Fior da fiore, 2 luglio 2014
Immunità anche ai nuovi senatori • Confermato Schulz • Arrestato Sarkozy • Condannati tutti gli otto imputati dell’inchiesta sulle baby squillo • Il laboratorio dell’amore che predice i divorzi • Il mistero della plastica scomparsa dai mari • Meno ore si dorme, più si ingrassa
Immunità L’immunità parlamentare resta piena anche per i nuovi senatori — consiglieri regionali e sindaci — che non saranno più eletti direttamente dai cittadini. I 100 nuovi inquilini di Palazzo Madama (5 di nomina presidenziale) avranno le stesse guarentigie che proteggono i parlamentari della Repubblica, ora tutti eletti a suffragio universale, dalle possibili invasioni di campo della magistratura. Dopo l’abolizione dell’autorizzazione a procedere nel ‘93, l’articolo 68 della Costituzione continuerà dunque a produrre effetti su tutti i membri del Parlamento: con l’insindacabilità delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni e con l’autorizzazione della Camera di appartenenza per le richieste di arresto, perquisizione e intercettazione avanzate dal giudice. A favore del mantenimento dell’immunità anche per i sindaci e i consiglieri regionali destinati a Palazzo Madama hanno votato in commissione il Pd, Forza Italia, la Lega, Scelta civica, Grandi autonomie e libertà e Ncd. Voto contrario di Sel, del M5S e dei grillini fuoriusciti mentre il forzista Augusto Minzolini non ha ubbidito al suo partito e si è dissociato, astenendosi, con la seguente motivazione: «Ma come? Abbiamo votato l’immunità prima di sapere se il nuovo Senato sarà elettivo o no».
Schulz Gli eurodeputati hanno votato la conferma del presidente dell’Europarlamento uscente, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, per altri due anni e mezzo. Schulz è passato con solo 409 dei potenziali 479 voti.
Grillo Beppe Grillo, arrivato a Strasburgo nel pomeriggio per arringare i suoi sparando a zero contro l’Europa e invitando l’Ue a «non dare soldi all’Italia perché finiscono solo nelle tasche delle mafie».
Sarkozy Alle 7.55 di ieri mattina per la prima volta nella storia francese un ex presidente della Repubblica è stato posto in stato di fermo. Nella sede della polizia giudiziaria di Nanterre era Nicolas Sarkozy, 59 anni, l’ex inquilino dell’Eliseo perquisito, privato del telefonino e interrogato davanti al suo avvocato. Sarkozy è sospettato di avere usato il suo potere per corrompere un giudice tramite il suo avvocato, al fine di ricevere informazioni riservate sulla sua situazione processuale nell’affare Bettencourt. Rischia 10 anni di carcere e dieci di interdizione dai pubblici uffici. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Baby squillo In dodici minuti di camera di consiglio il gup Costantino De Robbio ha condannato tutti gli otto imputati del filone principale dell’inchiesta sulle baby squillo dei Parioli. A Mirko Ieni, ritenuto dalla Procura di Roma il «dominus» del giro di prostituzione, nel quale erano state arruolate anche due studentesse minorenni (14 e 15 anni all’epoca dei fatti), sono stati inflitti 10 anni di reclusione (la richiesta era di 16 e mezzo) e 60mila euro di multa. Pena aumentata, invece, per il caporal maggiore dell’Esercito Nunzio Pizzacalla, ritenuto altro «gestore» dell’attività di sfruttamento: 7 anni (i pm ne avevano chiesti 6) e 24mila euro di multa. La madre della più piccola delle due ragazzine, condannata a sei anni, come richiesto dall’accusa, e 20mila euro di multa, per aver spinto la figlia a prostituirsi e averne ricevuto parte dei proventi, oltre alla perdita della potestà genitoriale. Non solo: dovrà anche risarcirla, e affrontare un processo civile. Ancora: sei anni e 30mila euro di multa per il commercialista Riccardo Sbarra, uno dei clienti, quattro anni per Michael De Quattro, altro cliente delle baby squillo, tre anni e 4 mesi per l’imprenditore Marco Galluzzo, per aver fatto sesso con le due giovani in cambio di cocaina. Un anno (pena sospesa) a Francesco Ferraro e Gianluca Sammarone.
