La Domenica del Corriere, domenica 3 gennaio 1932, 25 giugno 2014
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I kaki (articolo del 3/1/1932)
La Domenica del Corriere, domenica 3 gennaio 1932
Dei kaki vorreste che oggi si parlasse? Ebbene, sappiate che i kaki…
– Io che, come Pico della Mirandola, conosco a menadito tante e tante lingue, tosto vi dico che «kaki» è una parola giapponese; che«kaki» nell’impero del sol levante vuol dire solamente «un frutto», ma un frutto squisito, un frutto per eccellenza…
– Io che, come l’ebreo errante, ho tanto girato e ritirato il mondo; io, che conosco così anche gli usi che vigono nella Cina e nel Giappone, aggiungo che tanto sono ghiotte quelle genti là dei gialli kaki che colgono dai tanti alberi di loto, da essere persino chiamate dagli storici orientali lotofaghe, cioè mangiatrici di loto.
– Io che, quasi quasi al pari di Linneo, conosco la botanica, vi posso dire che i kaki sono i frutti di un albero della famiglia delle Ebenacee, il «Diospyros kaki», chiamato volgarmente anche Loto; che di Kaki esiste un centinaio circa di varietà; che, sebbene ai tempi di Plinio anche nell’antica Roma fruttificasse qualche raro albero di lotto, pure è recente l’introduzione dei frutti kaki in Europa; che il Diospyros è una bella pianta ornamentale che matura i suoi gialli frutti proprio quando tutte le altre piante dormono il loro lungo sonno dell’inverno, che…
– Io che, imitando Cincinnato , mi vo con tanto amore coltivando quel tale mio frutteto (che tutti voi, certo, conoscete) io vi posso assicurare che poche piante si adattano a tutti quanti i climi, come vi si adatta facilmente la pianta che dà i kaki. Più succosi e dolci sono certamente i frutti che maturano nei caldi e soleggiati giardini di Riviera, ma ottimi sono anche i frutti maturati fra la diaccia nebbia che si estende tanto spesso tutto il piano della bassa Lombardia, e quindi pure sul mio bel frutteto. Ed anche vi assicuro che qualora, seguendo l’esempio mio, piantasse alberi di kaki negli orticelli vostri, ben poco lavoro quegli alberi si richiederebbero per essere ben curati! Vi faranno infatti dannare, in ogni annata, le viti, i peschi, i meli, i peri per le muffe e per i vermiciattoli che ne fanno cascar le foglie e marcire i frutti in maturanza, ma l’albero di kaki mai vi farà dannare perché non ha ancora né la sua muffa né la sua farfalla che vada a depor le uova dentro i suoi frutti!
– Io, che sono un golosone al pari di Pantagrele; io, che di peccati di gola soglio farne ad ogni piè sospinto; io, ad onta delle vostre ciance, vi dico invece:
«Questi frutti li lascio tutti ai giapponesi e a voi! » Ne ho visto, la prima volta (e saranno trent’anni) un carretto pieno nella piazza di un grande capitale. Oh che frutti nuovi e belli e gialli e sodi! Ne ho comprato tosto uno e l’ho pagato un soldo; l’ho subito addentato ripromettendomi, Dio sa, qual buon gusto e… oh che saporaccio! Che frutto infido e buono solo in apparenza! A ripensarci, mi sento ancora legati tutti i denti! Più non ne assaggerò, ve l’assicuro! I kaki non sono certo frutti per chi ha delicato e fino il gusto.
– Io che, come Galileo, provo sempre e sempre riprovo, ho trovato che il sapore acre ed astringente che rende disgustoso il kako, sta solo nella non perfetta la sua maturanza! Che invece, allorché è stramaturo, è squisito mangiato anche quale sta, e che se lo si condisce poi con un po’ di rum, di limone e di zucchero… Oh come diventa allora un frutto sopraffino!
– Io che, come San Tommaso, voglio metter sempre il dito mio per capacitarmi del come, del quanto e del perché vi spiego tosto perché l’amico nostro tanto sdegnò, or son trent’anni, i kaki.
Sono questi il prototipo dei frutti tannici, dei frutti cioè che, anche acerbi, sono poveri degli acidi che abbondano in tutti gli altri frutti che sono invece ricchissimi di acido tannico o tannino. Ebbene, di mano in mano che matura il frutto, scompare nella polpa sua il tannino e vi compaiono invece abbondanti zuccheri e pectine. Perché? Chi dice per un enzima, per un fermento; chi per una ossidazione del tannino favorita dalla temperatura e dalla luce, per un processo cioè del tutto simile a quello della nostra respirazione, e per il quale il tannino, come il nostro sangue, si appropria ossigeno dall’atmosfera.
– Io, che sono di chimica, vi dico che il kako stramaturo è ricchissimo di zuccheri, e precisamente di destrosio e di levulosio (mai di saccarosio); che di tanti zuccheri ne contiene persino il 27%; che…
– Io, che sono medico, assicuro che il kako ben maturo è sempre un frutto ottimo per la nostra salute; ottimo ai vecchi, agli adulti ed ai bambini per la succosa colpa sua che anche gli stomaci delicati possono sempre bene digerire; ottimo per i suoi zuccheri e per le sue vitamine che sempre giovano al benessere generale; ottimo inoltre perché… Il chimico di addetto: «assai ricco di tannino è il kako»; ora tracce di tannino restano sempre nel frutto anche quando esso è ben maturo, e il tannino ottimo rimedio a facilitare la digestione, ed anche a regolare, a stringere l’intestino quando… Dunque se, in certi giorni, voi dovete correre… un po’ troppo… mangiate kaki in abbondanza così, come fanno i popoli lotofagi! Che buon medicamento ed alimento insieme, saranno qui dì per voi, i dolci kaki!
