Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 23 Lunedì calendario

Ignoto 1 (articolo del 11/4/2014)

la Repubblica, giovedì 11 aprile 2013
“Ignoto1” è un killer in provetta. Si sa tutto e si sa niente. Forse non sapeva neanche lui chi era suo padre, forse penserà che la scienza non gli fa nemmeno il solletico: tanto la nebbia che lo protegge l’ha depositata il tempo, mezzo secolo o giù di lì, vuoi mettere con una particella di saliva. «Ok, l’assassino è lui, il figlio illegittimo di Guerinoni.Ècheperorail figlioè soltantoun topo di laboratorio. La scienza ci ha portati a un punto fermo, e va bene. Ma adesso la palla torna in mano all’uomo. E all’uomo è come se gli avessero detto: “Guarda, cerca, trova, però devi arrangiarti senza le lenti...». L’investigatore è uno di quelli che sul killer di Yara non ci dorme la notte: è un “operativo” e dice che ammira «il lavoro dei camici bianchi...». Come l’anatomopatologa Cristina Cattaneo: è lei che interroga la scienza. Parte da un residuo di saliva dietro una marca da bollo e fa cinquina. Poi preleva materiale biologico da un femore: tombola. Femore e saliva sono del padre del killer. Giuseppe
Guerinoni, autista di Gorno, morto nel ‘99 a sessantuno anni dopo avere messo al mondo — forse a sua insaputa — il futuro assassino di Yara Gambirasio. Ora è scientificamente provato (al 99,9%) che le cose stanno così: la traccia di sangue lasciata sulla scena del delitto dal fantasma che la sera del 26 novembre 2010 ha falciato con sei coltellate
la vita di Yara, lui, “Ignoto 1”, si incastra con il codice genetico del Guerinoni. Che però non c’è più. E quando c’era, tra le balere della Valle Seriana e i rémise en forme a Salice Terme, secondo lo “sbirro” «può anche avere vissuto pezzi di vita “extra moenia”, insomma fuori le mura della famiglia.
Ma senza lasciare impronte decisive».
Una confidenza il padre del killer di Yara la fece. Almeno stando alla testimonianza dell’ex collega Vincenzo Bigoni, vigile volontario a San Lorenzo di Rovetta. «Mi disse del fattaccio: aveva messo nei guai una ragazza delle nostre parti con cui aveva una relazione », ha raccontato il supertestimone, in scia con le «dritte» scientifiche. Padre cer-
to, madre incerta. I ricordi del Bigoni affondano a metà dei ‘60. Le atmosfere sono quelle del Park Hotel di Ponte Selva: un tempo approdo per tentazioni maschili; oggi discoteca afro. Se si sta a questi ricordi si può ipotizzare — gli inquirenti lo hanno fatto un anno fa — che la madre — quando si consuma il «fattaccio» con Guerinoni — fosse ventenne.
Il che vuol dire che oggi di anni ne ha una settantina, se ancora esiste. Dov’è? E suo figlio? «Qui si torna all’uomo», stringe le spalle il detective. «Abbiamo setacciato interi paesi. Tra gli oltre 15 mila incroci genetici ne abbiamo monitorati centinaia appartenenti a donne compatibili con la “cornice”. In tre anni e mezzo abbiamo ricostruito
vite, alberi genealogici, deviazioni, cercando di non lasciare niente al caso». Già. I segugi sulle tracce di “Ignoto 1” hanno imparato a lavorare al buio. Per due anni hanno infilato strade nel vuoto, «ogni indagine se ne porta dietro», e ceduto a incastri troppo «facili» (uno su tutti: il piastrellista marocchino Mohamed Fikri, unico indagato; prosciolto dall’accusa di omicidio, il gip lo aveva “iscritto” per favoreggiamento: ora le analisi lo scagionano definitivamente, ndr). Poi un bagliore sorge. Traccia di dna maschile sugli slip di Yara: Gorno, Guerinoni. La svolta è il profilo di un cliente della discoteca “Sabbie Mobili” di Chignolo d’Isola, 50 metri dal campo dove viene trovato il cadavere della ragazzina. È la “pista di Gorno”. La scienza dice che il nucleo familiare di Guerinoni (sposato e padre di due figli) non c’entra niente. Balla un figlio illegittimo.
Ora la conferma dalle provette: sì. Un figlio fuori dal matrimonio. Fuori anche, forse, dalla consapevolezza del padre. Chi è la mamma? Un’amante? Una prostituta? E lui, il killer, sapeva di essere figlio di Guerinoni, o lo scopre solo adesso?
Ragiona l’uomo che partecipa alle indagini coordinate dal pm Letizia Ruggeri: «Se prima della “svolta” lavoravamo al buio con lenti capaci di illuminare anche il più piccolo particolare, adesso abbiamo davanti uno spiraglio di luce ma, sembra un paradosso, è come se la cronologia ci privasse di quelle lenti». Chiude con una promessa. «Faremo di tutto per arrivare al killer, ma sappiamo che l’evidenza scientifica, visto lo scenario, rischia di non spostare un granché. Serve davvero un colpo di fortuna». Così il mistero di Brembate torna nelle mani dell’uomo.
Paolo Berizzi