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 2014  luglio 03 Giovedì calendario

Ultimi terremoti (febbraio 2005) con notizie sul Giappone e sulle faglie italiane • I terremoti si possono prevedere? • La faglia di San Andreas in California • Le previsioni di Bendandi, di Tark Adoun e degli etruschi. Le tredici grandi placche della litosfera (o crosta terrestre)

Macchina del Tempo, gennaio-febbraio 2005
Italia del Nord Il terremoto del 24 novembre nel Nord Italia (5,2 gradi della scala Richter) è stato l’ultimo di una lunga serie che ha devastato nel giro di un mese tutta la Terra. Solo nella settimana dal 17 al 24 ottobre ci sono stati 156 terremoti di forza significativa. Il più violento quello in Giappone (8,9), gli altri più importanti, nell’ordine, a Vanuatu (6,1), in Eritrea (5,5), in Indonesia (5,3), in Cile (5,1).
Venti secondi Nella notte tra mercoledì 24 e giovedì 25 novembre, un minuto prima di mezzanotte, la terra del Nord Italia ha tremato, in due riprese, per una ventina di secondi. I sismografi hanno valutato a 5,2 gradi della scala Richter la seconda scossa. Epicentro del sisma tra il Lago di Garda e il Lago d’Iseo. Enzo Boschi, presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia: «Come per la maggior parte dei movimenti tellurici che colpiscono la nostra Penisola, anche questo è stato scatenato dallo scontro tra la placca africana e la placca eurasiatica. Il 90 per cento dei sismi conosciuti è superficiale e ha un epicentro entro i 70 chilometri di profondità. Anche il 78 per cento dei terremoti più violenti si scatena nei primi strati del sottosuolo. Il sisma di novembre è stato molto superficiale, l’epicentro lo abbiamo misurato a soli 10 chilometri di profondità. Ragion per cui si è diffuso ampiamente nel territorio ed è stato avvertito da molti».
Giappone Sabato 23 ottobre una serie di sismi ha colpito la parte centro-occidentale del Giappone, scuotendo per oltre due ore case e montagne. La prima scossa, la più potente, alle 10,56 ora italiana, aveva una magnitudo di 6.9 gradi della scala Richter. Quaranta i morti, oltre settecento i feriti, un migliaio gli sfollati.
Disastri Negli ultimi dieci anni c’è stato in Italia un terremoto o un’alluvione quasi ogni anno. Dal 1944 a oggi i disastri ambientali hanno provocato in media 14 morti al mese, diecimila in tutto, più della metà per colpa dei terremoti, il 45 per cento a causa di frane e alluvioni. Le aree a rischio nel Paese sono 9.600 e di queste 11 fanno parte dei 33 siti considerati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. In assoluto, l’Italia è il Paese col territorio più dissestato d’Europa (relazione del presidente dei geologi italiani Antonio De Paola al 32° Congresso Internazionale dei geologi).
Mappe L’ultima mappa delle zone sismiche italiane prendeva in considerazione sessanta faglie. Le più importanti: Pesaro-Senigallia, Casentino e Garfagnana; Lucania e Calabria; Sicilia orientale, Puglia del Nord. Lo scorso agosto, Alessandro Michetti, professore all’università di Como e membro di Interqua (International Union for quaternary research), aveva detto che bisogna considerare pericolosa anche la zona tra Lago Maggiore e Lago di Como, e in parte la Pianura Padana occidentale fino a Monza e Milano. La scossa di novembre sembra proprio dargli ragione. Ricerche recenti hanno trovato in questa zona tracce di un sisma risalente forse al Medioevo. E per i geologi esiste una legge inequivocabile: «Ciò che è già stato, è destinato a ripetersi». Ciò che fu nel Medioevo si è in effetti ripetuto lo scorso novembre.
Previsioni Ma i terremoti non si potrebbero prevedere? A questo proposito, Enzo Boschi dice che disponiamo di un database dove sono raccolti i sismi degli ultimi 500 anni. Da questi dati si capisce che i grandi terremoti arrivano nelle zone sismiche ogni 100-200 anni. Questo consente una previsione con un livello di indeterminatezza di 10-20 anni, troppo perché sia di qualche utilità pratica. «Quello della previsione» dice «è un obiettivo ancora lontano. Riusciremo a proteggerci dai terremoti quando saremo in grado di prevederli tutti, su tutta la Terra. Il nostro pianeta è così piccolo che possiamo girargli intorno in poche ore. Esso rappresenta un tutt’uno e ogni sua manifestazione è connessa in qualche modo a tutte le altre. La Terra, del resto, è molto lontana da una condizione di equilibrio».
Parkfield Il geologo Bill Bakun aveva previsto un terremoto lungo la faglia di San Andreas, esattamente nell’area di Parkfield in California. Data più probabile della scossa il 1988, ma con un’approssimazione che arrivava fino al 1999. Subito sul posto era stata portata un gran quantità di strumentazione, ma il terremoto non arrivava e anzi una scossa potente ebbe luogo invece nel 1989, 200 chilometri a nord-ovest. Accuse, polemiche e alla fine Bakun diede le dimissioni. Il terremoto di Parkfield è però avvenuto lo scorso settembre, e le prime analisi mostrano che ha le caratteristiche pronosticate da Bakun. Luca Valensise, del nostro Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), dice che questo «ci porterà a concludere, come spesso avviene, che la verità fisica sta a metà strada tra chi vede i terremoti come dei cronometri svizzeri e chi pensa che tutto sia casuale e imprevedibile. Personalmente vedo in questo piccolo terremoto una vittoria dei geologi del terremoto».
