Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 04 Venerdì calendario

Ritratto di Filippo VI, nuovo re di Spagna

L’Espresso, 4 luglio 2014
Al nuovo re piacciono il kebab, Shakira e Woody Allen. E uno dei suoi primi atti è stato incontrare la comunità gay. La Spagna chiedeva alla monarchia una svolta, e l'ha avuta. Se il padre è un donnaiolo, il figlio si è sposato per amore. Uno rompe il ghiaccio con una battuta, con la simpatia, l'altro con una domanda, mostrando interesse. Uno pare preferisca il Real Madrid, l'altro è "colchonero", tifa Atletico.
Non si somigliano molto Juan Carlos I, 76 anni, re di Spagna dal 1975 fino all'abdicazione del mese scorso, e Felipe, 46 anni, terzo e ultimo figlio, salito ora al trono con il titolo di Felipe VI. E dovrebbe essere un bene, per la Corona, visto che secondo i sondaggi, a causa degli scandali e degli eccessi che l'hanno toccato negli ultimi anni, a dicembre Juan Carlos era visto con favore solo dal 41,3 per cento dei suoi concittadini, contro il 66,4 del figlio.
«Re Felipe e suo padre sono molto diversi per carattere e temperamento», spiega la sua biografa Carmen Enríquez, che ha seguito i Borboni per quasi 20 anni per la Tve ed è autrice di "Felipe y Letizia. Una monarquía para el siglo XXI" (Editorial Aguilar): «Mentre il padre è carismatico e spontaneo, estroverso e capace di empatia con persone di ogni livello sociale, suo figlio è riflessivo, più serio, timido, con una grande capacità di ascolto». «È completamente differente dal padre», conferma la scrittrice Elvira Lindo Garrido, che per "El País" ha scritto un lungo ritratto di Felipe VI: «Non so se si possa definire "più progressista", ma dice molto che abbia già ricevuto la comunità gay».
Ma chi è Don Felipe? Come pensa, cosa beve, cosa ascolta? Insomma in quali mani si è messa la Spagna del futuro?
Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos è nato a Madrid il 30 gennaio del 1968, unico erede maschio di Juan Carlos e della regina Sofia. Il 30 gennaio del 1986, giorno dei suoi diciotto anni, nell'aula del Parlamentò giurò sulla Costituzione e divenne ufficialmente Principe delle Asturie, ovvero erede al trono. Da allora non ha fatto altro che studiare e prepararsi al giorno in cui sarebbe diventato re. Prima a Madrid, in quel Colegio Santa María de los Rosales dove oggi vanno le sue bambine. Poi in un liceo canadese, in Ontario, la Lakefield College School, dove lo chiamavano "Flip" e ha imparato a cucinare. Infine la laurea in legge a Madrid e un Master in affari internazionali alla Georgetown di Washington. Studi dunque anche internazionali, per un re che sa francese, inglese e un po' di greco (per via della madre ateniese), a casa parla anche in inglese con le figlie, e ha già compiuto più di duecento viaggi all'estero, visitando in particolare tutta l'America Latina, Cuba esclusa.
Fino a poco fa, tuttavia, era noto alle cronache soprattutto per due ragioni. La prima è la passione per lo sport, che lo ha portato a gareggiare alle Olimpiadi (come era già successo al padre): a Barcellona '92, nella squadra di vela, nell'occasione sfilando pure come portabandiera nazionale. La seconda è lei, Letizia Ortiz Rocasolano, 41 anni di Oviedo, seducente e raffinata ex giornalista della Cnn e della Tve, di cui si è innamorato dopo aver vissuto solo due storie di rilievo, con la nobildonna Isabella Sartorius e la modella norvegese Eva Sannum, entrambe malviste in famiglia, a causa di problemi con la cocaina la prima, e di alcune foto in biancheria intima la seconda. Non che Letizia rappresentasse la principessa perfetta, anzi. Agli occhi di Juan Carlos e di Sofia doveva farsi "perdonare" non solo l'estrazione borghese (è figlia di un giornalista e di un'infermiera sindacalista), le simpatie repubblicane e una sorella suicida, ma persino un precedente matrimonio.
Le agiografie raccontano che da bambino Felipe avesse spirito ribelle, e citano quelle volte che nei giardini della Zarzuela, la residenza reale, scappava al controllo delle guardie del corpo. La verità è che una sola volta si è veramente ribellato, quando ha chiesto di sposare Letizia. Perché d'accordo la tradizione e il protocollo, ma Felipe è pur sempre il ragazzo che a 21 anni, in un'intervista, disse: «Voglio essere me stesso».
A novembre del 2003 hanno annunciato il fidanzamento, e il 22 maggio del 2004 si sono sposati a Madrid. Dal matrimonio sono nate nel 2005 Leonor e nel 2007 Sofia.Tutti concordano: è «El rey sereno», e «El Borbón más preparado», uno che prima di ogni incontro ufficiale studia l'interlocutore e che è sempre a suo agio nelle conversazioni. Insomma, se non si fa vilipendio a Sua Maestà, si può dire che è un re secchione (pare legga anche i commenti degli articoli online delle principali testate).
