Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 23 Lunedì calendario

C’è un piccolo inciampo sulla via di Renzi, che può far saltare la legislatura.• Di che si tratta?La storia dell’immunità dei senatori

C’è un piccolo inciampo sulla via di Renzi, che può far saltare la legislatura.

Di che si tratta?
La storia dell’immunità dei senatori.  

Significa che nel nuovo Senato i senatori saranno protetti dall’eventuale attacco dei giudici?
La storia è questa. Dopo mesi di tormenti, l’altro giorno è stato raggiunto un accordo, firmato, tra il Pd, Forza Italia e la Lega, relativo al nuovo Senato. I punti chiave sono: i senatori saranno cento, cinque li sceglierà il presidente della Repubblica e 95 le Regioni che spediranno in Parlamento 74 consiglieri regionali e 21 sindaci (uno per Regione); il nuovo Senato non voterà la fiducia al governo, non parteciperà in genere all’approvazione delle leggi, salvo che non si tratti di leggi costituzionali, parteciperà invece alle elezioni del presidente della Repubblica. Siamo grosso modo sulla linea della riforma che aveva proposto in prima battuta Renzi. C’è però una piccola novità: l’articolo 6 del testo di Renzi escludeva i senatori dal beneficio dell’immunità, così come viene descritto nell’articolo 68 della Costituzione. Il nuovo accordo, invece, estende la copertura prevista dall’articolo 68 anche ai senatori. Su questo, finimondo.  

Che cosa dice, esattamente, l’articolo 68 della Costituzione?
«I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza».  

Se il Senato fa ancora  parte del Parlamento, perché non dovrebbe godere della stessa immunità di cui gode la Camera?
I consiglieri regionali non godono di nessuna immunità. Lo scandalo nasce da questo: un consigliere regionale inquisito potrebbe farsi eleggere in Senato dai suoi compagni di partito per scamparla. Inoltre: i nuovi senatori non saranno eletti dal popolo, ma dai loro colleghi consiglieri. È giusto che gente promossa attraverso uno scrutinio di secondo grado sia considerata sacra e inviolabile? Ha scritto Marco Travaglio: «Attualmente 17 giunte regionali su 20 sono sotto inchiesta o già sotto processo per le ruberie sui rimborsi pubblici, per un totale di 300 consiglieri inquisiti. E i sindaci indagati non si contano. Se fosse già in vigore la riforma del Senato, anche se volessero, i consigli regionali non riuscirebbero a nominare 95 consiglieri e sindaci intonsi da accuse penali». Comunque la si pensi, la cosa risulta sgradevole perché introduce in ogni caso delle differenze difficili da spiegare. Se i consiglieri regionali non godono di nessuna immunità, come mai ne godrebbero consiglieri regionali eletti in Senato? Se i senatori non  godessero di nessuna immunità, come mai ne godrebbero invece i loro colleghi della Camera? Calderoli ha risposto alle polemiche: «Bene, allora togliamo l’immunità anche ai deputati». Questo malumore ha una radice politica: i senatori malpancisti, che non sopportano Renzi e non sanno come digerire il 40,8% dei suoi voti, remano contro le riforme in genere e, per quanto riguarda il Senato, vogliono le elezioni di primo grado e non di secondo e, adesso, contrastano l’immunità. Potrebbero essere abbastanza numerosi da far cadere la legge e indurre Renzi a chiedere lo scioglimento delle Camere? Si direbbe di no, se si considera che alle eventuali defezioni democratiche porrebbero riparo i voti di Forza Italia e della Lega. Però anche in Forza Italia i dubbiosi sono tanti. Brunetta, capogruppo forzista alla Camera, ha detto che non scommetterebbe dieci euro sull’approvazione della legge.  

All’estero come si fa?
Vale in genere un principio di tutela nei confronti degli eletti. È una storia lunga. In Gran Bretagna un parlamentare può finire in galera, ma conserva il diritto di partecipare ai dibattiti e votare: solo una decisione dell’aula può impedirglielo. Negli Stati Uniti, il parlamentare condannato può addirittura ricandidarsi al Congresso. In Francia, dove sono richieste autorizzazioni analoghe a quelle italiane, il sì ai magistrati viene concesso dall’Ufficio di presidenza dell’Assemblea e non dall’Assemblea. L’Ufficio di presidenza non è tenuto a far sapere i motivi della sua decisione. L’immunità esiste poi nel Parlamento europeo e nella maggior parte dei Paesi. Certo non hanno la quantità di inquisiti che abbiamo noi. In genere, nel mondo, si obbedisce al vecchio principio di Guizot: «In politica l’abuso dell’immunità è meno lesivo del governo dei giudici».