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 2014  giugno 27 Venerdì calendario

Iron Tower, operazione conclusa (articolo del 2/12/1988)

la Repubblica, venerdì 2 dicembre 1988
Il signor X e il signor Y decisero di avvertire i grandi capi dell' Fbi quando avevano già acquistato eroina per 3 milioni di dollari. La telefonata partì da una cabina di Brooklyn, l' altro ieri: Iron Tower è quasi pronta, adesso tocca a voi.... Per due lunghissimi anni il signor X e il signor Y avevano dimenticato il loro nome, le mogli, i figli, i compagni della centrale. Iron Tower, la torre di ferro, era diventata l' unico scopo dei due agenti federali infiltrati nelle famiglie del New Jersey. Vendevano e compravano droga con i soldi del governo, piazzavano telecamere nei bar e nei ristoranti dei boss, sistemavano microspie sulle automobili, nelle terrazze, perfino nei bagni di lussuosi alberghi di Buffalo o Filadelfia. L' operazione Iron Tower è andata in porto tra la Sicilia e gli Stati Uniti nella notte più lunga per i vecchi padrini del clan Bonanno e Gambino, una mafia in ritirata nelle borgate di Palermo ma sempre potente e aggressiva Oltreoceano. I mandati di cattura del giudice Falcone sono 37, gli imputati a piede libero 5, gli indiziati di traffico internazionale di stupefacenti 39. Una retata preparata in Italia da Giovanni Falcone e negli States da Rudolph Giuliani, una vera azione di guerra dove sono scesi in campo centinaia di poliziotti e agenti del Federal Bureau of Investigation. Tanti i mafiosi illustri elencati nel mandato di cattura e fermati in una villa, arrestati nella stanza di un hotel, bloccati mentre cercavano di fuggire su un aeroplano. C'è Joe Gambino, rampollo di una delle cinque famiglie di New York. C'è suo cugino John, il nipote prediletto di Charles, il vecchio capo dei capi di cosa nostra americana. C'è anche Salvatore Inzerillo, accusato dalla giustizia italiana di avere ucciso il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa. C'è forse anche Rosario Spatola, il costruttore amico di Sindona ricercato dal 1986 e che qualcuno credeva inghiottito dalla lupara bianca. Questa notizia è filtrata tra conferme e smentite. E poi, sorpresa, tantissime donne invischiate nel colossale business. Tutte insospettabili, tutte con una copertura come Grace Puritano, manager di una società che gestiva una catena di ristoranti italiani negli Usa. Con Iron Tower le donne entrano da protagoniste per la prima volta nella storia di Cosa Nostra. Ma cominciamo dall' inizio, da quei dieci chili di eroina sequestrati due anni fa all' aeroporto internazionale di New York... La prima parte di questa storia è nota: quattro casalinghe palermitane andavano avanti e indietro dagli Stati Uniti nascondendo nelle panciere e nelle mutandine chili di eroina. Quando la Criminalpol e la Squadra Mobile di Palermo scoprono il traffico informano subito la Dea e l'Fbi consigliando indagini anche negli Usa. Nasce un vero e proprio pool. Due inchieste parallele, qualche viaggio a New York dei giudici istruttori Falcone e De Francisci e del sostituto procuratore Maria Vittoria Randazzo, il Centro Nazionale Antidroga che segue passo dopo passo l' indagine. Un piccolo pentito, Salvatore Allegra, un corriere, rivela poi in un giorno del 1987 un paio di nomi e di indirizzi sui suoi amici americani a Falcone. È allora che entrano in scena il signor X e il signor Y, due agenti con l'ordine di infiltrarsi nei clan (in gergo consegna controllata) e con a disposizione 3 milioni di dollari. Eccoli subito annusare una storia in un bar di New York. È un baratto: una partita di coca boliviana per qualche chilo di eroina. Lo scambio avviene nei Caraibi, a Santo Domingo, dove, guarda caso, un boss degli Inzerillo è il padrone di un allevamento di gamberi. Due agenti sotto copertura seguono il viaggio della coca e dell'eroina da Miami a Filadelfia, da Buffalo a New York. Incontrano decine di trafficanti, comprano droga, conquistano la fiducia prima dei corrieri e poi dei capi delle organizzazioni. Dopo un paio di mesi scoprono che una gran quantità di eroina proviene dalla Sicilia, da un