; e in contrasto quella dei familiari, delle vittime della tragedia cilena e della sinistra di tutto il mondo, per i quali il leader socialista era stato assassinato nel palazzo della Moneda. In seguito, le rivelazioni di un medico, di altri testimoni e soprattutto la retromarcia di Isabel, la figlia, finirono per dar forza e quasi unanimità alla versione del suicidio. La quale non rendeva Allende meno eroe o meno vittima dei golpisti: al contrario, diede all’esperienza di Unidad Popular un finale da epopea. Dopo 37 anni, la giustizia cilena ha deciso ora di aprire un’inchiesta ufficiale sull’accaduto. Un giudice, Beatriz Pedrais, ha inserito il giallo della Moneda in un pacchetto di 726 cause di violazioni dei diritti umani ancora non chiarite negli anni del regime di Pinochet. La testimonianza forte a favore dell’ipotesi suicidio è del medico personale di Allende, Patricio Guijon, una ventina di anni fa. Guijon raccontò di essere entrato nella stanza dove il presidente era voluto restare solo, e di averlo trovato senza vita, sprofondato su un divano, con il mitra ancora tra le mani e il cranio spappolato. Allende si era suicidato con il mitra Ak47 che teneva in ufficio, un regalo personale di Fidel Castro, si disse allora. In quel momento il palazzo della Moneda era quasi vuoto, dilaniato dai bombardamenti dell’aviazione in rivolta. Un paio di anni fa il medico forense José Luis Ravanal ha messo in dubbio la versione. Una sua «metaperizia» , senza cioè riscontri aggiuntivi, è arrivata alla conclusione che i colpi sarebbero stati due. Il suicidio, insomma, sarebbe stata una messinscena dei militari. L’autopsia effettuata in quelle ore da due medici incaricati dai golpisti non è da considerare molto affidabile. «Resto della mia idea— ha commentato ieri Isabel Allende, oggi senatrice socialista —. Mio padre è morto per propria decisione e volontà, in un gesto di dignità. Non era di quei presidenti abbattuti che prendono un aereo e volano in esilio» .
Rocco Cotroneo