la Repubblica, domenica 22 giugno 2014, 23 giugno 2014
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La famiglia Guarinoni (articolo del 22/6/2014)
la Repubblica, domenica 22 giugno 2014
«È stato un colpo durissimo, sotto ogni punto di vista », ammette Paolo, il figlio più grande di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 a 61 anni e padre biologico di Massimo Giuseppe Bossetti, arrestato per l’omicidio di Yara Gambirasio. «Chiediamo rispetto per i nostri sentimenti feriti», quasi supplica.
A Clusone vivono Laura Poli, la vedova di Guerinoni, e gli altri due figli. Non il primogenito, che da anni non risiede più in queste valli bergamasche. È stato un missionario dei testimoni dei Geova, ha girato un po’ l’Italia svolgendo il ruolo di “sorvegliante” delle varie comunità locali.
Da poco tempo vive in Puglia, dopo essere stato ad Alessandria, «devastato psicologicamente », dice chi lo conosce da molto tempo. Risponde al telefono con voce ferma, ma traspare la sofferenza: «Vogliamo solo il rispetto che ci è dovuto. Siamo feriti nel profondo e sfido chiunque a non esserlo nelle nostre condizioni. Cercate di avere empatia nei nostri confronti». Non una parola in più, né sul padre né su Yara né su nessun altro: «Provi lei a mettersi nei miei panni, nella mia situazione: non si manderebbe a quel paese? Se ci sarà il momento di parlare lo faremo, ma non adesso, non così». Il pressing dei media va avanti da troppo, «abbiamo fatto un comunicato, basta e avanza quello».
La seconda casa della famiglia Guerinoni non è una casa ma un luogo di culto, una chiesa senza
croci e senza immagini sacre ai muri. La “Sala del Regno” dei testimoni di Geova di via Sant’Alessandro ha un grande prato verde e curatissimo davanti; il sabato non è giornata di messa
(loro la chiamano “adunanza”) ma ogni settimana si fanno due incontri di quasi due ore l’uno, giovedì sera e domenica mattina. Qui — raccontano — Laura Poli Guerinoni è di casa, non manca mai alle riunioni della comunità locale (la “congregazione”) composta da una settantina di persone. «La fede in Dio la
sta aiutando moltissimo in questo periodo nero cominciato due anni fa, quando si seppe la storia del figlio fuori dal matrimonio», dice a bassa voce una sorella “di fede”. Oggi, rispetto al settembre 2012 — quando uscì la notizia del dna incriminato legato al Guerinoni — si sa anche che i figli erano due, due gemelli, dolore raddoppiato. «Noi come Laura però sappiamo che presto le sofferenze finiranno, è questa consapevolezza che ci aiuta ad andare avanti anche nei momenti più duri», aggiunge alludendo alle promesse messianiche di pace e vita eterna di cui i Testimoni sono convintissimi.
La fede in Dio è un po’ il tratto comune dei Guerinoni, lo fu anche per lo stesso ex autista negli ultimi anni della sua vita. Dentro la comunità le regole sono chiare e stringenti, e per chi non le rispetta scatta l’espulsione, che comporta l’emarginazione sociale da parte dei confratelli: uno dei primi comandamenti è il divieto del sesso fuori dal matrimonio, perché «Geova odia l’adulterio e la fornicazione»; dopo, vietate le bugie; vietati compleanni e Natale; vietato fare politica. Giuseppe non fece mai il passo ufficiale del battesimo alla nuova confessione religiosa, ma frequentava le “adunanze” e faceva qualche discorso alla scuola interna della “congregazione”. Simpatizzava, insomma, magari anche perché senza la conversione nero su bianco tutto il complesso sistema di regole interne non vale.
L’altra figlia di Guerinoni è pure testimone di Geova. È sposata e vive a Piario, sempre in val Seriana e proprio a ridosso delle montagne, a poche centinaia di
metri dal fratello di Ester Arzuffi (Ennio), la vecchia e sconosciuta amante di suo papà. Il terzo figlio di Giuseppe e Laura invece no, non ha mai voluto condividere il culto della famiglia
entrato nelle vite dei cinque a metà degli anni 80. Molti anni dopo la nascita dei gemelli Bossetti, avvenuta dieci anni prima. In via Fanzago, nel centro storico di Clusone, c’è la casa dove abita la vedova di Guerinoni. Il citofono non funziona bene, una vicina si lamenta del via vai di giornalisti che va avanti da giorni
e disturba la quiete delle viuzze, un’altra si avvicina e prova a scherzare: «Sa, l’importante per la signora Laura è che funzionino i citofoni degli altri: esce sempre con la borsetta e la Bibbia per cercare nuove adepti per la sua comunità. Leggermente fissata con la religione, ma una persona di cuore. Non si meritava niente di tutto questo».
In paese la si vede pochissimo e ultimamente ancor meno; e comunque «non è mai stata una signora da vita mondana. Sempre discreta e allo stesso tempo determinata a spiegare quello in cui crede». Venerdì l’hanno sentita che diceva, sconfortata, «ma cosa volete da me? Cosa c’entro io? Cosa devo dirvi? Si sta male e quella persona (Massimo Giuseppe Bossetti, ndr) non ha nulla a che vedere con la mia vita».