piccolo paese alle porte di Palermo, Torretta. L'operazione Iron Tower decolla. Tower significa Torre e la parola Iron, ferro, i due poliziotti la prendono in prestito dalla Ferrofood, un' altra società che fornisce vivande alle pizzerie e ai ristoranti di Little Italy. Il signor X e il signor Y ormai non sembrano più agenti federali ma veri trafficanti. Si vestono come i padrini, mangiano con loro, viaggiano da una parte all' altra degli States per il business, contrattando il prezzo della roba: in due anni acquistano 16 chili di cocaina e 3 di eroina. Da Palermo e da Roma, intanto, ogni sei mesi arrivano a turno otto poliziotti che controllano da vicino l' operazione. Negli Usa hanno la qualifica di Marshall, una sorta di sceriffi che si affiancano alla task force di Rudolph Giuliani. I boss non sospettano nulla per almeno dodici mesi. Negli uffici del Caffè Giardino di Brooklyn John e Joe Gambino si fanno lunghe chiacchierate parlando degli affari che vanno a gonfie vele. Sotto le sedie ci sono microspie che permetto a quelli dell' Fbi di ascoltare in tempo reale e prevedere le mosse. Una volta si accorsero raccontano i funzionari della Criminalpol, di essere controllati e pulirono il Caffè Giardino. Poi abbiamo sistemato altri apparecchi.... Parla tanto con i suoi compari anche Salvatore Inzerillo su una vecchia Cadillac quando si sposta lungo le strade di New York. Parla senza sapere che viene spiato giorno e notte dai federali. Salvatore Inzerillo, detto Joe dai suoi cugini newyorkesi e conosciuto come u baruniddu nella borgata palermitana di Passo di Rigano, negli Usa era quasi un uomo libero. Aveva infranto solo la legge sull' immigrazione dopo una rocambolesca fuga dalla Sicilia perchè considerato il killer del procuratore Costa. Fiducia cieca per il signor X e il signor Y avevano anche Grace Furitano e tutto il clan di Torretta, siculo-americani come Tony Zito, Giuseppa Enea, Ignazio Mannino. Telefonavano ogni giorno al paese e parlavano di marmo, di vestiti, di terreni. Nelle sale di ascolto della Squadra mobile e della Criminalpol intanto i nastri giravano... Il dossier dell' operazione Iron Tower è composto da 13 volumi, 4 mila pagine di rapporto più una cinquantina del dispositivo del mandato di cattura. Su 37 provvedimenti giudiziari firmati da Falcone quattro sono andati a vuoto, i latitanti. Ma altri mafiosi non compresi in quel mandato sono stati catturati nella notte. Il conto è un po' difficile perchè l' operazione è ancora in corso: tre del clan Inzerillo e altri quattro mafiosi presi a Palermo, due a Milano, uno a Bologna, dodici a New York, nove a Filadelfia, due a Miami. Per Iron Tower si è inaugurato a Palermo anche uno strano aggeggio che i tecnici chiamano impulsatore telefonico. E' un apparecchio che permette di localizzare tutti gli utenti che da qui telefonano più di una volta al giorno in una città americana. Le indagini, oltre alla Criminalpol e alla Squadra mobile (c' è sulla scrivania dei magistrati anche un rapporto dei carabinieri sulla mafia di Torretta), sono state affidate pure ai finanzieri. Loro hanno scovato un bel po' di miliardi che da New York, via Torretta, riempivano i forzieri delle banche di Palermo. Ottimo lavoro di collaborazione investigativa, ha commentato il ministro degli Interni Antonio Gava. E' stato colpito il livello forte dell' organizzazione mafiosa, quello più contiguo alla politica ha aggiunto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Ma non tutto il denaro tornava quaggiù. Le famiglie lo reinvestivano attraverso pizzerie, bar, negozi di antiquariato. Al Caffè Giardino di Brooklyn il capo era Joe Gambino, a Miami Salvatore Rina importava la coca dalla Bolivia, a Filadelfia Ignazio Mannino comprava e vendeva eroina. La droga viaggiava sempre tra cartoni di pomodori pelati e bottiglie di vino Corvo svuotate che finivano nei magazzini dei ristoranti. L' eroina di Cosa Nostra era per il mercato nordamericano, la cocaina prendeva un' altra strada. Arrivava in Sicilia, a Milano, a Bologna, a Firenze. Negli Usa il mercato della coca è crollato: qui costa quattro volte di più.

Attilio Bolzoni