Dei kaki vorreste che oggi si parlasse? Ebbene, sappiate che i kaki…
– Io che, come Pico della Mirandola, conosco a menadito tante e tante lingue, tosto vi dico che «kaki» è una parola giapponese; che«kaki» nell’impero del sol levante vuol dire solamente «un frutto», ma un frutto squisito, un frutto per eccellenza…
– Io che, come l’ebreo errante, ho tanto girato e ritirato il mondo; io, che conosco così anche gli usi che vigono nella Cina e nel Giappone, aggiungo che tanto sono ghiotte quelle genti là dei gialli kaki che colgono dai tanti alberi di loto, da essere persino chiamate dagli storici orientali lotofaghe, cioè mangiatrici di loto.
– Io che, quasi quasi al pari di Linneo, conosco la botanica, vi posso dire che i kaki sono i frutti di un albero della famiglia delle Ebenacee, il «Diospyros kaki», chiamato volgarmente anche Loto; che di Kaki esiste un centinaio circa di varietà; che, sebbene ai tempi di Plinio anche nell’antica Roma fruttificasse qualche raro albero di lotto, pure è recente l’introduzione dei frutti kaki in Europa; che il Diospyros è una bella pianta ornamentale che matura i suoi gialli frutti proprio quando tutte le altre piante dormono il loro lungo sonno dell’inverno, che…
– Io che, imitando Cincinnato , mi vo con tanto amore coltivando quel tale mio frutteto (che tutti voi, certo, conoscete) io vi posso assicurare che poche piante si adattano a tutti quanti i climi, come vi si adatta facilmente la pianta che dà i kaki. Più succosi e dolci sono certamente i frutti che maturano nei caldi e soleggiati giardini di Riviera, ma ottimi sono anche i frutti maturati fra la diaccia nebbia che si estende tanto spesso tutto il piano della bassa Lombardia, e quindi pure sul mio bel frutteto. Ed anche vi assicuro che qualora, seguendo l’esempio mio, piantasse alberi di kaki negli orticelli vostri, ben poco lavoro quegli alberi si richiederebbero per essere ben curati! Vi faranno infatti dannare, in ogni annata, le viti, i peschi, i meli, i peri per le muffe e per i vermiciattoli che ne fanno cascar le foglie e marcire i frutti in maturanza, ma l’albero di kaki mai vi farà dannare perché non ha ancora né la sua muffa né la sua farfalla che vada a depor le uova dentro i suoi frutti!
– Io, che sono un golosone al pari di Pantagrele; io, che di peccati di gola soglio farne ad ogni piè sospinto; io, ad onta delle vostre ciance, vi dico invece:
«Questi frutti li lascio tutti ai giapponesi e a voi! » Ne ho visto, la prima volta (e saranno trent’anni) un carretto pieno nella piazza di un grande capitale. Oh che frutti nuovi e belli e gialli e sodi! Ne ho comprato tosto uno e l’ho pagato un soldo; l’ho subito addentato ripromettendomi, Dio sa, qual buon gusto e… oh che saporaccio! Che frutto infido e buono solo in apparenza! A ripensarci, mi sento ancora legati tutti i denti! Più non ne assaggerò, ve l’assicuro! I kaki non sono certo frutti per chi ha delicato e fino il gusto.
– Io che, come Galileo, provo sempre e sempre riprovo, ho trovato che il sapore acre ed astringente che rende disgustoso il kako, sta solo nella non perfetta la sua maturanza! Che invece, allorché è stramaturo, è squisito mangiato anche quale sta, e che se lo si condisce poi con un po’ di rum, di limone e di zucchero… Oh come diventa allora un frutto sopraffino!
– Io che, come San Tommaso, voglio metter sempre il dito mio per capacitarmi del come, del quanto e del perché vi spiego tosto perché l’amico nostro tanto sdegnò, or son trent’anni, i kaki.
Sono questi il prototipo dei frutti tannici, dei frutti cioè che, anche acerbi, sono poveri degli acidi che abbondano in tutti gli altri frutti che sono invece ricchissimi di acido tannico o tannino. Ebbene, di mano in mano che matura il frutto, scompare nella polpa sua il tannino e vi compaiono invece abbondanti zuccheri e pectine. Perché? Chi dice per un enzima, per un fermento; chi per una ossidazione del tannino favorita dalla temperatura e dalla luce, per un processo cioè del tutto simile a quello della nostra respirazione, e per il quale il tannino, come il nostro sangue, si appropria ossigeno dall’atmosfera.
– Io, che sono di chimica, vi dico che il kako stramaturo è ricchissimo di zuccheri, e precisamente di destrosio e di levulosio (mai di saccarosio); che di tanti zuccheri ne contiene persino il 27%; che…
– Io, che sono medico, assicuro che il kako ben maturo è sempre un frutto ottimo per la nostra salute; ottimo ai vecchi, agli adulti ed ai bambini per la succosa colpa sua che anche gli stomaci delicati possono sempre bene digerire; ottimo per i suoi zuccheri e per le sue vitamine che sempre giovano al benessere generale; ottimo inoltre perché… Il chimico di addetto: «assai ricco di tannino è il kako»; ora tracce di tannino restano sempre nel frutto anche quando esso è ben maturo, e il tannino ottimo rimedio a facilitare la digestione, ed anche a regolare, a stringere l’intestino quando… Dunque se, in certi giorni, voi dovete correre… un po’ troppo… mangiate kaki in abbondanza così, come fanno i popoli lotofagi! Che buon medicamento ed alimento insieme, saranno qui dì per voi, i dolci kaki!
Dott. Amal.