La Gazzetta dello Sport, 7 luglio 2014
Bollettino da Israele…• Già, mentre stiamo qui a tentar di capire che succede in Iraq o in Siria o in Turchia o in Egitto o a Teheran, ci siamo dimenticati che ci sono gli israeliani e i palestinesi, il più lungo conflitto nella storia dell’umanità…Ieri Netanyahu, il presidente del Consiglio israeliano, ha detto che bisogna star calmi, «l’esperienza prova che in queste occasioni bisogna agire in modo responsabile e non impetuosamente…»
Bollettino da Israele…
• Già, mentre stiamo qui a tentar di capire che succede in Iraq o in Siria o in Turchia o in Egitto o a Teheran, ci siamo dimenticati che ci sono gli israeliani e i palestinesi, il più lungo conflitto nella storia dell’umanità…
Ieri Netanyahu, il presidente del Consiglio israeliano, ha detto che bisogna star calmi, «l’esperienza prova che in queste occasioni bisogna agire in modo responsabile e non impetuosamente…».
• Quali occasioni?
Nell’ultimo mese sono stati rapiti e uccisi tre giovani israeliani, uno di 19 anni e gli altri due di 16. Poi, di sicuro per rappresaglia, è stato sequestrato e bruciato vivo un ragazzino palestinese di 16 anni. Questi quattro morti erano molto religiosi. I tre adolescenti israeliani erano seminaristi nella yeshiva del famoso talmudista Adin Steinsaltz, a Hebron. La parola “yeshiva” indica una scuola dove si studiano gli antichi testi religiosi. Il Talmud è uno dei testi sacri dell’ebraismo. Sappiamo che la quarta vittima, il giovane palestinese rapito e bruciato vivo, era molto religioso, come ha raccontato la madre. Due uomini l’hanno catturato mentre il ragazzino, intorno alle 6 del mattino, stava andando alla moschea. I due l’hanno portato in un bosco vicino al quartiere di Shuafat, a Gerusalemme Est, e qui gli hanno dato fuoco. Queste sono le cosiddette «occasioni» di cui parla il premier israeliano, cioè gli episodi gravissimi che hanno fatto precipitare la situazione in quel pezzo di mondo che da settant’anni non trova pace. Netanyahu ha anche detto: «Condanno ogni terrorismo, sia arabo che ebreo». Ieri la polizia israeliana ha arrestato sei persone sospette di essere responsabili della morte atroce del ragazzino palestinese.
• C’è una qualche relazione con quello che sta succedendo intorno a Israele, e cioè le varie guerre in Siria, Iraq eccetera?
Un aumento generale della tensione, perché Israele è più isolata di prima e questo può dare ai nemici di quella nazione la sensazione che si possa tentare un colpo definitivo, è da mettere nel conto. Al Baghdadi, Teheran, i waahibiti arabi, i sirani vogliono la distruzione di Israele. Però l’ascesa al potere di al Sisi al Cairo ha sgominato almeno per ora i fondamentalisti islamici egiziani e neutralizzato il vecchio presidente anti-israeliano Mohamed Morsi: su questo lato Israele s’è fatta più tranquilla. Inoltre è probabile che la guerra di al Baghdadi in Iraq abbia come primo effetto la nascita di uno stato curdo nel nord di quel paese. I curdi sono amici di Israele, se non altro perché i loro oppressori sono nemici di quella nazione.
• Quale sequenza ha allora prodotto quegli episodi orrendi?
Un primo evento all’origine degli ultimi fatti potrebbe essere l’accordo di due mesi fa tra al Fatah e Hamas. Schematicamente: i palestinesi sono divisi in due grandi fazioni, il moderato al Fatah — il partito del vecchio leader Arafat — e l’estremista Hamas, l’organizzazione terroristica che a un certo punto, anni fa, vinse le elezioni a Gaza. A questa suddivisione corrisponde (stiamo schematizzando) anche una suddivisione territoriale. La Palestina consta di due territori non confinanti: la Striscia di Gaza e, più a nord, la Cisgiordania. Hamas ha dominato la Striscia, al Fatah la Cisgiordania. Due mesi fa un incontro tra quelli di Hamas e quelli di al Fatah produsse un accordo in base al quale in Cisgiordania le due formazioni governeranno insieme. Questo accordo ha creato grande allarme in Israele: Netanyahu, si direbbe per rappresaglia, ha deciso l’insediamento di altri tremila coloni in Cisgiordania, che si aggiungono ai dodicimila disposti nell’ultimo anno. Abu Mazen, capo del moderato al Fatah, ha giudicato questi nuovi insediamenti una provocazione che impedisce il dialogo. I coloni non piacciono nemmeno a Obama, che non è un presidente troppo amico di Tel Aviv. I coloni, generalmente parlando, sono gli israeliani più estremisti. La famiglia del ragazzino palestinese bruciato vivo accusa di quest’atto proprio i coloni. Gli israeliani hanno anche messo in pista una legge che renderà impossibile al presidente della Repubblica graziare i prigionieri politici. Il soldato israeliano Ghilad Shalit, sequestrato per cinque anni, venne restituito in cambio di mille prigionieri palestinesi. Dal 1982 Israele ha rimesso in libertà 17 mila prigionieri palestinesi in cambio di appena 17 soldati israeliani.
• Che cos’è il bollettino di cui parlava all’inizio?
L’esercito israeliano ieri ha condotto dieci attacchi aerei sulla Striscia di Gaza. In tutto il week end i palestinesi di Gaza hanno tirato su Israele 29 razzi. Gli agenti israeliani hanno pestato a sangue un apalestinese di nazionalità americana, che adesso è chiuso nel campo profughi di Shuafat. Un altro palestinese è stato arrestato a Hebron. Cortei, sassaiole e manifestazioni di ogni tipo sono in corso da due giorni a Gerusalemme e nelle città a nord. La polizia risponde tirando lacrimogeni. A Gerusalemme i palestinesi hanno attaccato un’israeliana. Suo marito l’ha difesa a colpi di pistola.