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 2014  luglio 07 Lunedì calendario

Che fine fanno i fondi europei in Italia • Le riforme bloccate • L’omaggio al boss durante una processione in Calabria • Quattro feriti gravi per una storia d’amore finita • Gli abusi degli agenti segreti dell’Nsa


Fondi Uno studio curato dagli economisti Roberto Perotti e Filippo Teoldi e pubblicato sul sito lavoce.info dice che ogni anno l’Italia spende cifre impressionanti in progetti finanziati con fondi strutturali europei, eppure nessuno è in grado di valutarne gli effetti. In cinque anni sono stati messi in campo ben 504mila progetti di formazione, per una spesa di quasi 7 miliardi e mezzo, ma non si sa bene con quali risultati in termini di occupazione. Nel 2012 l’Italia ha versato 16,5 miliardi come contributi alla Ue e ne ha ricevuti in cambio solo 11, di cui 2,9 di fondi strutturali tra Fse (per formazione, sussidi al lavoro, inclusione sociale) e Fesr (sussidi alle imprese e infrastrutture). Questi fondi per essere spesi devono essere “doppiati” tramite il cofinanziamento, dunque denari italiani, ma «se prendiamo il solo Fse, appena il 4% del finanziamento totale viene dalle Regioni (quasi niente dalle Province), il resto è finanziato in parti uguali da Stato italiano e Ue». I soldi di questo fondo dunque «sono completamente gratuiti per i soggetti che poi attuano il progetto, cioè Regioni e Province». Restando ai corsi di formazione il confronto con l’Europa è agghiacciante: se l’Italia tra 2007 e 2013 ha offerto corsi a 21mila persone, la Francia aveva 254mila iscritti e la Germania 208mila. Tra quelli che hanno completato le attività (appena 233 italiani, contro 50mila francesi e 32mila tedeschi), solo il 14% risultava occupato in Italia, contro l’85% della Francia e il 35% della Germania. Commenta lo studio: «E’ possibile che i partecipanti italiani abbiano ricevuto servizi non finalizzati a trovare un posto di lavoro». La Commissione europea a marzo sosteneva che grazie ai fondi Ue in Italia sono stati creati tra 2007 e 2013 più di 47mila posti, 3.700 nuove imprese, banda larga estesa a più di 940mila persone, sostegno per 26mila pmi, 1.500 chilometri di ferrovie e progetti di depurazione delle acque. Secondo la Corte dei Conti, però, dal 2003 a oggi gli “eurofurti” (frodi, imprenditori fasulli, finti progetti, costi gonfiati, incarichi irregolari) hanno raggiunto la cifra di un miliardo e 200 milioni. Solo nel 2012 sono stati scovati 344 milioni (al top la Sicilia con 148 milioni finiti nelle tasche sbagliate, come nel caso del deputato pd Genovese che secondo le accuse in cinque anni avrebbe lucrato 6 milioni di euro di fondi europei destinati proprio alla formazione professionale). Nel 2013 poi la Guardia di Finanza ha recuperato altri 228 milioni arrivati come fondi strutturali, ma finiti nelle tasche del malaffare (Conte, Rep).

Provvedimenti Al 18 giugno, mettendo insieme i cantieri normativi dei tre ultimi governi dal novembre 2011, Monti, Letta e Renzi, secondo l’Ufficio per il programma di governo, mancavano 812 provvedimenti attuativi, senza dei quali le riforme che dovrebbero dinamizzare il Paese restano sulla carta. Di questi provvedimenti, 133, il 16%, sono già dell’esecutivo Renzi (334 sono di Monti su 846 prodotti e 345 di Letta su 457 emanati), che è in carica da quattro mesi e mezzo e ha prodotto 33 norme pubblicate in Gazzetta ufficiale, solo nove delle quali non rinviano ad atti di secondo livello.

Boss A Oppido Mamertina, cinquemila abitanti in provincia di Reggio Calabria, durante i festeggiamenti della Madonna delle Grazie la processione si è fermata davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti, 82 anni, ai domiciliari nonostante la condanna definitiva all’ergastolo. Qui i portatori della Vergine hanno inchinato la statua a mo’ di riverenza nei confronti del boss. Tutto questo alla presenza del parroco don Benedetto Rustico - cugino di Mazzagatti -, del sindaco, di parte della giunta e dei carabinieri. Quest’ultimi, intuendo cosa stava per accadere, si sono defilati e hanno filmato la scena. Alfano: «Deplorevole e ributtante». La relazione investigativa sull’accaduto, trasmessa questa mattina alla procura della Repubblica di Palmi e alla Direzione distrettuale antimafia, denuncia almeno 25 portatori della Madonna delle Grazie per aver fatto sosta di fronte alla casa del boss e l’uomo che ha dato l’ordine di compiere l’omaggio.

Beretta Ieri mattina alle 9.30, Riccardo Bazzurri, 31 anni, carrozziere di Ponte Felcino, Perugia, si è avvicinato minaccioso alla sua ex fidanzata, Ilaria Abbate, di 24, che aveva in braccio il loro figlioletto, Cristian, di appena 2 anni: si erano lasciati a settembre, ma lui non aveva accettato la separazione. Non si rassegnava e anzi insisteva affinché lei ci ripensasse, ma Ilaria pur parlandone come di «un padre esemplare» non ne voleva più sapere. Così ieri mattina, dopo l’ennesima lite, lei è salita nella macchina di un’amica con cui aveva in programma una domenica in piscina: Bazzurri ha aperto la portiera posteriore e ha sparato a bruciapelo 2 colpi di calibro 9. Madre e figlio sono stati feriti gravemente alla testa. L’uomo poi ha continuato a sparare: un colpo contro Ilaria Toni seduta al volante, le ha fracassato la mascella. Infine si è puntato la pistola alla tempia e ha fatto fuoco: anche lui è in fin di vita in ospedale. Bazzurri aveva il porto d’armi per uso sportivo e la sua Beretta calibro 9 era regolarmente denunciata e autorizzata. Non aveva denunce per stalking.

Nsa Una nuova inchiesta del “Washington Post” rivela che gli agenti segreti del Nsa sono andati ben oltre la collezione sterminata di dati. Per esempio seguendo un soggetto sospettato di aver lasciato l‘America per unirsi ai talebani, sono state intercettate tutte le persone che in qualche modo con lui sono entrate in contatto e tutti coloro a queste connesse, perfino chi solo per un attimo ha partecipato a una chat room. Di tutti questi soggetti sono stati copiati anche i contenuti dei loro account su Internet, dalla casella di posta elettronica al profilo su Facebook. Ogni dieci nuovi soggetti acquisiti, solo uno era il vero bersaglio, sostiene il “Washington Post”. Gli analisti dell’Nsa invece di distruggere il materiale raccolto perché non aveva nulla a che fare con la tutela della sicurezza nazionale lo hanno mantenuto in archivio. Tra il materiale conservato, conversazioni tra amanti clandestini e chiacchierate riguardanti temi politici e religiosi o anche relative a problemi di salute mentale (Guastella, CdS).

(a cura di Daria Egidi)