20 giugno 2014
Tags : Yara Gambirasio
Nel processo a Bossetti tutto ruoterà attorno al Dna
• Se è vero che nel caso di Yara la procura non ha soltanto l’esito del test del dna [Leggi qui gli articoli di Giusi Fasano e di Carlo Federico Grosso] per costruire il processo, è anche vero che però quello è fondamentale e che tutto gli ruoterà attorno. Emiliano Giardina, il genetista dell’Università Tor Vergata che ha lavorato su Ignoto 1: «Il Dna funziona bene, non esiste nessuna probabilità di errore. Mi assumo la responsabilità di dire che dobbiamo superare il termine “compatibile” perché serve soltanto a confondere le idee. Compatibile vuol dire identico. È lui. Punto. Sennò la gente non capisce. E mi spiego meglio: la possibilità che due persone possano condividere lo stesso profilo genetico è di 1 seguito da 24 zeri. Per essere ancora più chiari: ci sono le stesse probabilità di vincere tre volte consecutivamente la lotteria degli Stati Uniti». E che non si parli di materiale degradato: «Se si degrada non dà segnale. Non è possibile che una traccia degradata porti in galera qualcuno». Marzio Capra, genetista milanese con un passato nei carabinieri del Ris: «Il riscontro del Dna è un elemento certo che sta dentro un caso. Non mi dice che il soggetto è un assassino. Mi dice soltanto che c’è stato un contatto sicuro fra lui e la vittima. Faccio un esempio: se lui fosse l’uomo che ha spostato il corpo? Lo puoi condannare per omicidio?» [Giusi Fasano, Cds].