La Domenica del Corriere, domenica 3 gennaio 1932, 25 giugno 2014
Tags : Articoli sul motore Diesel
Quando la fiamma diventa forza (articolo del 3/1/1932)
La Domenica del Corriere, domenica 3 gennaio 1932
Mostri? Idoli? Scheletri di animali preistorici? Modelli di difese guerresche? Castelli di acciaio? Demoni incatenati? Templi di ferro?
Come chiamerebbe le macchine l’uomo che non ne avesse mai viste e che a questo misterioso complesso di acciaio fosse chiamato a dare un nome?
Sono i titani dell’Evo moderno, i personaggi giganteschi della mitologia moderna. La loro gloria sta tutta nella potenza, e la potenza diventa la loro bellezza, ordinata, nitida, massiccia, come quella di un’architettura che celi significati misteriosi. Sono, infatti, i templi di un dio oscuro e abbagliante: la Forza. Templi e prigioni a un tempo. La mitologia pensò alla sacca di cuoio di Eolo, dove il dio imprigionava i venti: e immaginò così il primo accumulatore. I motori creano, imprigionano e distribuiscono una forza tanto più salda e tanto meno capricciosa di quella dei venti. Il complesso-motore di una nave racchiude nella sala delle macchine, come in una scuderia gigantesca, fino a 100.000 cavalli di forza. Un aeroplano può portare in cielo, docili e terribili, sino a 6.000 cavalli. Il carro celeste di a Apollo, cui ne bastavano quattro, rappresenta ancora un miracolo nell’economia del motore.
Gara di Ercoli
Quando si fermerà l’uomo, nella sua ricerca di portare ai più alti gradi di efficienza tutti i generatori di potenza, sia che essi attingano l’energia motrice dall’acqua fluente da una cascata, o che la traggano dal vapore accumulato in una caldaia o che la ricerchino nella pressione che è possibile ottenere bruciando rapidamente un combustibile liquido? Quando si fermerà l’uomo in questo studio che lo porta a cercare di generare tanta più forza in un quanto minor spazio sia possibile? Nella gara tra l’acqua, il vapore e il combustibile liquido, gara di Ercoli impegnati in lizza per la conquista della civiltà, il motore a combustibile liquido che, ultimo comparso in lotta, ha conquistato rapidamente il primato. Nel più piccolo spazio trionfa, come potenza, il motore a scoppio per automobili e per aviazione. Lo fiancheggia, e lo supera in semplicità e sicurezza e potenza di rendimento, il motore a nafta, la creazione di Rudolph Diesel, che, nei trentaquattro anni dalla comparsa del suo primo modello, ha percorso un cammino di complete è sempre più grandi vittorie.
La macchina invulnerabile
Fu nel 1897 che l’ingegner Diesel riuscì, dopo vari sfortunati tentativi, a far funzionare il suo primo modello di 18 CV., facendo bruciare in un cilindro, anziché la benzina, l’olio pesante (nafta), ed eliminando il carburatore, il magnete e le candele, tutti cioè gli organi delicati che nel normale motore a scoppio rappresentano, – e lo sanno tutti gli automobilisti,– la gracilità del motore nelle sue stesse sorgenti di forza. Rudolph Diesel inventava, col motore a nafta, la macchina per così dire invulnerabile, nella quale lo stantuffo aspira, anziché la miscela di aria e benzina come nel motore di automobile, l’aria pura comprimendola poi a una pressione molto elevata, – per chi intende il valore di queste cifre, diremo che la pressione è di circa 35 atmosfere,– in modo da raggiungere facilmente la temperatura di 700 centigradi alla quale l’olio combustibile, iniettato al momento opportuno, si infiamma spontaneamente senza bisogno di scintilla. Alla semplicità del funzionamento che abolisce magnete, candele e carburatore, si aggiunge il coefficiente della sicurezza, perché l’olio pesante non è così facilmente infiammabile come la benzina, e quella del costo, perché il motore è basato sullo sfruttamento di un combustibile di prezzo assai basso.