Che cos'altro si sa o si dice di Felipe VI? Vediamo. È ghiotto di latte e cacao, preferisce la birra al vino, gli piace il gin tonic alla mela o con un cetriolino. Non fuma, balla la salsa, ha imparato a far volare un elicottero militare.
Tra i suoi registi preferiti c'era un tempo Woody Allen, e ora, soprattutto dopo aver conosciuto Letizia, è diventato un vero cinefilo, amante dei film in lingua originale: con la moglie frequentano il cinema Renoir, e i giornali di gossip dicono che lei a volte si lamenti perché Felipe fa troppo rumore quando mastica. E quale tipo di musica ascolta? Bach a parte, ama Bruce Springsteen, Alejandro Sanz e Shakira. Oltre alla vela, gli piacciono lo sci e lo squash, e adora gli animali, in special modo i cani: come il suo Pushkin, che portò anche alla Georgetown (mentre ora nella casa reale scodinzola il suo erede).
È considerato un uomo attraente, ma non è affatto vanitoso, e infatti da adolescente, in vacanza, quando una donna gli chiese un autografo, lui si schermì dicendo «Non sono mica Miguel Bosé!». Tre ultime curiosità: grazie al suo metro e 97 è entrato nel Guinness dei primati come principe (quando lo era) più alto del mondo; qualche volta è stato avvistato all'Ebla, un minuscolo "kebabaro" di Madrid; per la prima volta nella storia non ha nominato né un diplomatico né un militare come Capo della Casa del Rey, ma il suo storico segretario, Jaime Alfonsín Alfonso.
E come lo descrive chi ha avuto modo di conoscerlo? «Mi parve corretto e cordiale, anche se un po' timido e distante», racconta José Ignacio Torreblanca, dello European Council on Foreign Relations. «Estremamente educato e sereno», conferma Elvira Lindo Garrido. «Lo conosco da più di 25 anni, è una persona amabile e anche affettuosa, come dimostrò quella volta che mi raccontò della rottura con la modella norvegese», ricorda Carmen Enríquez. Quanto all'Italia, la sua biografa spiega che Sua Maestà ha un rapporto molto stretto con il Paese che ha dato i natali a suo padre, e infatti lunedì Roma, o meglio il Vaticano, è stata al centro della sua prima visita all'estero.
Se gli domandassero chi preferisca tra i due genitori, forse sceglierebbe la madre, a cui dicono assomigli di più, riflessivo e disciplinato com'è. «Juan Carlos è il suo punto di riferimento da quando era bambino», assicura Carmen Enríquez, che però ammette come il padre si sia inizialmente opposto al suo matrimonio con la borghese Letizia, mentre la madre, con cui ha avuto sempre «una gran complicità», abbia sempre appoggiato la sua decisione di "casarse por amor".
Ora lo aspettano sfide da gigante.
La prima è riavvicinare alla monarchia quella nuova generazione, più filorepubblicana nelle convinzioni e sfiduciata nel morale, che, essendo più aperta e preparata, è meno disposta a dare la monarchia per scontata.
La seconda è contribuire a difendere l'unità della nazione davanti agli indipendentisti catalani, oltre a quelli baschi, nella difesa di quella Spagna che ha definito "unida y diversa" (non a caso Felipe, che parla fluentemente catalano, quest'anno ha visitato la regione già sette volte).
Non che, per ragioni costituzionali, possa fare granché, ma, come spiega Elvira Lindo Garrido, «ha la capacità di influire sull'ambiente politico, deve dare l'esempio e servire da ponte tra le diverse opinioni, fare da mediatore». «Quale sarà il suo compito? Salvare la monarchia, che eredita in pessime condizioni», sintetizza José Ignacio Torreblanca.
Dovrà insomma andare oltre Juan Carlos. Quel padre che nella clinica di Nuestra Señora de Loreto, alla sua nascita, saltava dalla gioia gridando: «Ero sicuro che fosse un maschio! Alla terza volta non poteva che esserlo!». Quel padre che lavorava "en aviones", sugli aerei (come scrisse Felipe a scuola, sapendolo sempre in viaggio). Quel padre che prima della decadenza è stato il suo vero eroe, tanto da imitarlo anche nel vezzo dell'orologio al polso destro. Eroe come nel "23-F", quel 23 febbraio del 1981 in cui Juan Carlos, mentre respingeva il golpe del tenente colonnello Antonio Tejero Molina, lo volle accanto a sé tutta la notte.
Il figlio aveva solo 13 anni, rannicchiato su una sedia stava per chiudere gli occhi, e il padre gli disse: «Felipe, "no te duermas", non ti addormentare. Guarda cosa si deve fare quando si è un re».
Daniele Castellani Perelli