Focus, novembre 1996, 7 luglio 2014
Tags : Londra
Fognature. Quando Londra non ne aveva
Focus, novembre 1996
Londra, capitale di un impero che si estendeva fino all'Estremo Oriente, era nell'Ottocento una città la cui situazione igienica sarebbe parsa deplorevole anche ai sudditi d'Oltremare, teoricamente «meno civili» della regina Vittoria. La rete fognaria e l'acquedotto servivano soprattutto i quartieri benestanti (e anche qui l'acqua veniva erogata solo per due-tre ore al giorno). I vasi da notte venivano vuotati dalle finestre delle case nelle strade, generalmente non selciate. «Attenzione!», si gridava prima di questa operazione, con britannica sportività. «Un momento!», rispondevano i passanti dandosi alla fuga. I liquami degli ancor rari gabinetti domestici andavano a inquinare i fiumi londinesi opure si raccoglievano nei pozzi neri scavati sotto o accanto agli edifici. Chi aveva il compito di svuotare questi pozzi guadagnava un salario principesco: si trattava di un compito pericoloso e sgradevole, nei pozzi ristagnavano gas infiammabili, bastava la fiammella di una candela o una scintilla per causare un'esplosione. Esistevano numerose latrine pubbliche, ma erano a pagamento e infestate da ladri, prostitute e malintenzionati d'ogni genere. Chi non si poteva permettere neanche un penny per la latrina pubblica si arrangiava come poteva, generalmente sporgendosi dai numerosi ponti che traversavano il Tamigi. A Londra, nell'era vittoriana, chi si avventurava a passare sotto un ponte veniva considerato un cretino. Si aggiunga che le migliaia di cavalli da traino e da passeggio lasciavano quotidianamente per le strade tonnellate di sterco e che l'abitudine di lavarsi le mani era assai poco diffusa (anche perchè chi non era allacciato alla rete idrica doveva rifornirsi a pagamento presso gli acquaioli ambulanti): ecco perchè la Londra ottocentesca era il terreno di coltura ideale per colera, tifo, salmonellosi, persino malaria. Terribile anche l'odore: chi poteva permetterselo circolava per le strade tenendo sotto il naso un sacchetto di spezie oppure una boccetta di profumo o il pomander (un'arancia steccata di chiodi di garofano), già diffusissimo nel MedioEvo.
Londra, capitale di un impero che si estendeva fino all'Estremo Oriente, era nell'Ottocento una città la cui situazione igienica sarebbe parsa deplorevole anche ai sudditi d'Oltremare, teoricamente «meno civili» della regina Vittoria. La rete fognaria e l'acquedotto servivano soprattutto i quartieri benestanti (e anche qui l'acqua veniva erogata solo per due-tre ore al giorno). I vasi da notte venivano vuotati dalle finestre delle case nelle strade, generalmente non selciate. «Attenzione!», si gridava prima di questa operazione, con britannica sportività. «Un momento!», rispondevano i passanti dandosi alla fuga. I liquami degli ancor rari gabinetti domestici andavano a inquinare i fiumi londinesi opure si raccoglievano nei pozzi neri scavati sotto o accanto agli edifici. Chi aveva il compito di svuotare questi pozzi guadagnava un salario principesco: si trattava di un compito pericoloso e sgradevole, nei pozzi ristagnavano gas infiammabili, bastava la fiammella di una candela o una scintilla per causare un'esplosione. Esistevano numerose latrine pubbliche, ma erano a pagamento e infestate da ladri, prostitute e malintenzionati d'ogni genere. Chi non si poteva permettere neanche un penny per la latrina pubblica si arrangiava come poteva, generalmente sporgendosi dai numerosi ponti che traversavano il Tamigi. A Londra, nell'era vittoriana, chi si avventurava a passare sotto un ponte veniva considerato un cretino. Si aggiunga che le migliaia di cavalli da traino e da passeggio lasciavano quotidianamente per le strade tonnellate di sterco e che l'abitudine di lavarsi le mani era assai poco diffusa (anche perchè chi non era allacciato alla rete idrica doveva rifornirsi a pagamento presso gli acquaioli ambulanti): ecco perchè la Londra ottocentesca era il terreno di coltura ideale per colera, tifo, salmonellosi, persino malaria. Terribile anche l'odore: chi poteva permetterselo circolava per le strade tenendo sotto il naso un sacchetto di spezie oppure una boccetta di profumo o il pomander (un'arancia steccata di chiodi di garofano), già diffusissimo nel MedioEvo.
Stefano Negrini