4 luglio 2014
Tags : Madama Butterfly
Le stroncature dopo il fiasco di Madama Butterfly alla Scala
L’Avanti, 19 febbraio 1904
Madame Butterfly, opera nuova di Puccini, cadde iersera alla Scala. L’enorme lunghezza di ambedue gli atti stancò il pubblico. Indispose l’uditorio la ripetizione degli spunti notissimi nelle altre opere di Puccini contrastanti colla vacuità del resto dell’opera. Qualche brano pregevole annegò nella monotonia; l’azione deficiente contribuì all’insuccesso. Fu apprezzatissima la protagonista Rosina Storchio.
Corriere della Sera, 18 febbraio 1904
[...] Le melodie giapponesi abbondano, specie nel primo atto. [...]. Il suo istinto drammatico non esita mai, né s’inganna. [...]. Il lungo atto - troppo lungo - ascoltato freddamente non è applaudito al chiudersi della scena che da una parte del pubblico. L’altra parte vorrebbe imporre silenzio agli applauditori. Il contrasto dura un po’. Qualche segno di disapprovazione troppo plebeo rinfranca le approvazioni e le fa più calde e più fitte.
Dopo una prima chiamata agli esecutori, il maestro Puccini, reggendosi su un bastone, si presenta due volte al proscenio. Il pubblico convenuto nel teatro colla certezza di assistere a una nuova vittoria del suo autore prediletto, è passato senza transazioni dall’eccesso dell’ottimismo a una censura aspra, che condanna senza discutere, che non distingue e non ricorda ciò che nel corso dell’atto gli è pur piaciuto e avrebbe meritato da lui almeno un cenno di riconoscimento.
Accade sempre così. L’ultima impressione cancella le precedenti. La troppo palese affinità melodica della frase che chiude l’atto sviluppandosi in perorazione, con una frase della Bohéme, ha fatto dimenticare ogni cosa. [...] Che questo insistere ostinato del maestro sopra uno stesso effetto melodico sia imprudente, pericoloso ed anche poco piacevole, non si può negare. Ma, d’altra parte, non è tal peccato da meritare lo sdegno del pubblico. [...]. È pur anche necessario che al maestro si sia fatta palese la necessità di molte e coraggiose abbreviature. [...].
E veniamo al secondo atto. [...] atteso con impazienza come il migliore. Il libretto stesso lo prometteva più ricco di azione, di passione e di interesse drammatico. Ma l’esito neppure questa volta corrispose all’aspettazione. Colpa tutta dell’autore? O in parte anche del pubblico? Certo gli umori della elegantissima folla erano acri ed ostili. [...]. Anche quest’atto è soverchiamente lungo. Già innanzi l’intermezzo il pubblico appariva stanco. Così molti bellissimi suoi dettagli non furono notati; [...]. L’intermezzo sembra a molti un inutile ritardo.
Oramai si vuol giungere alla fine il più presto possibile. Così i pezzi che seguono sono distrattamente ascoltati; il suicidio di Butterfly non desta commozione alcuna. L’opera dunque non ha superato la prova. [...]. Ciò non ostante io persisto nel credere che l’opera, abbreviata e alleggerita, si riavrà. [...].
C’è in teatro gran parte della Giunta; ci son deputati, senatori, insomma una folla varia, insigne. La serata agitatissima ebbe la sua più caratteristica espressione nell’intervallo tra il primo ed il secondo atto. Il foyer era così stipato di gente che vi si circolava a fatica; ed era riempito di strepito e di fumo. Le discussioni erano calde: assumevano l’asprezza di veri dibattiti. Tutti i dialetti si parlavano nel vasto salone.
Durante il secondo atto l’atrio fu quello che partecipò maggiormente con rumori allo spettacolo. In quel breve spazio lo scambio delle reciproche insolenze era vivissimo e continuo, tra le invocazioni al silenzio degli spettatori più equi che volevano ascoltare con calma per giudicare con rettitudine. Finito lo spettacolo, il pubblico si disperse come fiaccato da una sera di eccessiva tensione nervosa. Ancora uscendo scambiò le ultime scaramuccie. Un signore esprimeva un giudizio assai violento sul maestro Puccini: un amico di questo intervenne con clamorose parole di protesta alle quali i presenti si associarono. [...].
L’incasso fu ieri sera di 20 mila 500. questa cifra va molto aumentata se si pensa al bagarinaggio esercitato su larga scala. Fino all’ultimo momento i bagarini importunavano i passeggieri con le offerte di posti.