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 2014  luglio 09 Mercoledì calendario

La riforma del Senato è in dirittura d’arrivo proprio al Senato. Oggi comincia la discussione in aula e si prevede che si arriverà al voto martedì prossimo

La riforma del Senato è in dirittura d’arrivo proprio al Senato. Oggi comincia la discussione in aula e si prevede che si arriverà al voto martedì prossimo. Si calcolano una sessantina di dissidenti, collocati sia a destra che a sinistra, ma si registra un’improvvisa, inattesa convergenza del Movimento 5 Stelle, convergenza che avrebbe provocato addirittura una frattura tra Beppe Grillo e il suo sodale Gianroberto Casaleggio.

•  Sentiamo come è andata.Ma niente, ci doveva essere un secondo incontro tra i democratici e quelli del Movimento 5 Stelle. Ma l’altra mattina il Pd ha fatto sapere di essere stanco del continuo oscillare grillino tra insulti e aperture. Siccome i democratici avevano messo per iscritto dieci domande al M5S (del tipo: «siete disposti a fare questo? Noi sì»), gli stessi democratici hanno improvvisamente chiesto ai grillini di rispondere alle dieci domande per iscritto. E nel frattempo qualunque ipotesi di un secondo incontro veniva cancellata. Questo inatteso irrigidimento ha provocato un terremoto: Grillo ha rilasciato le solite dichiarazioni di fuoco («Un confronto democratico e trasparente è oggi impossibile», i grillini «non possono essere trattati come dei paria da sbruffoni della democrazia. Abbraccio i ragazzi che si sono fatti prendere in giro da questi falsi e ipocriti che parlano di 10 punti, del documento... da consegnare a casa di chi?», «Non concediamo più un millimetro. Basta, adesso opposizione vera e dura. Stiamo scivolando lentamente verso una dittatura a norma di legge») facendo esultare un sacco di gente in rete, ma provocando una reazione altrettanto determinata: quella del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, e addirittura di Gianroberto Casaleggio. Grillo è stato smentito, certe sue frasi sono state cancellate dal blog e alla fine sono arrivati, clamorosamente, dieci «sì» alle dieci domande del Pd. Sia pure piene di distinguo e di precisazioni. Si pretende adesso che tra le fiammate del comico e la marcia indietro di Di Maio non vi sia contraddizione. Ma via. I grillini, in questo anno e passa di politica, hanno imparato sia il bene sia il male del traccheggio. E in questo modo hanno ottenuto un secondo incontro con i democratici.  

• Mi vien voglia di chiederle lumi su queste dieci domande del Pd, e relative risposte, ma prima voglio sapere a che punto è la cosa adesso.
Ieri c’è stato un vertice tra il ministro Boschi, la Finocchiaro (relatore della legge con Calderoli) e il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani. È stato concordato un emendamento che introduce il criterio di proporzionalità nell’assegnazione dei seggi senatoriali a sindaci e consiglieri regionali. La maggioranza è d’accordo su 20 emendamenti che modificheranno la legge in aula. Nessuno di questi emendamenti, per ora, proviene dal Movimento 5 Stelle. Renzi ha dichiarato: «Noi le riforme le facciamo, è giusto farle perché l’Italia toni a essere leader. Piaccia o no a chi vuole frenarci, il risultato a casa sulla riforma costituzionale, sulla legge elettorale, sul lavoro, sulla giustizia, noi lo portiamo. Per voi magari è normale, per un politico italiano è una rivoluzione».  

Veniamo alle dieci domande del Pd a cui i grillini hanno risposto di sì.
Le prime quattro domande dei democratici riguardano la legge elettorale, la 8 e la 9 il nuovo Senato, poi ci sono questioni relative alle Regioni e ai sindaci (5, 6,), l’abolizione del Cnel (7) e infine il problema dell’immunità da estendere anche ai senatori (10). Sulla legge elettorale, i grillini hanno concesso il ballottaggio tra i primi due arrivati, ma non vogliono coalizioni (i partiti devono correre da soli) e il primo turno si deve svolgere con un proporzionale puro, senza sbarramenti, in modo che possano entrare in Parlamento anche i piccoli. Il premio di maggioranza non può portare il vincitore oltre il 52%. Quanto al Senato, la resistenza grillina è debole, in pratica hanno detto di sì a tutto.  

Sull’immunità?
«Riteniamo necessario e sufficiente cancellare le immunità attualmente previste, all’infuori della garanzia dell’insindacabilità per le opinioni e i voti espressi».  

In che modo quest’apertura del Movimento 5 Stelle cambia il quadro politico complessivo?
Beh. mette ancora di più in agitazione Berlusconi, mai come ora vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro (ma qualcuno giudica un risultato politico l’assoluzione dei vertici Mediaset nel processo Mediatrade). Si dice che Renzi non metterà mai un forno contro l’altro. Non lo credo affatto: i due forni rendono il premier molto più forte, il presidente del Consiglio, che sa essere cinico, sfrutterà - giustamente - proprio questa possibilità di mettere in concorrenza tra di loro gli uni e gli altri.