La vittoria difficile.
Lo sviluppo del motore diesel, – che ha, con i suoi apparati di piccola potenza, avuto una generale applicazione in quelle località dove, non esistendo energia elettrica, il motore accoppiato con una dinamo ha valso a garantire una economica produzione, – è stato notevolissimo la dove era necessaria una grande produzione di energia, come nelle centrali elettriche e nelle installazioni marine. Il motore diesel, per la sua sicurezza e il basso costo del suo combustibile, doveva diventare il maggior alleato delle centrali idroelettriche, come sussidio nei momenti in cui maggiore è la ricchezza di energia da parte delle città, per i servizi elettrici urbani e industriali, o quando, per la scarsa disponibilità d’acqua nei fiumi, le turbine non possono sviluppare tutta quella potenza che richiedono in molteplici bisogni.
Sulle navi il motore diesel doveva lottare con il comune motore a vapore, da tempo già assoluto padrone del campo, e al quale doveva sostituirsi quando, a parità di potenza, il nuovo motore si dimostrava meno ingombrante e meno costoso.
La lotta non fu facile. E normali motori diesel, che sviluppavano poche centinaia di CV., come potevano vincere contro le macchine a vapore, che ne sviluppavano migliaia e decine di migliaia? Sono occorsi lunghi anni di ricerche e di esperimenti, per giungere alla costruzione di motori a sei e a otto cilindri capaci di sviluppare migliaia e migliaia di CV.
Ancora più in là?
L’Accoppiamento di questi motori, nei quali il massimo della forza è stato ottenuto nel minore spazio possibile, consente oggi, in qualche moderna motonave in qualche nave da guerra, l’uso di un apparato motore che trasmette il movimento alle varie eliche con una potenza che tocca talvolta da 100.000 CV., la maggiore cioè che sia mai stata sfruttata per una nave.
Ci si fermerà qui, a questo che sarebbe sembrato, qualche anno fa, un traguardo irraggiungibile? O l’uomo vorrà andare ancora più là, verso mete più ardimentosi e sorprendenti? Vorrà continuare senza sosta in questa gara che ormai lo vede vincitore delle stesse forze della natura?
Mostri? Idoli? Scheletri di animali preistorici? Modelli di difese guerresche? Castelli di acciaio? Demoni incatenati? Templi di ferro?
Come chiamerebbe le macchine l’uomo che non ne avesse mai viste e che a questo misterioso complesso di acciaio fosse chiamato a dare un nome?
Sono i titani dell’Evo moderno, i personaggi giganteschi della mitologia moderna. La loro gloria sta tutta nella potenza, e la potenza diventa la loro bellezza, ordinata, nitida, massiccia, come quella di un’architettura che celi significati misteriosi. Sono, infatti, i templi di un dio oscuro e abbagliante: la Forza. Templi e prigioni a un tempo. La mitologia pensò alla sacca di cuoio di Eolo, dove il dio imprigionava i venti: e immaginò così il primo accumulatore. I motori creano, imprigionano e distribuiscono una forza tanto più salda e tanto meno capricciosa di quella dei venti. Il complesso-motore di una nave racchiude nella sala delle macchine, come in una scuderia gigantesca, fino a 100.000 cavalli di forza. Un aeroplano può portare in cielo, docili e terribili, sino a 6.000 cavalli. Il carro celeste di a Apollo, cui ne bastavano quattro, rappresenta ancora un miracolo nell’economia del motore.
Gara di Ercoli
Quando si fermerà l’uomo, nella sua ricerca di portare ai più alti gradi di efficienza tutti i generatori di potenza, sia che essi attingano l’energia motrice dall’acqua fluente da una cascata, o che la traggano dal vapore accumulato in una caldaia o che la ricerchino nella pressione che è possibile ottenere bruciando rapidamente un combustibile liquido? Quando si fermerà l’uomo in questo studio che lo porta a cercare di generare tanta più forza in un quanto minor spazio sia possibile? Nella gara tra l’acqua, il vapore e il combustibile liquido, gara di Ercoli impegnati in lizza per la conquista della civiltà, il motore a combustibile liquido che, ultimo comparso in lotta, ha conquistato rapidamente il primato. Nel più piccolo spazio trionfa, come potenza, il motore a scoppio per automobili e per aviazione. Lo fiancheggia, e lo supera in semplicità e sicurezza e potenza di rendimento, il motore a nafta, la creazione di Rudolph Diesel, che, nei trentaquattro anni dalla comparsa del suo primo modello, ha percorso un cammino di complete è sempre più grandi vittorie.
