La Gazzetta dello Sport, 17 giugno 2014
Un uomo biondo, dagli occhi chiari, piacente, asciutto, muratore in proprio, sposato e con tre figli, di 44 anni
Un uomo biondo, dagli occhi chiari, piacente, asciutto, muratore in proprio, sposato e con tre figli, di 44 anni. È lui, secondo gli inquirenti, l’assassino di Yara Gambirasio, la bambina di Bembrate Sopra (provincia di Bergamo) che non è mai tornata a casa dalla palestra in cui praticava la ginnastica artistica. Questo ipotetico assassino si chiama Massimo Giuseppe Bossetti: portato in caserma a Bergamo ieri pomeriggio, e tenuto sotto torchio per tutta la sera, non ha detto una parola. Come ha spiegato il suo avvocato d’ufficio «s’è avvalso della facoltà di non rispondere». Negando, per ora, tutto, e dichiarandosi «sereno». I carabinieri e i magistrati sono però certi di aver messo le mani sull’uomo giusto. La mamma di Bossetti è stata effettivamente l’amante di Giuseppe Guerinoni, a cui diede due gemelli (il presunto assassino ha una sorella). A questa mamma è stato fatto due volte il tampone per l’analisi del dna e tutt’e due volte i risultati hanno detto che sì, la strada intrapresa dalle indagini era giusta. Il dna di Bossetti è a sua volta identico per il 99 per cento a quello ricavato dalle macchioline di sangue trovate sul cadavere di Yara. C’è qualche cosa di più. Il cellulare di Bossetti risulta tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove è avvenuto l’omicidio. Inoltre, Bossetti è nato a Clusone, ma vive a Mapello, e quella sera i cani molecolari puntarono a un cantiere di Mapello dove si stava costruendo un grande centro commerciale. Nei polmoni di Yara, infine, è stata trovata polvere di calce. Proveniente dal cantiere, dove in un primo momento il suo assassino l’avrebbe portata? Respirata direttamente dai panni dell’uomo, vestito ancora, magari, con la tuta da lavoro? La moglie di Bossetti è arrivata in questura verso le 20.30. All’uomo è stata sequestrata la macchina, anche se – ci si chiede – a tre anni di distanza vi saranno ancora tracce del delitto?
• Che altro si sa di quest’uomo?Dovrebbe avere un figlio maschio, grande, avuto da una precedente relazione. Ha due figlie piccole dalla compagna attuale. Le notizie su di lui si ricavano da Facebook, dove aveva un profilo e dove postava messaggi d’amore per gli animali. Per esempio: «Se porgi la mano a una animale lui avrà un solo modo per dirti grazie: semplicemente ti amerà». Poi: «Perdona sempre chi ti ha fatto del male... Passaci sopra» una frase che vorrebbe essere sarcastica perché messa a corredo di una foto in cui si vede una macchina che ha appena messo sotto qualcuno. In un’altra foto sta sul divano col chihuahua, in un’altra ancora eccolo al mare con la famiglia. Poi si vedono altre immagini di colui che potrebbe aver massacrato in quel modo un’innocente di tredici anni e che diffonde la sua tenerezza su cani, gatti, cucciolate. In paese non ci possono credere. «Un bravo ragazzo». Altri aggiungono in fretta: «Non è di qua. È arrivato qui e si è sposato con una ragazza del posto».
• In altri termini. Una persona normalissima.
Come sempre. Il mostro questi uomini ce l’hanno dentro e lo tengono nascosto a tutti.
• Potrebbe esserci un errore? La procedura seguita è davvero implacabile?
Sembrerebbe di sì. Gli inquirenti avevano in mano solo quelle macchioline di sangue e decisero un test di massa: 18 mila profili di gente che viveva da quelle parti, perché l’unica decisione a rischio presa – ma risultato comunque di un ragionamento – fu che il killer doveva essere del posto. Da questo test di massa saltò fuori il profilo genetico di un ragazzo che frequentava la discoteca di Chignolo e questo profilo genetico una qualche somiglianza con quello delle macchioline ce l’aveva. Seguendo la traccia, si arrivò a due zii del ragazzo, il cui profilo risultava ancora più somigliante. Nessuno dei tre soggetti analizzati era però l’assassino, e tuttavia qualcosa si intravedeva. L’uomo delle macchioline venne battezzato “Ignoto 1”. E si capì che il padre di Ignoto 1, defunto nel 1999, doveva essere lo stesso dei due zii del ragazzo. La conferma dalla riesumazione del cadavere, chiesta dalla famiglia.
• Di questo i Guerinoni hanno fatto una malattia.
Poveretti, protestavano la vita integerrima di un uomo che aveva lavorato tutta la vita a far l’autista su e giù per la Val Brembana. Ignoto 1 sarebbe un suo figlio illegittimo. Ma, nonostante le proteste della famiglia, un collega del defunto Giuseppe disse: «Guerinoni mi confidò di aver avuto un figlio fuori dal matrimonio, da una donna della Valle con cui aveva avuto una relazione». È una donna di queste zone? «Sì. Guerinoni mi disse del fattaccio. Aveva messo nei guai una ragazza con cui aveva una relazione». L’anno? «Sarà stato il 1962 o il 1963. Lei non era sposata. Non so che fine abbia fatto la donna. Il figlio oggi dovrebbe avere una cinquantina d’anni. A Giuseppe non avevo chiesto più nulla. Secondo me, lei è ancora viva, era più giovane di noi».
• Non era il 1962-1963, ma il 1969-70.
Sì. E, se gli inquirenti hanno ragione, Ignoto 1 adesso ha un nome.