La Gazzetta dello Sport, 21 giugno 2014
Il gip Ezia Maccora ha deciso che Bossetti resti in carcere («la personalità di Bossetti, dimostratosi capace di azioni di tale ferocia
Il gip Ezia Maccora ha deciso che Bossetti resti in carcere («la personalità di Bossetti, dimostratosi capace di azioni di tale ferocia...»), ma intanto ci si chiede se gli indizi raccolti siano sufficienti, se non esistano possibilità di errore, se il dna sia una prova così certa e come abbia funzionato in passato.
• Lui si proclama innocente.
Tutti i protagonisti del caso si proclamano innocenti. Lui dice: «Sono totalmente innocente. Non c’entro niente. Sono un padre. Ho tre bambini. Uno ha 13 anni, la stessa età di Yara. Non farei mai un’atrocità del genere. Io quella ragazza non l’ho mai vista né conosciuta. Ho visto il padre in un cantiere, ma dopo il fatto: l’ho riconosciuto perché c’erano le fotografie sui giornali e nei servizi televisivi. Alle sei di sera del 26 novembre 2010 ero a casa mia, con la mia famiglia. Mi hanno incastrato perché, dopo quattro anni, non trovavano nessun altro». Sua madre, Ester Arzufi, dice: «Non è vero che Massimo e Laura (la sorella gemella) siano figli di Guerinoni. Sono figli di mio marito. Al cento per cento. A meno che il mio cervello non abbia resettato tutto, questa è la verità. Vivevo a Ponte Selva come Guerinoni, ma era solo una conoscenza. Mio marito voleva cambiare lavoro, quindi ci siamo messi in macchina e siamo andati alla ricerca di un altro posto. L’abbiamo trovato alla Filco di Brembate di Sopra. Ci siamo trasferiti nel 1969, sarà stato marzo o aprile e i gemelli sono nati a ottobre del 1970, peraltro con un mese di anticipo. Come possono essere i figli di Guerinoni?». Anche la sorella Laura sostiene che Bossetti è stato incastrato. «È innocente al cento per cento».
• Beh, si proclamano innocenti. Cos’altro potevano fare?
Gli inquirenti speravano in una confessione che chiarisse tutto quello che c’è ancora da chiarire. Perché c’è ancora da chiarire molto.
• Vogliamo rifare l’elenco degli indizi di colpevolezza?
Il dna trovato sugli slip e sui legging di Yara. Questo dna corrisponde a un soggetto chiamato in codice Ignoto 1, e questo Ignoto 1 corrisponde, quanto a dna, a Bossetti. Le probabilità di un errore, dicono gli accusatori, sono di una su svariati miliardi. Secondo indizio: il telefono cellulare di Bossetti aggancia la cella di via Natta a Mapello alle 17.45. Poi sta zitto fino alle sette della mattina dopo. Terzo indizio: il fratellino di Yara, nel luglio del 2012, racconta che la sorella gli aveva confessato di «aver paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa percorrendo la via via Morlotti. L’uomo aveva una barbettina come fosse appena tagliata, e una macchina lunga grigia».
• Come si difende la difesa sui tre punti?
Cominciamo dall’ultimo. Il fratellino di Yara è un minore e quello che dice deve essere preso con le molle, anzi forse non è nemmeno utilizzabile. Se però quello che dice è vero, come si spiega che Yara sia salita sull’«auto lunga e grigia»? Bossetti non può averla costretta a forza, perché a quell’ora la zona della palestra di Brembate Sopra è piena di gente (lo hanno verificato i carabinieri andando un anno dopo sul posto, alla stessa ora dello stesso giorno). Sul secondo punto: l’aggancio del telefonino alla cella di Mapello alle 17.45 non è sufficiente a mettere in imbarazzo Bossetti. Il sequestro della ragazza è avvenuto alle 18.44, e in quell’ora Bossetti può essere benissimo tornato a casa. Lui dice che il cellulare non ha funzionato più fino alla mattina dopo perché era scarico. La moglie, Marita Comi, non ricorda, e non può essere utilizzata né dall’accusa né dalla difesa. Quanto, infine, al dna, il problema si divide in due sottoproblemi. Il primo sottoproblema riguarda Ignoto 1: le tracce biologiche trovate sui legging e sugli slip bastano a dimostrare che Ignoto 1 è l’assassino? Quelle tracce non potrebbero essere finite sul corpo di Yara in altro modo? In fondo, il cadavere è stato esposto alle intemperie per tre mesi. Il secondo sottoproblema riguarda la coincidenza tra Ignoto 1 e Bossetti. La qualità del reperto genetico è sufficiente a garantire un’identità al cento per cento (quasi)? Chi garantisce che non siano stati adoperati tamponi imperfetti, che il livello professionale degli analisti sia all’altezza, eccetera eccetera?
• Sarebbero accuse assai gravi.
La difesa ricorderà casi, in tutto il mondo, in cui le prove costruite sul dna e basta si sono rivelate fallaci. La probabilità di errore, secondo statistiche elaborate in Usa, cresce quando la campionatura è così vasta. Il biologo Massimo Sandal ha scritto: «Anche facendo le cose per bene e onestamente, l’incertezza del fattore umano è inevitabile. La lettura dei microsatelliti non è sempre perfettamente precisa, e a volte profili simili (ma diversi) possono sembrare identici. I campioni in teoria dovrebbero essere incontaminati, ma ovviamente non sempre lo sono. Per esempio il dna della vittima può contaminare quello del criminale, creando un profilo ibrido, o un tecnico può accidentalmente inquinare un campione con uno analizzato poco prima». Il dna, a quanto pare, non basta.