La macchina invulnerabile
Fu nel 1897 che l’ingegner Diesel riuscì, dopo vari sfortunati tentativi, a far funzionare il suo primo modello di 18 CV., facendo bruciare in un cilindro, anziché la benzina, l’olio pesante (nafta), ed eliminando il carburatore, il magnete e le candele, tutti cioè gli organi delicati che nel normale motore a scoppio rappresentano, – e lo sanno tutti gli automobilisti,– la gracilità del motore nelle sue stesse sorgenti di forza. Rudolph Diesel inventava, col motore a nafta, la macchina per così dire invulnerabile, nella quale lo stantuffo aspira, anziché la miscela di aria e benzina come nel motore di automobile, l’aria pura comprimendola poi a una pressione molto elevata, – per chi intende il valore di queste cifre, diremo che la pressione è di circa 35 atmosfere,– in modo da raggiungere facilmente la temperatura di 700 centigradi alla quale l’olio combustibile, iniettato al momento opportuno, si infiamma spontaneamente senza bisogno di scintilla. Alla semplicità del funzionamento che abolisce magnete, candele e carburatore, si aggiunge il coefficiente della sicurezza, perché l’olio pesante non è così facilmente infiammabile come la benzina, e quella del costo, perché il motore è basato sullo sfruttamento di un combustibile di prezzo assai basso.
La vittoria difficile.
Lo sviluppo del motore diesel, – che ha, con i suoi apparati di piccola potenza, avuto una generale applicazione in quelle località dove, non esistendo energia elettrica, il motore accoppiato con una dinamo ha valso a garantire una economica produzione, – è stato notevolissimo la dove era necessaria una grande produzione di energia, come nelle centrali elettriche e nelle installazioni marine. Il motore diesel, per la sua sicurezza e il basso costo del suo combustibile, doveva diventare il maggior alleato delle centrali idroelettriche, come sussidio nei momenti in cui maggiore è la ricchezza di energia da parte delle città, per i servizi elettrici urbani e industriali, o quando, per la scarsa disponibilità d’acqua nei fiumi, le turbine non possono sviluppare tutta quella potenza che richiedono in molteplici bisogni.
Sulle navi il motore diesel doveva lottare con il comune motore a vapore, da tempo già assoluto padrone del campo, e al quale doveva sostituirsi quando, a parità di potenza, il nuovo motore si dimostrava meno ingombrante e meno costoso.
La lotta non fu facile. E normali motori diesel, che sviluppavano poche centinaia di CV., come potevano vincere contro le macchine a vapore, che ne sviluppavano migliaia e decine di migliaia? Sono occorsi lunghi anni di ricerche e di esperimenti, per giungere alla costruzione di motori a sei e a otto cilindri capaci di sviluppare migliaia e migliaia di CV.
Ancora più in là?
L’Accoppiamento di questi motori, nei quali il massimo della forza è stato ottenuto nel minore spazio possibile, consente oggi, in qualche moderna motonave in qualche nave da guerra, l’uso di un apparato motore che trasmette il movimento alle varie eliche con una potenza che tocca talvolta da 100.000 CV., la maggiore cioè che sia mai stata sfruttata per una nave.
Ci si fermerà qui, a questo che sarebbe sembrato, qualche anno fa, un traguardo irraggiungibile? O l’uomo vorrà andare ancora più là, verso mete più ardimentosi e sorprendenti? Vorrà continuare senza sosta in questa gara che ormai lo vede vincitore delle stesse forze della natura?
Il motorista