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 2014  giugno 26 Giovedì calendario

L’incontro in streaming tra Pd e 5 Stelle • I lavoratori del Sud sono più ricchi di quelli del Nord • Le dipendenti cinesi guadagnano il 67% per cento dei colleghi maschi • Morto Ciro Esposito • La rabbia di Balotelli per un video che lo insulta

 

Pd e 5 Stelle 1 Primo incontro senza alzare la voce, in streaming, nella sala commissione Esteri della Camera, fra Pd e Movimento 5 Stelle, Renzi si fa dare per assente, poi si presenta accanto a Speranza, Serracchiani e Moretti. Grillo è assente, c’è l’esperto di legge elettorale Toninelli, i capigruppo Brescia e Buccarella e soprattutto Di Maio, volto dialogante del Movimento. Risultati finali: sulla legge elettorale Renzi resta fermo sull’esigenza della «governabilità» e «apre» al ripristino delle preferenze. Renzi chiede disponibilità ai grillini a partecipare anche alle riforme costituzionali e Di Maio non «chiude». Nuovo incontro, fra pochi giorni. Il dialogo, insomma, è avviato. Renzi parla di «discussione preziosa». Grillo, viene definito «molto soddisfatto». Il deputato Vacca, in ogni caso, chiama Renzi «sbruffoncello», mentre Renzi definisce Di Maio e Toninelli «Ric e Gian».

Pd e 5 Stelle 2 Renzi durante l’incontro di ieri a proposito del Democratellum proposto dai 5 Stelle: «Chi vince al primo o al secondo turno deve avere la maggioranza per governare. La possibilità di cancellare però il candidato mi ricorda le nomination del Grande fratello, una legge così la chiamerei Complicatellum o Grandefratellum». [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Nord e Sud 1 Una ricerca che verrà presentata domani a Roma dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti (autori gli economisti Tito Boeri della Bocconi, Andrea Ichino dell’Istituto universitario europeo ed Enrico Moretti dell’università californiana di Berkeley), mette a fuoco le disuguaglianze di salari, redditi e consumi tra Nord e Sud Italia. Ad esempio «a Ragusa il reddito disponibile delle famiglie è circa metà di Milano e la disoccupazione morde tre volte di più. Per non parlare dei giovani: dice la Banca d’Italia che in Sicilia il 55% è senza lavoro. Ma per i pochi fortunati ad avere un’occupazione stabile le cose vanno assai meglio che a Milano. Un cassiere di banca ragusano con cinque anni di anzianità ha uno stipendio del 7,5% inferiore al suo collega milanese. Se però si tiene conto del differente costo della vita, allora scopriamo che la sua busta paga è più alta del 27,3%. E non è ancora tutto, perché per avere il medesimo potere d’acquisto del cassiere di Ragusa, il bancario di Milano dovrebbe guadagnare addirittura il 70% in più. Nel settore pubblico, poi, le differenze a favore dei dipendenti meridionali sono ancora più evidenti. Il salario nominale di un insegnante di scuola elementare con i soliti cinque anni di anzianità è infatti uguale in tutte le regioni italiane: 1.305 euro al mese. Una retribuzione che però in base al diverso indice dei prezzi al consumo nelle due città equivale a 1.051 euro reali a Milano e 1.549 a Ragusa. Con una differenza abissale a vantaggio della città siciliana: 47%. Per pareggiare il potere d’acquisto dell’insegnante ragusano il maestro milanese dovrebbe avere uno stipendio più pesante dell’83%». (Rizzo, Cds)

Nord e Sud 2 «La Provincia di Bolzano, dove i salari nominali sono i più elevati d’Italia, scivola quasi in fondo alla classifica (posto numero 92) di quelli reali se si considera la differenza del costo della vita. Così Aosta, che dal secondo posto passa al 95. Esattamente al contrario di Crotone, che dalla posizione 95 per i salari nominali balza alla seconda per quelli reali. Appena davanti a Enna, Biella, Siracusa, Pordenone, Vercelli, Taranto, Vibo Valentia e Mantova. Tra le dieci province italiane con i più alti salari reali le meridionali sono ben sei. Prima in assoluto, Caltanissetta. Dati, secondo gli autori della ricerca, che rappresentano una profonda anomalia rispetto a Paesi nei quali i salari sono allineati alla produttività, con il risultato di avere tassi di disoccupazione con minori differenze fra i territori. Boeri, Ichino e Moretti portano l’esempio di San Francisco, dove la produttività del lavoro è superiore rispetto a Dallas: i salari sono quindi più alti del 50% e il tasso di disoccupazione è simile. Anche a Milano la produttività è superiore a quella di Ragusa, ma la differenza salariale è metà di quella fra San Francisco e Dallas: e a Ragusa la disoccupazione è del 223 % maggiore che a Milano mentre le abitazioni nel capoluogo lombardo sono più care del 247%». (ibidem)

