La Gazzetta dello Sport, 10 giugno 2014
Visti i risultati del ballottaggi per la carica di sindaco, ci si domanda se l’effetto Renzi, così travolgente il 25 maggio, non sia già in frenata
Visti i risultati del ballottaggi per la carica di sindaco, ci si domanda se l’effetto Renzi, così travolgente il 25 maggio, non sia già in frenata. Ieri i quotidiani hanno messo quasi tutti la parola “frenata” nei loro titoli.
• Questo perché il Pd, alla fine, ha avuto meno sindaci del previsto? Meno sindaci dell’altra volta?No, ha più sindaci dell’altra volta, ma ha perso certe piazze per la sinistra molto significative. Prima di tutto Livorno: al congresso di Livorno del 15-21 gennaio 1921, i comunisti ruppero con il Psi e fecero nascere il Pci. In questo dopoguerra, Livorno — città portuale, città operaia, città beffarda, i cui tifosi vennero a vedere il Milan a San Siro fasciandosi la testa con la stessa bandana che Berlusconi aveva indossato in Sardegna — è sempre stata governata dalla sinistra. Ed ecco, proprio nel momento del gran vento renziano, i livornesi fanno vincere il Movimento 5 Stelle! E al primo turno il loro candidato, Filippo Nogarin, aveva preso appena il 19% dei voti.
• Come ha fatto a vincere partendo da un punteggio tanto basso?
Il candidato del Pd, Marco Ruggeri, era risultato debole anche al primo turno: appena il 39,9%. Hanno votato per il grillino tutti gli altri: la destra, la sinistra radicale, quei pochi leghisti. Ferrero, il segretario di Rifondazione, ha ritwittato un cinguettio di Davide Allegranti (biografo di Renzi e suo antipatizzante): «A Livorno il centrosinistra va verso la sconfitta, non la sinistra che in parte appoggia il M5S».
• Che ha detto, su questo, Renzi?
Renzi sta in Estremo Oriente, ieri era ad Hanoi (Vietnam) e ci ha fatto sapere che vuole chiudere accordi per cinque miliardi di euro. Ha avuto il tempo, da laggiù, di commentare il voto: «I ballottaggi segnano la fine delle posizioni di rendita elettorale, è finito il tempo in cui qualcuno sa che in quel posto si vince di sicuro. A Livorno e in altre città storiche si è oggettivamente perso e va dato atto al candidato dei Cinquestelle Nogarin che ha strappato la roccaforte rossa per eccellenza con una campagna molto incentrata sulla città. Bravo. Ma, dei dodici ballottaggi col M5S, solo in una città Grillo ha vinto. Finisce 20 a 1 per noi, altro che frenata».
• È vero?
Sì, è vero, anche se Grillo ha subito gridato che il M5S è un virus inarrestabile. Però se si sta ai numeri il Pd ha vinto senz’altro. Da 112 “comuni superiori” si è passati a 141, e da 16 capoluoghi ora il centrosinistra ne governa 19. Il centrodestra invece ne ha persi 46, e il M5S ne ha guadagnati 2 (Grillo, oltre a Livorno, ha preso, tra i centri più importanti, anche Civitavecchia e Bagheria). Complessivamente, fra primo e secondo turno, il Pd batte il centrodestra 164 a 41. Ma, nonostante questo, le osservazioni di Renzi sulla fine delle rendite di posizione risultano convincenti. Il Pd ha perso anche Perugia, andata al centrodestra e rossa dal tempo dei tempi, e Padova, dove, fino alla nomina a ministro, ha amministrato Zanonato, divenuto celebre per il muro di via Anelli, costruito per ostacolare lo spaccio. Ed ecco la città gli ha voltato le spalle e scelto il leghista Bitonci sostenuto anche dai berlusconiani. Qui ci potrebbe essere stato l’effetto Mose. Ma a Potenza? A Potenza ha addirittura vinto Fratelli d’Italia, che alle Europee non passò nemmeno lo sbarramento. D’altra parte Berlusconi non avrebbe mai pensato di perdere Pavia o Pescara. Il sindaco di Pavia era quell’Alessandro Cattaneo, bello, giovane, sciolto, fondatore della corrente dei formattatori, cioè i rottamatori di centrodestra. Berlusconi se lo covava col pensiero di farne un leader nazionale... Ed ecco, la città gli ha preferito il candidato del Pd, che è andato a vincere pure nella città di Vittorio Feltri, cioè Bergamo, fino a poco fa centro leghista tra i centri leghisti. Se ne deduce che, in generale, l’elettore — che alle urne ci è andato poco (hanno votato meno di un cittadino su due) — ha punito il sindaco uscente o la sua forza politica, con l’intenzione di manifestare, anche così, un disgusto, una stanchezza, una ribellione. Il territorio appare a questo punto totalmente contendibile. Potrebbe, dovrebbe essere un vantaggio per la politica.
• Questo poco di appannamento democratico non sarà dovuto al fatto che i sindaci sconfitti appartengono in genere alla vecchia corte dei bersaniani o comunque degli ex Pci?
Renzi si rifiuta di dirlo, ma i suoi ieri lo hanno dichiarato, facendosi rimbeccare da Cuperlo. Il quale sostiene che «si vince e si perde tutti insieme».