Bendandi Raffaele Bendandi, nato il 17 ottobre 1893, figlio di contadini poveri e perciò studente fino alla sesta elementare, dodicenne tanto geniale da costruirsi un suo telescopio, dopo il terremoto di Messina si costruì pure un sismografo. Per pendolo, invece del piombo che non poteva permettersi, usò un busto di creta di Seneca, impiccandolo. Coi suoi apparati rudimentali cominciò a far concorrenza ai sismologhi ufficiali, diramando pure comunicati: «Ieri i miei strumenti alle 20,36 hanno segnalato scosse con epicentro 123 chilometri a est di Tahiti». Poco dopo, osservatori tedeschi e giapponesi confermarono la notizia. Il 23 novembre 1923, davanti al notaio Savini di Faenza, predisse per il 2 gennaio un terremoto nelle Marche. Il sisma ci fu e il 4 gennaio, in terza pagina del Corriere della Sera, uscì un articolo dal titolo: «L’uomo che prevede i terremoti». Bendandi, autodidatta scontroso, non  spiegò mai come facesse le sue previsioni. Eppure gli pareva elementare: «La cagione dei terremoti non sia da cercarsi sotto ma sopra la Terra: nelle forze di attrazione dei pianeti e del Sole» scrisse. Secondo lui, le simpatie dei corpi del sistema solare e il loro attrarre più o meno la Terra nei suoi luoghi fragili o instabili, insomma, spiegavano tutto.
Sensori Tark Abdoun, ingegnere civile del Rensselaer Polytechnic Institute (Usa), ha messo a punto un nuovo sistema in grado di seguire l’evoluzione delle fratture che possono originare terremoti. L’apparato è un cavo in Pvc di due centimetri di diametro al quale sono agganciati vari sensori che possono essere interrati fino a 30 metri di profondità. I sensori usano fibre ottiche e microsistemi elettromeccanici di misurazione. Ciascun rilevatore è collegato via radio a un centro di controllo. Il sistema sostituisce i sensori finora utilizzati, che lavorano indipendentemente gli uni dagli altri. In certi casi, per controllare i valori rilevati, bisogna andare sul posto.
Vipere Gli etruschi prevedevano i terremoti ed evacuavano sempre in tempo le loro città. Segnali premonitori: moltiplicarsi delle vipere, intorbidirsi dell’acqua nei pozzi, bagliori notturni, boati sotterranei. La scienza ammette che questi fenomeni si verificano effettivamente prima di un sisma.
Placche La litosfera, cioè la crosta terrestre, è costituita, a mo’ di mosaico, da tredici grandi placche (vedi il planisfero nelle pagine precedenti) che si spostano o si assestano una rispetto all’altra. Sono questi spostamenti a provocare i terremoti. Il Giappone è una delle aree a maggior rischio sismico del mondo, perché vi convergono tre grandi placche: sul bordo occidentale quella eurasiatica; sul bordo orientale quella pacifica; sul bordo meridionale quella delle Filippine.
Nel 1995, a Kobe, un terremoto uccise 6.500 persone. Oltre al Giappone, i Paesi più soggetti a terremoti, proprio per la loro posizione rispetto alle placche, sono la California e l’Italia.
Falde La presenza di acqua nel sottosuolo, per esempio dovuta a forti piogge, può accelerare, agendo da lubrificante, l’arrivo del terremoto. Il clima secco, il sottosuolo asciutto, può avere un effetto rassodante e ritardare il sisma.
Rocce Prima di un forte terremoto, avviene, per una profondità di una quindicina di chilometri e un’estensione di parecchie decine di chilometri, una deformazione della crosta terrestre. Le rocce si spaccano e, come spugne strizzate, liberano sostanze particolari che, analizzate, potrebbero aiutarci nelle previsioni. Solo che la liberazione di queste sostanze può durare per sei mesi, per sei anni o per sessanta.
Italia del Nord e del Sud. Enzo Boschi dice che tutta la fascia appenninica dall’Abruzzo in giù è esposta a terremoti fino a magnitudo 7. Dall’Abruzzo in su fino a magnitudo 6.
Frasi I Paesi più soggetti a terremoti, nel mondo, sono la California, l’Italia e il Giappone. Frase che si legge sull’elenco telefonico di Los Angeles appena aperto: «Ci saranno sempre terremoti in California». Seguono istruzioni su come comportarsi: tenere a portata di mano torce e radio con batterie, pronto soccorso, dieci litri d’acqua, eccetera.
Regole La regola dice che il terremoto tornerà là dove si è presentato una volta. Però Avezzano, Messina, l’Irpinia non sono a rischio adesso: i loro sismi sono troppo recenti.