Divorzi In America ogni 30 secondi una coppia divorzia. Quattro matrimoni su dieci esplodono prima di raggiungere l’ottavo anno. Soltanto in parcelle di avvocati e in spese legali, i divorzi costano ai coniugi 30 miliardi di dollari all’anno. (Zucconi, Rep)
Love Lab 1 Nel Gottman Institute, un laboratorio nel West degli Stati Uniti sulle sponde dell’Oceano Pacifico, costruito e truccato da due psicologi (marito e moglie) per sembrare un civettuolo albergo di vacanze e riposo (i media lo hanno ribattezzato Love Lab), migliaia di cavie umane transitano da 40 anni per aiutare i ricercatori a scoprire il segreto dell’amore. I coniugi Gottman, attraverso test fisiologici e psicologici condotti su sposi invitati per un soggiorno nel resort, cercano non cosa divide le coppie, ma cose le tiene unite. «La prima ed essenziale scoperta fu una profonda differenziazione fra coloro che i Gottman chiamarono i master, i padroni di sé, e i disaster, quelli probabilisticamente avviati alla catastrofe. Ciò che distingueva gli uni dagli altri era la capacità dei master appunto di padroneggiare il meccanismo fondamentale di reazione di ogni animale di fronte a una difficoltà: l’istinto di fight or flight, di battersi o fuggire. Quanto più brusca e forte era la reazione misurata dagli strumenti, tanto più probabile era che ogni pretesto, ogni discussione, ogni lite nel futuro della coppia potesse degenerare nella fuga o nella lotta. Quanto più serena e collaborativa, al contrario, era la risposta, tanto maggiore sarebbe stata la disponibilità ad affrontare insieme gli inevitabili ostacoli e le trappole della vita di ogni coppia. Piccoli esempi di futuri comportamenti erano ricavati da episodi apparentemente irrilevanti, come il “caso del picchio”. Nei boschi attorno al Love Lab, i picchi abbondano, e inevitabilmente passeggiando uno dei due sposi ne avrebbe notato uno. «Guarda! Un picchio!». L’osservazione, notano da allora i ricercatori, ha spesso nulla a che vedere con un improvviso interesse ornitologico. Lei, o lui, vogliono semplicemente indicare un oggetto di attenzione, un fiore, un animale, una vista, che possa servire a stabilire un dialogo con l’altro, dove il picchio, o l’usignolo, o la civetta, sono soltanto il pretesto. I master sanno rispondere al richiamo e aprire una conversazione, anche se dei picchi a loro non potrebbe importare di meno. I disaster si stringono nelle spalle e restano con i propri pensieri. «Si voltano via, anziché voltarsi verso l’altro» riassume Gottman. (ibidem)
Love Lab 2 Nello spazio di decenni, le profezie del laboratorio si sono rivelate esatte al 90%. Nove su dieci coppie candidate all’insuccesso divorziano entro gli 8 anni della media nazionale. E nove sulle dieci master sono arrivate oltre i 30 anni di unione. (ibidem)
Plastica Dei trecento milioni di tonnellate di plastica che produciamo ogni anno circa lo 0,1 per cento finisce in mare. Ci finisce perché trasportato dai fiumi o dalle alluvioni che spazzano le coste, o perché gettato in acqua dal personale delle navi. Sono 300.000 tonnellate di rifiuti all’anno. Perciò, a parte quella che il mare restituisce sulle coste o che rimane intrappolata nei ghiacci artici, ci si aspetterebbe di trovare una quantità di plastica nel mare nell’ordine dei milioni di tonnellate. Invece gli scienziati della spedizione Malaspina partita da Cadice nel 2010 per studiare il problema hanno trovato numeri sorprendentemente più bassi, intorno alle 40.000 tonnellate (l’1 per cento circa di quanto ci si aspettava). Per tutti l’ipotesi che sia stata mangiata dai pesci è la più ovvia. La plastica sulla superficie del mare, infatti, nel tempo si spezzetta e viene disgregata dalla radiazione solare fino a diventare quella che gli scienziati chiamano “microplastica”, ossia una polvere microscopica simile al plancton di cui i pesci si nutrono. In questa forma è facile che entri nella catena alimentare degli organismi marini. Quello che impressiona nei risultati della ricerca appena pubblicata sono però le dimensioni. E la constatazione che, se entra nel menù dei pesci, entra di conseguenza anche nel nostro. (Bencivelli, Rep)
Dormire Uno studio americano su mille persone ha dimostrato che, dormendo 5 ore per notte invece di 8, aumenta del 3,6% l’indice di massa corporea. Giovanni Cizza, endocrinologo al National Institute of Diabetes and Kidney Diseases di Bethesda, negli Usa: «In chi non dorme a sufficienza si altera l’equilibrio tra due ormoni: la leptina, prodotta dal tessuto adiposo e che dà il segnale di sazietà, e la grelina, prodotta dallo stomaco e che stimola la fame. Il poco sonno fa calare la prima e aumentare la seconda ed ecco perché cresce il senso di fame: la collusione dei due messaggi induce a mangiare di più». (Milano, Sta)
(a cura di Roberta Mercuri)