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 2014  luglio 08 Martedì calendario

Il Papa chiede perdono alle vittime dei preti pedofili • Quanto valgono le rimesse degli stranieri che lavorano in Italia e quelle degli italiani che lavorano all’estero • Il limite del 3% nato per caso • Il nipote di Cousteau supera il nonno • È morto Alfredo Di Stefano


Perdono Papa Francesco ha incontrato sei persone che hanno subito abusi sessuali da parte di esponenti del clero cattolico, tre uomini e tre donne giunti da Irlanda, Gran Bretagna e Germania. Ha chiesto il loro perdono: «Davanti a Dio e al suo popolo sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti, e umilmente chiedo perdono. Chiedo perdono anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso». In dieci anni 848 sacerdoti sono stati spretati per pedofilia.

Rimesse/1 Ammontano a 5,5 miliardi di euro nel 2013 le somme che gli immigrati stranieri in Italia hanno inviato alle loro famiglie d’origine, secondo i dati diffusi da Banca d’Italia. Si tratta del dato più basso degli ultimi sette anni e corrisponde a poco più della stessa cifra, attualizzata, che gli emigranti italiani inviavano nel nostro Paese nel 1968 (5,1 miliardi). La crisi nel 2013 ha ridotto le rimesse straniere di 1,3 miliardi (-20%) in un anno. A testa ogni immigrato ha mandato mediamente a casa in dodici mesi 1.250 euro, il 25% in meno rispetto al 2012 e 800 euro in meno rispetto al 2007. Il maggior calo si è verificato nel Lazio (-48%), dove le rimesse si sono attestate a un miliardo contro l’1,2 della Lombardia (Baccaro, Cds).

Rimesse/2 Le rimesse degli italiani che vivono all’estero tra il 2001 e il 2011 sono cresciute del 9,9%, passando da 435 milioni di euro a 478 milioni di euro, per poi attestarsi a 486 l’anno successivo, dato confermato nel 2013. La crescita delle rimesse dall’estero è da mettere in relazione con la parallela crescita delle partenze degli italiani. Come rileva l’Aire (anagrafe dei residenti italiani all’estero), l’emigrazione ha conosciuto negli ultimi anni un significativo incremento: nel 2009 gli iscritti all’Aire erano 4.028.370, nel 2011 erano passati a 4.208.977 (dati Fondazione Migrantes). Risultato: nel 2011 le rimesse, pari a 1.580.220 milioni di euro, hanno influito sul Pil italiano per lo 0,03%. I Paesi dove lavorano più italiani sono Germania, Svizzera, Francia e Argentina (ibidem).

Hillary Guy Abeille, 62 anni, economista matematico francese, conosciuto anche come “Monsieur 3%” perché rivendica di aver ideato, circa 30 anni fa, la discussa regola del 3% di deficit sul Pil, croce di tanti governanti dell’Ue. Confessa: «Fu una scelta casuale, senza nessun ragionamento scientifico». «Quando François Mitterrand venne eletto, nel 1981, scoprimmo che il deficit lasciato da Valery Giscard d’Estaing per l’anno in corso non era di 29 ma di 50 miliardi di franchi. Sembrava anche difficile fermare l’appetito dei nuovi ministri socialisti. Avevamo davanti uno spauracchio: superare 100 miliardi di deficit. Mitterrand chiese all’ufficio in cui lavoravo di trovare una regola per bloccare questa deriva». Perché proprio il 3%? «Avevamo pensato in termini assoluti di stabilire come soglia massima 100 miliardi di franchi. Ma era un limite inattendibile data l’alta fluttuazione dei cambi e le possibili svalutazioni. Quindi decidemmo di dare il valore relativo rispetto al Prodotto interno lordo che all’epoca era di 3.300 miliardi. Da qui il fatidico 3%». Come si è arrivati a farne una regola per gli altri paesi europei? «La regola aveva funzionato bene negli anni Ottanta: i governi francesi non hanno sforato il 3%, tranne nel 1986. È stato Jean-Claude Trichet, allora direttore generale del ministero del Tesoro, a proporre questa norma durante i negoziati per il Trattato di Maastricht. Per paradosso, la Germania ha adottato la norma del 3% di deficit sul Pil fino a farne uno dei punti centrali del Patto di Stabilità». Davvero non c’erano grandi teorie economiche dietro al 3%? «Dovevamo fare in fretta, il 3% è venuto fuori in un’ora, una sera del 1981. Qualche anno dopo ho lasciato il ministero delle Finanze per lavorare nel settore privato. Immaginavo che ci sarebbero stati degli studi più approfonditi, in particolare quando il parametro è stato esteso all’Europa. E invece il 3% rimane ancora oggi intoccabile, come una Trinità. Mi fa pensare a Edmund Hillary che quando gli chiesero perché aveva scalato l’Everest rispose: “Because it’s there”. Da quella sera del 1981 in cui il 3% è uscito fuori un po’ per caso, è diventato parte del paesaggio delle nostre vite. Nessuno più che si domanda perché. Come una montagna da scalare, semplicemente perché è lì» (Ginori, Rep).

Cousteau Fabien Cousteau, 46 anni, ha battuto il record del nonno Jacques Cousteau restando 31 giorni a 19 metri sott’acqua, in Florida, a bordo della base sottomarina Aquarius. Nel 1964 il fondatore della dinastia di esploratori marini guidò una spedizione di 30 giorni nelle profondità del Mar Rosso, in Sudan, a bordo del Conshelf II, per condurre esperimenti, studiare fauna e flora degli abissi e sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul bisogno di conoscere e quindi preservare il mare. In realtà pare che Jacques Cousteau non abbia passato neanche un giorno sott’acqua, limitandosi a dirigere le operazioni a bordo della sua mitica nave Calypso ormeggiata vicino (Montefiori, Cds).

Di Stefano È morto a 88 anni Alfredo Di Stefano, presidente onorario del Real Madrid. Era ricoverato al Gregorio Maranon Hospital della capitale spagnola. Sabato era stato colpito da un infarto. Di Stefano ha vinto otto scudetti e cinque Coppe dei Campioni con il Real ed è considerato uno dei migliori giocatori di tutti i tempi. Era nato a Buenos Aires il 4 luglio 1926. A inizio carriera aveva giocato nel River Plate, Huracàn e Millonarios, prima di trasferirsi nel 1953 al Real Madrid e diventarne un simbolo tanto da essere nominato presidente onorario nel 2000. Ha chiuso la carriera nel 1966 con l’Espanyol. Ha giocato per due nazionali: 6 partite con l’Argentina e 31 con la Spagna, senza mai disputare un Mondiale. Ha allenato Elche, Boca Juniors, Valencia, Sporting Lisbona, Rayo Vallecano, Castellón, River Plate e Real Madrid conquistando 5 trofei, tra i quali una Supercoppa di Spagna con il Real e una Coppa delle Coppe con il Valencia. Da giocatore ha vinto 13 campionati (8 con il Real Madrid, 3 con il Millonarios e 2 con il River Plate); una Coppa di Colombia e una Coppa di Spagna. In Europa con il Real ha conquistato 5 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Latine e una Coppa Intercontinentale. Con l’Argentina ha vinto una Coppa America nel 1947. Senza dimenticare i 2 Palloni d’Oro nel 1957 e nel 1959.

(a cura di Daria Egidi)