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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

Bossetti si giura innocente ma resta in carcere

•  All’interrogatorio Massimo Giuseppe Bossetti ha deciso di rispondere alle domande: «Sono innocente. Non so spiegarmi perché il mio Dna sia finito sugli indumenti di Yara Gambirasio. La sera in cui lei venne uccisa ero a casa con la mia famiglia, come sempre. Il mio telefono è stato spento a lungo per la semplice ragione che era scarico e solo in seguito è stato messo in carica. Apprendo solo ora di essere figlio illegittimo. Non avevo mai incontrato Yara. Ho conosciuto suo padre in un cantiere dove lavoravamo entrambi, ma solo dopo i fatti in questione». Ha anche aggiunto che se fosse successo a sua figlia non avrebbe avuto neanche la forza di continuare a lavorare: «Non avrei mai potuto fare un gesto simile. Non sono capace di fare del male a nessuno, ho figli della sua stessa età». Nell’interrogatorio Bossetti ha anche detto: «È vero, andavo a Brembate, ma io Yara non la conosco. Ci andavo spesso perché lì abita mio fratello Fabio e c’è il mio commercialista». Bossetti ha fornito una versione dei fatti che i carabinieri del Ros e i poliziotti dello Sco stanno adesso verificando, però non convince il giudice Ezia Maccora che quella stessa sera firma un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio aggravato dai motivi di crudeltà e dalla minorata difesa della vittima che aveva soltanto 13 anni. Anche perché sia il fratello, sia il commercialista hanno in parte smentito il suo racconto. Fabio Bossetti spiega che «con mio fratello ci vediamo di rado perché lui è un tipo solitario. Veniva pochissime volte, io non sono mai andato a casa sua». Cauto anche il commercialista: «Sarà venuto una volta al mese, quando mi portava le fatture da registrare». [Sarzanini e Ubbiale, Cds]