«È stato un colpo durissimo, sotto ogni punto di vista », ammette Paolo, il figlio più grande di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 a 61 anni e padre biologico di Massimo Giuseppe Bossetti, arrestato per l’omicidio di Yara Gambirasio. «Chiediamo rispetto per i nostri sentimenti feriti», quasi supplica.
A Clusone vivono Laura Poli, la vedova di Guerinoni, e gli altri due figli. Non il primogenito, che da anni non risiede più in queste valli bergamasche. È stato un missionario dei testimoni dei Geova, ha girato un po’ l’Italia svolgendo il ruolo di “sorvegliante” delle varie comunità locali.
Da poco tempo vive in Puglia, dopo essere stato ad Alessandria, «devastato psicologicamente », dice chi lo conosce da molto tempo. Risponde al telefono con voce ferma, ma traspare la sofferenza: «Vogliamo solo il rispetto che ci è dovuto. Siamo feriti nel profondo e sfido chiunque a non esserlo nelle nostre condizioni. Cercate di avere empatia nei nostri confronti». Non una parola in più, né sul padre né su Yara né su nessun altro: «Provi lei a mettersi nei miei panni, nella mia situazione: non si manderebbe a quel paese? Se ci sarà il momento di parlare lo faremo, ma non adesso, non così». Il pressing dei media va avanti da troppo, «abbiamo fatto un comunicato, basta e avanza quello».
La seconda casa della famiglia Guerinoni non è una casa ma un luogo di culto, una chiesa senza
croci e senza immagini sacre ai muri. La “Sala del Regno” dei testimoni di Geova di via Sant’Alessandro ha un grande prato verde e curatissimo davanti; il sabato non è giornata di messa
(loro la chiamano “adunanza”) ma ogni settimana si fanno due incontri di quasi due ore l’uno, giovedì sera e domenica mattina. Qui — raccontano — Laura Poli Guerinoni è di casa, non manca mai alle riunioni della comunità locale (la “congregazione”) composta da una settantina di persone. «La fede in Dio la
sta aiutando moltissimo in questo periodo nero cominciato due anni fa, quando si seppe la storia del figlio fuori dal matrimonio», dice a bassa voce una sorella “di fede”. Oggi, rispetto al settembre 2012 — quando uscì la notizia del dna incriminato legato al Guerinoni — si sa anche che i figli erano due, due gemelli, dolore raddoppiato. «Noi come Laura però sappiamo che presto le sofferenze finiranno, è questa consapevolezza che ci aiuta ad andare avanti anche nei momenti più duri», aggiunge alludendo alle promesse messianiche di pace e vita eterna di cui i Testimoni sono convintissimi.
La fede in Dio è un po’ il tratto comune dei Guerinoni, lo fu anche per lo stesso ex autista negli ultimi anni della sua vita. Dentro la comunità le regole sono chiare e stringenti, e per chi non le rispetta scatta l’espulsione, che comporta l’emarginazione sociale da parte dei confratelli: uno dei primi comandamenti è il divieto del sesso fuori dal matrimonio, perché «Geova odia l’adulterio e la fornicazione»; dopo, vietate le bugie; vietati compleanni e Natale; vietato fare politica. Giuseppe non fece mai il passo ufficiale del battesimo alla nuova confessione religiosa, ma frequentava le “adunanze” e faceva qualche discorso alla scuola interna della “congregazione”. Simpatizzava, insomma, magari anche perché senza la conversione nero su bianco tutto il complesso sistema di regole interne non vale.
L’altra figlia di Guerinoni è pure testimone di Geova. È sposata e vive a Piario, sempre in val Seriana e proprio a ridosso delle montagne, a poche centinaia di
metri dal fratello di Ester Arzuffi (Ennio), la vecchia e sconosciuta amante di suo papà. Il terzo figlio di Giuseppe e Laura invece no, non ha mai voluto condividere il culto della famiglia
entrato nelle vite dei cinque a metà degli anni 80. Molti anni dopo la nascita dei gemelli Bossetti, avvenuta dieci anni prima. In via Fanzago, nel centro storico di Clusone, c’è la casa dove abita la vedova di Guerinoni. Il citofono non funziona bene, una vicina si lamenta del via vai di giornalisti che va avanti da giorni
e disturba la quiete delle viuzze, un’altra si avvicina e prova a scherzare: «Sa, l’importante per la signora Laura è che funzionino i citofoni degli altri: esce sempre con la borsetta e la Bibbia per cercare nuove adepti per la sua comunità. Leggermente fissata con la religione, ma una persona di cuore. Non si meritava niente di tutto questo».
In paese la si vede pochissimo e ultimamente ancor meno; e comunque «non è mai stata una signora da vita mondana. Sempre discreta e allo stesso tempo determinata a spiegare quello in cui crede». Venerdì l’hanno sentita che diceva, sconfortata, «ma cosa volete da me? Cosa c’entro io? Cosa devo dirvi? Si sta male e quella persona (Massimo Giuseppe Bossetti, ndr) non ha nulla a che vedere con la mia vita».
Matteo Pucciarelli