Cinesi 1 Le dipendenti nelle città cinesi guadagnavano il 78% dei colleghi maschi nel 1990, ora sono scese al 67%. Le cinesi però sono eccellenti negli studi e stanno conquistando posizioni di vertice nel management aziendale: sono il 51% nei ruoli senior, secondo sondaggi internazionali. (Santevecchi, Cds)

Cinesi 2 Nelle stanze segrete del Partito comunista le donne sono una rarità: solo due tra i 25 membri del Politburo e mai nessuna accettata nel suo Comitato permanente; meno del 5% tra i 200 del Comitato centrale (ibidem).

Cinesi 3 Secondo stime del governo il 25 per cento delle donne in Cina ha subito abusi, aggressioni, restrizioni della libertà personale, controllo economico, sesso forzato nel matrimonio. L’ufficio statistiche ammette che il dato è sottostimato, molte non denunciano. Negli ultimi tempi le donne si stanno riorganizzando: gruppi di attiviste si sono mostrate in pubblico con il capo rasato per protestare contro la discriminazione sul lavoro; altre si sono sporcate di vernice rossa come il sangue della violenza. E i giornali hanno scritto molto di Xiao Meili, che questa primavera ha marciato per 2.298 chilometri da Pechino a Canton per sollevare il problema degli abusi sessuali (ibidem).

Tifoso Morto ieri Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ridotto in fin di vita il 3 maggio scorso dai colpi sparati dall’ultrà romanista Daniele De Santis, subito prima della finale di Coppa Italia, fra Napoli e Fiorentina giocata all’Olimpico. Adesso il corpo di Ciro è nell’obitorio del policlinico di Roma, lì dove era ricoverato agli arresti anche De Santis, che fu portato all’udienza di convalida in carcere in barella e al giudice aveva detto: «Non ho sparato» (ieri è stato spostato in un altro ospedale per motivi di sicurezza). Oggi durante l’autopsia tireranno fuori dal polmone di Ciro il proiettile che è rimasto conficcato lì per più di cinquanta giorni: è stato quello che gli ha impedito di respirare e lo ha portato alla morte. Oggi, almeno, sarà un reperto utile per le indagini. C’è un’inchiesta penale della procura in corso: l’ultrà della Roma Daniele De Santis è accusato di omicidio volontario. E ieri sono stati proprio i genitori di Ciro a confermare alla Digos che durante la sua lunga agonia, in un momento di lucidità, Ciro aveva riconosciuto il suo assassino in una foto sul giornale. E a un parente disse: «Mi ha sparato il “chiattone”».

Balotelli Ieri uno ha fatto avere a Balotelli, sulla piattaforma di Instagram, un video di sette secondi in cui gli dice: «Mario, lo sai qual è la questione? Che tu non sei proprio italiano. Ritirati». Replica del calciatore: «Sono Mario Balotelli ho 23 anni e non ho scelto di essere italiano. L’ho voluto fortemente perché sono nato in Italia e ho sempre vissuto in Italia. Ci tenevo fortemente a questo Mondiale e sono triste arrabbiato deluso con me stesso. Sì magari potevo fare gol con la Costa Rica avete ragione ma poi? Poi qual è il problema? Forse quello che vorreste dire tutti è questo? La colpa non la faccio scaricare a me solo questa volta perché Mario Balotelli ha dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente (a livello caratteriale) quindi cercate un’altra scusa perché Mario Balotelli ha la coscienza a posto ed è pronto ad andare avanti più forte di prima e con la testa alta. Fiero di aver dato tutto per il Suo Paese. O forse, come dite voi, non sono Italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro “fratello”. Mai. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti. Vergogna non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. Vergognose sono queste cose. Italiani veri! Vero?».

(a cura di Roberta Mercuri)