La Gazzetta dello Sport, 28 giugno 2014
Oggi è il 28 giugno 2014, data che, suppongo, non dice niente a nessuno.• Che cosa dovrebbe dirci?L’attentato di Sarajevo, il gesto che fece da detonatore alla Prima guerra mondiale
Oggi è il 28 giugno 2014, data che, suppongo, non dice niente a nessuno.
• Che cosa dovrebbe dirci?
L’attentato di Sarajevo, il gesto che fece da detonatore alla Prima guerra mondiale. 28 giugno 1914, cent’anni fa.
• Ah, certo. Sono cent’anni dalla Prima guerra mondiale. Giornali e televisioni da un pezzo non parlano d’altro. E il 28 giugno 1914, precisamente, che cosa successe?
Esisteva a quel tempo l’Austria-Ungheria, immenso impero che pigliava mezza Europa. L’imperatore si chiamava Francesco Giuseppe. Aveva cominciato a regnare nel 1848, quando aveva diciotto anni. E adesso ne aveva 84. È famoso anche ai tempi nostri (forse) per via dell’amore drammatico tra suo figlio Rodolfo e Maria Vetsera, concluso dal suicidio nel castello di Mayerling.
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Morto Rodolfo, l’erede al trono era Francesco Ferdinando, figlio di un fratello di Francesco Giuseppe. Arciduca, 51 anni, sposato con una contessa boema di 46 anni, Sofia di Hohenberg. Il 28 giugno del 1814 i due si trovavano a Sarajevo in visita ufficiale. Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, era stata un tempo turca e da una quarantina d’anni occupata dagli austriaci, che poi se l’erano annessa. Qui li aspettava Gavrilo Princip, un ragazzo di 19 anni, serbo-bosniaco, membro della Mano Nera, un’organizzazione irredentista che si batteva per l’unificazione degli slavi di Serbia con quelli che abitavano nella parte meridionale dell’impero di Vienna. Gavrilo era in realtà solo uno dei sei giovani che, appostati lungo il percorso stabilito per la coppia imperiale, intendevano uccidere l’arciduca. Il primo attentato fallì: un complice di Princip lanciò una bomba contro l’auto di Francesco Ferdinando, ma l’ordigno, dopo essere rimbalzato sulla fiancata, esplose contro la macchina successiva, ferendo due ufficiali del seguito. Francesco Ferdinando proseguì la visita e dopo la cerimonia di benvenuto chiese di essere condotto in ospedale, dove erano stati ricoverati i due feriti. È su questo percorso, in una strada stretta che l’autista aveva imboccato per sbaglio, che Gavrilo Princip si vide venire incontro il bersaglio mancato dal compagno. Una pura fatalità. Il giovane sparò due colpi con la sua Browning calibro 7,65 e uno di questi colpi trapassò la fiancata della macchina e raggiunse la contessa Sofia all’addome. L’altro proiettile ferì al collo l’arciduca. Tutti e due morirono dissanguati, prima di raggiungere la residenza del governatore. Princip tentò maldestramente il suicidio e venne arrestato.
• Mi rendo conto che deve essere stato un episodio politicamente gravissimo. Ma sufficiente a scatenare una guerra mondiale?
Una goccia che fece traboccare un vaso. Ma che cosa conteneva questo vaso? Intanto un generale, malinteso senso della patria, un incrociarsi di nazionalismi e di idee sulla superiorità di questo su quello, del Nord sul Sud, dell’Ovest sull’Est, del Superuomo sull’uomo qualunque. Una per noi inspiegabile adorazione della guerra, un turbamento che avrebbe prodotto non solo il conflitto del 1914 ma, poi, i fascismi e i nazismi. Questo sul piano culturale. Sul piano concreto delle relazioni internazionali, la consapevolezza che quattro imperi erano moribondi - austro-ungarico, turco, russo, tedesco - e si trattava dunque di prepararsi a spartirsene le spoglie. Per non parlare dell’Africa e della sua colonizzazione: conflitti continui, diplomatici e non, tra inglesi, tedeschi, francesi. Basta studiare la storia dei cinquant’anni precedenti, cioè del periodo 1870-1914, per scorrere una lista di guerre continue tra questo e quello, russi contro turchi e poi greci contro turchi, inglesi contro boeri, italiani in Abissinia, cubani- spagnoli- americani, inglesi contro francesi (Fascioda, 1898), mezza Europa in Cina per reprimere i boxer, russi in Manciuria, quindi russi contro giapponesi, francesi contro tedeschi per il Marocco, italiani in Libia (1911), per non dire di un paio di guerre negli stessi Balcani di Gavrilo. Ma più che questa sequenza impressionante, io considero particolarmente significativo e annunciatore della tragedia il fitto intreccio di alleanze intessute tra questi e quelli nel medesimo periodo.
• Perché?
Sono intese che mostrano sempre il retropensiero della guerra. Questi nostri antenati sapevano che il massacro sarebbe arrivato e le alleanze, mai con un intendimento pacifico, lo preparavano. Quando tedeschi, austriaci e russi si mettevano d’accordo, scrivevano, nero su bianco, che se uno dei tre fosse entrato in guerra, gli altri due non ne avrebbero approfittato. Il trio tedeschi-austriaci-italiani, la cosiddetta Triplice, era stato studiato in funzione anti-francese. Negli anni Ottanta l’Italia fece sul serio una guerra economica alla Francia, la quale intanto s’era alleata segretamente con i russi. Eccetera eccetera.
• Che fine fece Gavrilo Princip?
Lo condannarono a vent’anni. Morì il 28 aprile del 1918, per via della tubercolosi. Era rinchiuso nell’infermeria della fortezza austriaca di Theresienstadt (oggi in Cechia). Avrebbe compiuto 24 anni in luglio.